“Passione e competenza” era lo slogan scelto da Francesco Rocca per la sua campagna elettorale. La passione sarà messa alla prova, la competenza certo non gli manca, soprattutto nel settore della sanità, quello a cui ha promesso di dedicarsi fin dal primo giorno in cui guiderà la Giunta Regionale del Lazio.
Rocca è passato all’impegno politico direttamente dagli incarichi che aveva nella Croce Rossa, sia come guida di Croce Rossa Italiana, sia come presidente della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (primo italiano a ricoprire questo incarico).
Romano, 57 anni, una laurea in Giurisprudenza, due matrimoni, padre di due figli e da poco tempo anche nonno, Rocca è stato scelto come candidato dalla premier Giorgia Meloni. Nel passato di Rocca c’è la militanza nel Fronte della Gioventù (il movimento giovanile di destra) e anche un “errore giovanile”, cioè l’arresto per spaccio di eroina quando aveva 19 anni. Un episodio riportato alla luce dalla stampa durante la campagna elettorale, ma evidentemente ininfluente nel giudizio degli elettori sull’affidabilità del candidato di destra alla Regione.
Dopo aver lavorato come avvocato penalista, Rocca ha iniziato a collaborare con gli enti locali. Nel 2003, quando la Regione Lazio era governata dal centrodestra con Francesco Storace, Rocca è stato prima commissario e poi direttore generale dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma. In seguito Rocca, dal 2007 al 2010, è stato componente del consiglio d’indirizzo dell’Istituto Nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani. Quindi è passato ai suoi incarichi all’interno della Croce Rossa.
Nell’aprile del 2020, durante l’emergenza COVID, Rocca fece questa dichiarazione che oggi può essere letta come un impegno programmatico:” Come operatore umanitario devo essere sempre ottimista e sono sicuro che usciremo da questo terribile incubo. Purtroppo però penso che non abbiamo ancora visto la parte peggiore, più dura, della lezione che dobbiamo apprendere, in termini di responsabilità dei leader politici, in termini di problemi sociali che rappresentano la pandemia dentro la pandemia, in termini di accesso ai sistemi sanitari in molte parti del mondo. Ad oggi posso dire che una lezione è chiara: dobbiamo parlare tutti con una sola voce, dobbiamo dare le risposte che la gente chiede in modo chiaro con l’impegno e il coinvolgimento delle comunità. E le decisioni politiche devono essere prese sulla base delle informazioni scientifiche, con bilanciamento tra gli interessi economici e i diritti umani. In un momento in cui siamo così interconnessi nel mondo, c’è bisogno di solidarietà, di aiuto vicendevole. E allora, oggi più che mai è attuale il motto che ispira la Croce rossa: “Siamo tutti fratelli”.
“Ho deciso”, ha scritto Rocca ai volontari della Croce Rossa prima di candidarsi alla Regione, “di presentare le mie dimissioni dalla carica di Presidente nazionale della Croce Rossa Italiana perché ho scelto di mettermi a disposizione del territorio. Come esperto di sanità pubblica, penso di poter portare un valore aggiunto: ho accettato una nuova sfida in cui credo fortemente”. Nel messaggio c’è anche una promessa: “Rimarrò sempre un volontario CRI che aderirà fermamente ai suoi Principi, portandoli con me nelle Istituzioni. Resteranno gli insegnamenti di questi anni: non cesserò, infatti, di supportare e dare voce, ovunque mi trovi, ai più fragili”.