Questa è una storia di concorrenza tra sindaci. Concorrenza sull'unione civile tra due omosessuali. Lo scorso settembre due canavesani, Massimo e Luca, si erano visti rifiutare le "nozze" dal sindaco di Favria, un comune di poco più di 5000 abitanti in provincia di Torino. Ma i due non si sono persi d'animo: hanno fatto appena 6 chilometri di macchina, circa 9 minuti, e nel Comune vicino di Rivara, sempre nel Canavese, sempre in provincia di Torino, hanno trovato un sindaco che ha celebrato l'unione civile che loro chiedevano. Insomma, a Favria ma si erano visti rifiutare la cerimonia dal sindaco del paese, Serafino Ferrino, che ha opposto l'obiezione di coscienza. Mentre ieri mattina i due si sono uniti civilmente a Rivara, Comune limitrofo, davanti al primo cittadino Gianluca Quarelli, che non la pensa affatto come il suo collega.
La loro vicenda aveva scatenato un ampio dibattito a livello nazionale dal momento che il sindaco di Favria aveva invocato una sorta di "obiezione di coscienza", si era opposto all'unione civile nonostante la legge entrata in vigore: «Possono fare obiezione i medici, gli infermieri, i ginecologi. Non vedo perché non possano invocarla i sindaci». Questa l'argomentazione del sindaco di Favria, che ha tenuto duro e non ha celebrato l'unione civile. Anche se, secondo una testimonianza raccolta localmente dal quotidiano La Stampa, l'avvocato Maria Cristina Bruno Voena, vicepresidente dell’Aiaf piemontese (Associazione avvocati di famiglia), ha spiegato che il sindaco obiettore «deve essere pronto alle conseguenze, perché si configura un’omissione d’atti d’ufficio, reato punibile con la reclusione da 6 mesi a 2 anni».
I due canavesani, Massimo e Luca, devono aver deciso che era meglio evitare il muro contro muro. E magari l'eccessivo clamore. E hanno aggirato l'ostacolo. Afferma deciso il sindaco di Favria: «L'unione tra due persone dello stesso sesso è contro i miei principi, e così la pensano centinaia di amministratori in tutta Italia». Non, evidentemente, il sindaco del paese vicino, appena 6 chilometri, che in una bella mattina di maggio ha accolto i due "sposi" in Municipio e l'unione civile è stata celebrata. Con buona pace dell'obiezione di coscienza che, pur rimanendo uno strumento nobilissimo e legittimo, a vedere come è finita la storia non sembra in grado di fermare una legge come quella che porta la firma della senatrice Monica Cirinnà.