«Il ricco del Vangelo non ha nome, è semplicemente “un ricco”. Le cose, ciò che possiede sono il suo volto, non ne ha altri». La parabola del ricco epulone dà lo spunto al Papa per ricordare ai fedeli, nella messa celebrata per la Giornata dei catechisti, che dobbiamo «domandarci: come mai succede questo? Come mai gli uomini, forse anche noi, cadiamo nel pericolo di chiuderci, di mettere la nostra sicurezza nelle cose, che alla fine ci rubano il volto, il nostro volto umano? Questo succede quando perdiamo la memoria di Dio. Se manca la memoria di Dio, tutto si appiattisce sull’io, sul mio benessere. La vita, il mondo, gli altri, perdono di consistenza, non contano più nulla, tutto si riduce a una sola dimensione: l’avere. Se perdiamo la memoria di Dio, anche noi stessi perdiamo consistenza, anche noi ci svuotiamo, perdiamo il nostro volto come il ricco del Vangelo! Chi corre dietro al nulla diventa lui stesso nullità – dice un altro grande profeta, Geremia (cfr Ger 2,5). Noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, non delle cose, non degli idoli!».
Ed ecco allora che sono importanti i catechisti perché il catechista è «colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce in se stesso e la sa risvegliare negli altri. E’ bello questo: fare memoria di Dio, come la Vergine Maria che, davanti all’azione meravigliosa di Dio nella sua vita, non pensa all’onore, al prestigio, alle ricchezze, non si chiude in se stessa. Al contrario, dopo aver accolto l’annuncio dell’Angelo e aver concepito il Figlio di Dio, che cosa fa? Parte, va dall’anziana parente Elisabetta, anch’essa incinta, per aiutarla; e nell’incontro con lei il suo primo atto è la memoria dell’agire di Dio, della fedeltà di Dio nella sua vita, nella storia del suo popolo, nella nostra storia».
«La fede», continua papa Francesco, «è memoria della sua Parola che scalda il cuore, delle sue azioni di salvezza con cui ci dona vita, ci purifica, ci cura, ci nutre. Il catechista è proprio un cristiano che mette questa memoria al servizio dell’annuncio; non per farsi vedere, non per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà».
Ma per essere uomo della memoria di Dio il catechista «deve avere un costante, vitale rapporto con Lui e con il prossimo», deve «tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza».
Al termine della messa, pensata nell'ambito delle celebrazioni per l'anno della fede, monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la Nuova evangelizzazione ha voluto ricordare che «le migliaia di catechisti venuti in pellegrinaggio alla tomba di Pietro, in rappresentanza degli oltre quattro milioni di catechisti del mondo ringraziano il Papa per le sue parole. La catechesi non è un fatto privato per qualche persona di buona volontà, ma un fatto che coinvolge tutta la comunità cristiana». Monsignor Fisichella ha poi sottolineato che i catechisti sono giunti da tutte le parti del mondo, anche dal Vietnam, dalla Siria, dal Medio Oriente.
E il Papa, davanti a una piazza San Pietro gremita, non ha dimenticato l'impegno per la pace proprio in quelle zone e, prima della recita dell'Angelus, ha voluto salutare sua beatitudine Youhanna X, patriarca greco ortodosso di Antiochia e di tutto l'Oriente. «La sua presenza», ha detto Francesco, «ci invita a pregare ancora una volta per la pace in Siria e nel Medio Oriente».