Una
missionaria laica italiana, originaria di Ciliverghe in provincia di
Brescia, è morta mercoledì in Nigeria per le gravi ferite riportate
in una rapina a Ogwashi-Ukwu, una cittadina di 30 mila abitanti sul
Delta del Niger, a 400 chilometri da Lagos.
Afra Martinelli,
78 anni, da trenta era al servizio della Chiesa locale di questa zona
nel Sud
della Nigeria, dove aveva fondato un istituto, il Centro
Regina Mundi, una scuola di informatica con collegio per ragazzi e
ragazze annesso.
È qui che la donna, la
notte tra il 26 e il 27 settembre, ha subito l’aggressione ed è
stata trovata in fin di vita nella sua stanza, colpita alla nuca con
un machete e riversa in una pozza di sangue. Alcuni rapinatori
avrebbero tentato di rubarle le chiavi della struttura, per portar
via i computer e il materiale didattico; le cure nei giorni
successivi in ospedale non sono bastate a migliorare le sue
condizioni ed è morta dopo due settimane di agonia.
Aveva telefonato al
fratello Enrico Martinelli, che vive ancora nel bresciano, proprio
due giorni prima dell’aggressione: «Le
avevo chiesto quando pensasse di tornare in Italia, dato che l’età
avanzava. Mi ha risposto: “Questo è l’ultimo dei miei
pensieri”».
La missionaria aveva
già subito un tentativo di rapina, quando un ragazzo l’aveva
avvicinata in strada e le aveva intimato di darle le chiavi della
macchina. Lei però si era difesa e il giovane si era allontanato:
«Non aveva paura»,
racconta Enrico, «ma solo
tanta voglia di condividere; con i cristiani, che nel Delta del Niger
sono maggioranza, con gli animisti e i fedeli di altre religioni
tradizionali, dei quali al telefono mi parlava spesso».
«Volevano
attribuirle la cittadinanza onoraria ma lei era contraria, diceva di
non aver fatto nulla», racconta sempre
il fratello. In realtà, Afra era partita trent’anni fa per la
Nigeria su richiesta del vescovo di Ibadan, conosciuto al Congresso
eucaristico di Los Angeles; all’inizio, aveva insegnato nella
scuola per gli italiani che lavoravano nella zona e
operava nel Centro di evangelizzazione.
Poi si era spostata a
Ogwashi-Ukwu, dove aveva fondato il Centro Regina Mundi con la scuola
di informatica e il collegio. Negli ultimi anni, il Centro, dove
lavoravano 18 collaboratori, si era ingrandito, diventando un
riferimento essenziale per gli studenti della città e dei villaggi
vicini, anche grazie al sostegno economico che arrivava dalla
Fondazione Cuore Amico di Brescia, come il recente acquisto di un
generatore.
Verso
i ragazzi, la missionaria aveva un’attenzione particolare:
«Aveva dato vita»,
spiega il fratello, «anche
al Catholic Servant of Christ, un gruppo di animazione per i giovani.
La sua spiritualità era quella del servizio al Cristo povero».
Enrico
ricorda poi come nel 1998, per i cento anni del loro padre, la
sorella non volesse tornare a Ciliverghe per non togliere soldi ai
più poveri. Così, a dimostrazione dell’affetto che aveva attorno
a sé, furono i suoi amici africani assistiti nella missione a
pagarle il biglietto d’aereo.