Foto: don Luca Ramello. In alto e in copertina: una veduta di Breslavia, foto Reuters.
Hanno scelto un capodanno diverso, una festa profonda e gioiosa che, per esprimersi, non ha bisogno del baccano, ma preferisce l’essenzialità della preghiera, la potenza del dialogo, la creatività del confronto. Sono i 15 mila ragazzi arrivati a Breslavia (Wroclaw), in Polonia, una città che di ponti se ne intende: ne conta 112, sul fiume Oder e sui suoi affluenti; una metafora anche culturale e spirituale. Si tratta del 42° incontro europeo dei giovani (28 dicembre – 1 gennaio), proposto dalla Comunità di Taizé. Come ogni inverno, si rinnova quel “pellegrinaggio di fiducia sulla Terra” che da quarant’anni la comunità propone, in un clima ecumenico aperto a tutte le confessioni cristiane. E’ la quinta volta che il raduno si tiene in Polonia e la terza volta a Breslavia (dopo il 1989 e il 1995).
“Sempre in cammino, mai sradicati”, è il motto dell’edizione 2019. Nello stile di Taizé, ogni giorno i ragazzi partecipano a diversi momenti di riflessione e incontro: si comincia al mattino, nella dimensione più circoscritta delle singole comunità e parrocchie che hanno aperto le loro porte, per poi arrivare alla grande preghiera serale, che idealmente abbraccia l’intera Europa e il mondo. In più ci sono i laboratori tematici e i tanti momenti di condivisione, resa quanto mai concreta dall’ospitalità in famiglia organizzata per i partecipanti.
Un'immagine del 42° Incontro europeo dei giovani promosso dalla Comunità di Taizè, organizzato a Breslavia (Wroclawa), in Polonia, dal 28 dicembre 2019 al 1 gennaio 2020.. Foto: don Luca Ramello.
«Vorremmo che i giovani, e anche coloro che li accolgono, scoprissero nei loro cuori che Dio è amore, che Cristo è venuto a rivelarci la sua compassione senza limiti e che tutti loro sono portatori dello Spirito Santo e costituiscono insieme Il popolo di Dio» ha detto all’agenzia di stampa Sir frère Alois, attuale priore della comunità di Taizé, che ha raccolto l’eredità del fondatore frère Roger. «In fondo, questo incontro non ha altro scopo». Ai ragazzi riuniti a Breslavia ha voluto far sentire la sua vicinanza papa Francesco, che in un messaggio ha scritto: «Possiate scoprire insieme quanto il radicamento nella fede vi chiama e vi prepara ad andare verso gli altri, a rispondere alle nuove sfide delle nostre società, in particolare i pericoli che pesano sulla nostra casa comune». Non solo. A testimonianza della preziosa dimensione ecumenica, tante guide spirituali di diverse Chiese hanno voluto inviare messaggi al popolo di Taizé. Tra loro, il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I e quello di mosca Kiril, l’arcivescovo anglicano di York, John Sentanu, e il segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, il reverendo Olav Fykse-Tveit. Ma l’incontro ha attirato l’attenzione anche del mondo politico, ricevendo messaggi dal Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres (che, tra l’altro, ha sollecitato i giovani ad agire per la difesa del pianeta) e dalla neopresidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
Dopo i “padroni di casa” polacchi, è il gruppo degli Ucraini quello più numeroso, ma vi sono delegazioni arrivate da tutta Europa e non solo (si contano anche presenze dal Libano e perfino dal Giappone). Tante le diocesi italiane che hanno aderito alla proposta. Da Torino, ad esempio, sono partiti un centinaio di ragazzi, insieme con l’arcivescovo monsignor Cesare Nosiglia, che ha voluto partecipare personalmente al raduno. «Colpisce il clima di raccoglimento che si respira qui» racconta il direttore dell’ufficio diocesano di pastorale giovanile, don Luca Ramello. «I ragazzi sono festosi, ma proprio per questo sanno esprimere la gioia attraverso una preghiera fatta di canto e di silenzio. Questo è il grande messaggio di Taizé, un messaggio forte, che ci invita all’essenzialità e ci dà lo slancio per pensare al futuro della pastorale giovanile».