Central Park, il polmone verde di New York: sullo sfondo dei grattacieli di Manhattan, mamma Silvia, papà Riccardo con Ernesto e la piccola Lilly posano per uno speciale servizio fotografico. A riprenderli è Steve McCurry, il celebre fotoreporter americano che ha saputo raccontare i drammi delle guerre attraverso gli sguardi dei bambini e cogliere la bellezza nascosta dietro i gesti quotidiani più banali.
Suo è il ritratto della giovane afgana dagli occhi verdi, il più riconosciuto al mondo. Ma la famiglia Martinelli di Bologna non è l’unica protagonista dello speciale shooting fotografico. Ve ne sono altre nove, provenienti ciascuna da un Paese diverso come Francia, Repubblica Ceca, Romania, Polonia, Turchia, Olanda, Spagna, Portogallo, Inghilterra, che nel corso di un viaggio premio di una settimana nella Grande Mela sono state ritratte dal famoso maestro. Hanno vinto il concorso Family Portraits ideato e promosso da Hotpoint, che consisteva nel riprendere i propri cari in un momento della giornata, caricare la foto corredata da un titolo sul sito del grande marchio italiano, per dar vita a una galleria di ritratti di famiglie europee. Una giuria di cinque blogger esperti ha selezionato le migliori 10 per nazione. E Steve McCurry ha avuto il compito di scegliere il ritratto più bello per ciascun Paese.
Sono state visionati 8.390 scatti, di cui 1.824 provenienti dall’Italia, 1.065 dalla Francia, 1.491 dalla Turchia. «L’iniziativa è stata un successo. Selezionare le immagini e nominare i vincitori è stato il compito più arduo perché ogni fotografia racconta una storia unica e autentica», afferma Marco Rota, direttore marketing di Indesit Company. «Scopo del concorso è stato quello di raccogliere una grande testimonianza visiva della nuova famiglia europea».
Tutti gli scatti sono stati analizzati da Camillo Regalia, professore di Psicologia sociale della famiglia presso l’università Cattolica di Milano, che ha composto un ritratto dell’Europa contemporanea.
Primo dato significativo: sono diminuite le famiglie con più di un figlio. Infatti, nel 75 per cento dei casi sono composte al massimo di tre persone. Circa la metà di tutti i ritratti ha solo due protagonisti, in particolare la Repubblica Ceca e la Romania. Un’interessante eccezione è rappresentata dalla Francia: nel 51 per cento delle foto sono rappresentati nuclei molto numerosi, confermando la tendenza francese a fare più figli. Anche l’immagine della famiglia che abbraccia più generazioni (nonni, genitori e figli) è un campione minoritario perché raggiunge solo l’8 per cento, a eccezione sempre della Francia che con il 16 per cento si dimostra, insieme con Spagna e Turchia (13 per cento), più tradizionalista degli altri cugini europei.
«I risultati del concorso mostrano una realtà varia e sfaccettata. Vi sono ritratti istituzionali (tutti in posa) insieme ad altri che colgono aspetti di vita familiare quotidiana; altri ancora esprimono divertimento nella costruzione delle pose e comunicano la ricerca di originalità», spiega Camillo Regalia. «L’esito finale è un quadro ricco e colorato, che trasmette una sensazione di energia, positività, benessere. Le foto esprimono in modo diretto, tramite il susseguirsi dei gesti universali dell’abbraccio, dei sorrisi, dello sguardo e tramite i gesti più quotidiani o rituali come il mangiare, il giocare o le celebrazioni, il senso stesso dell’essere famiglia: la sua capacità di creare, sostenere e prendersi cura dei legami tra i suoi componenti».
Chi può dimenticare i profondi occhi verdi della giovane divenuta simbolo del conflitto afgano sulle pagine del National Geographic Magazine di giugno 1985? L’autore dell’immagine è Steve McCurry, che attraverso le sue foto ha reso visibile al mondo la situazione di precarietà e di dolore di uomini, donne e bambini nei Paesi colpiti dalla guerra.
Al Museo d’arte contemporanea di Roma, negli spazi espositivi della Pelanda al Macro testaccio, fino al 29 aprile, una rassegna di duecento fotografie racconta dei suoi lunghi viaggi dall’Afganistan all’Irlanda, passando per la Cambogia e New York, alla quale sono dedicati alcuni scatti sull’attentato dell’11 novembre 2001, proprio accanto alle immagini dei pozzi di petrolio in fiamme nel Kuwait del 1991.
La sua fotografia attira milioni di persone affascinate dalla potenza espressiva dei suoi ritratti, dalla ricerca della luce negli occhi delle persone fotografate. Una cosa a cui non rinuncia mai sono i colori che definisce “anima del mondo”. Ne sono un esempio le immagini da lui scattate a gennaio 2012 a New York alle famiglie europee, vincitrici del concorso Family Portraits. Uomo di grande sensibilità e spessore umano, ha risposto alle nostre domande in merito all’iniziativa sulla famiglia promossa dall’azienda italiana Hotpoint.
- Quali criteri ha adottato nella scelta delle foto di famiglia che hanno partecipato al concorso?
«Ognuna mi è piaciuta per un motivo diverso. Non era importante che la composizione fosse perfetta. Ho privilegiato le immagini dove era presente una costruzione del ritratto e complicità tra le persone».
- Vi sono dei segnali evidenti che accomunano le foto che ha visionato?
«Sì, in tutti gli scatti la famiglia è colta nei suoi aspetti di cura e protezione reciproca, non solo dei più piccoli. Il divertimento - il gioco - accomuna i ritratti».
- Quali sono i suoi elementi di giudizio per ritenere un’immagine di valore?
«Quando è costruita attorno a un racconto e quando insegna qualcosa che si fissa nella nostra mente».
- La sua vita di lavoro è molto solitaria. Recarsi nei posti segnati da conflitti e guerre...
«Non mi sento mai solo, sono sempre in relazione con qualcuno».
- Il tipo di fotografia che più l’appassiona.
«Io mi sento più documentarista».
- Se a lei fosse chiesto di operare anche in un altro settore, per esempio, fashion-design, accetterebbe?
«Si, può essere interessante, anche se per anni ho fotografato le famiglie di tutto il mondo».
- Quando si scatta, di tante immagini che sembrano uguali, solo una alla fine ha l’imprimatur dell’artista...
«ll criterio per scegliere è che ci sia quello sguardo, che si catturi l’istante».