Saranno circa cinquecento i rom e sinti che nel pomeriggio di giovedì 9 maggio si ritrovano al santuario del Divino Amore a Roma per un momento di incontro, testimonianza e festa. Occasione questa per conoscere il popolo rom e sinti che vive in Italia condividendo con loro un momento di arricchimento culturale, arte e musica. “Solo l’incontro fa superare ogni paura ed abbattere ogni muro”, evidenzia la Fondazione Migrantes che ha promosso questo appuntamento. Al santuario mariano romano c’è, dal 2004, una Chiesa a cielo aperto, dedicata al primo martire gitano, il Beato Zeffirino. Una chiesa a pochi metri, dalla Torre del Primo Miracolo della Madonna del Divino Amore.
“Molti non vi conoscono e hanno paura. Questa li fa sentire in diritto di giudicare e di poterlo fare con durezza e freddezza, credendo anche di vedere bene. Ma non è così. Si vede bene solo con la vicinanza che dà la misericordia… Da lontano possiamo dire e pensare qualsiasi cosa, come facilmente accade quando si scrivono frasi terribili e insulti via internet”, diceva papa Francesco alle comunità di migranti durante la sua visita a Bologna dell’ottobre 2017. Parole “certamente vere” per quello che riguarda i Rom e Sinti presenti nel nostro Paese, sottolinea il Direttore della Fondazione Migrantes, don Giovanni De Robertis, in una lettera aperta ricordando anche le parole pronunciate da Papa Paolo VI a Pomezia, il 26 settembre 1965 incontrando questo popolo: “Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, voi siete nel cuore”.
Oggi, quando si pronuncia la parola “rom”, la “mente – scrive ancora don De Robertis – rincorre il fantasma urbano del povero, dell’accattone, di colui che fruga nei cassonetti o che, con un figlio in braccio, chiede l’elemosina nei vagoni della metropolitana. La si pronuncia con sdegno, la si scrive sui quotidiani con indignazione, la si ritrova nei documenti istituzionali come problema da risolvere. È una parola che genera timore, che richiama paure ataviche, che rafforza pregiudizi e stereotipi. Dietro quelle tre lettere, invece, ci sono volti di donne, di uomini e di bambini e soprattutto ci sono persone che nella maggior parte dei casi vivono in abitazioni come le nostre, studiano, lavorano, pagano le tasse”.
In mattinata i circa 500 rom e sinti, insieme agli operatori pastorali, pregano con papa Francesco in Vaticano. Saranno accompagnati dal cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Saranno presenti anche il Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, il Vicario del Papa per la Diocesi di Roma, il card. Angelo De Donatis, il Presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, il vescovo Mons. Guerino Di Tora, il neo arcivescovo di Siena-Val d’Elsa-Montalcino e e Segretario della Commissione CEI per le Migrazioni, Mons. Paolo Lojudice e il vescovo di Avezzano, Mons. Pietro Santoro.
(Immagine in alto: 2 agosto 2018, Rom e Sinti in piazza Montecitorio a Roma nel Genocide Remembrance Day, la giornata in ricordo del Porrajmos, lo sterminio di Rom e Sinti durante la seconda guerra mondiale. Ansa. In copertina: Rom e Sinti in Piazza San Pietro a Roma l'11 febbraio 2013)