Costumi tradizionali, danze e musica. Erano 5000 i gitani provenienti da tutto il mondo che lo scorso mese di ottobre sono stati ricevuti in Vaticano da papa Francesco. Un pellegrinaggio – voluto dal Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti in collaborazione, fra gli altri, con la Fondazione Migrantes della Cei, il Vicariato di Roma e la Comunità di Sant’Egidio – in occasione del cinquantesimo anniversario dell’incontro di Papa Paolo VI a Pomezia con il popolo rom, avvenuto nel settembre del 1965. “Vorrei che anche per il vostro popolo si desse inizio a una nuova storia”, ha detto loro Bergoglio: “che si volti pagina! È arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia. Nessuno si deve sentire isolato e nessuno è autorizzato a calpestare la dignità e i diritti degli altri”.
Un appello che ritorna in occasione della Giornata internazionale dei Rom e dei Sinti., che si celebra l'8 aprile, una popolazione che conta tra i 10 e i 12 milioni di persone nel vecchio Continente, circa 180 mila nel nostro Paese. Una piccola minoranza che spesso non riesce ad essere accettata subendo meccanismi di negazione e di rifiuto che si traducono, da un lato, in stereotipi e, dall'altro, in iniziative di politiche di sgombero nella diverse città dove prendono dimora. “Purtroppo in questi mesi seguenti all’appello del Papa – ha detto il direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego - abbiamo assistito ancora a troppa retorica politica e comunicativa razzista, xenofoba e antiziganista, con azioni conseguenti che portano a creare conflittualità e reazioni sociali, annullando gli aspetti positivi di percorsi di inclusione e partecipazione sociale. Manca troppo spesso il rispetto per il popolo rom, che vive nelle nostre periferie”.
“La Giornata internazionale dei Rom e dei Sinti – ricorda ancora monsignor Perego - ogni anno ci porta a non dimenticare chi tra noi vive troppe discriminazioni, una minoranza non riconosciuta, qual è il popolo rom. E’ una giornata per conoscere la storia, la cultura, l’arte e la religiosità di questo popolo in Italia e in Europa, creando nelle nostre città occasioni di incontro che aiutino a costruire rispetto e nuovi cammini insieme”. E proprio in questa giornata in Ungheria, dove vivono circa mezzo milione di rom, si apre l’incontro annuale del Ccit, il Comité catholique international pour les tsiganes che fino all'11 aprile intende dibattere il tema “Ad un bivio: l’Europa, le chiese, le culture di fronte alla misericordia” e al quale prendono parte direttori nazionali per la pastorale dei rom e sinti (per l’Italia il direttore dell’Ufficio Migrantes di Roma, monsignor Pierpaolo Felicolo), operatori pastorali, sacerdoti, religiosi e laici.
Tra gli interventi previsti quelli di padre Claude Dumas e del teologo don Vito Impellizzeri mentre la celebrazione eucaristica che concluderà l’incontro sarà presieduta dal card. Peter Erdo. In un messaggio ai partecipanti il presidente e il sottosegretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti – il cardinale Antonio Maria Veglio e padre Gabriele Bentoglio – scrivono che “ovunque si trovano i cristiani, nelle parrocchie, nelle comunità e nelle associazioni, devono sorgere oasi di carità e di amore misericordioso”. “Noi non abbiamo mai cercato la guerra. Ma la guerra ci ha trovato” scrive nella poesia “Quando muoio”, il poeta di origine kosovara, Agim Saiti, pubblicata, nel volume “Io sono rom del mio Kosovo”, promosso nella collana Migrantes “Testimonianze e esperienze delle migrazioni” edita da Tau Editrice. Un volume in cui l’autore, che vive oggi in Italia, affida ad alcune poesie le difficoltà di una vita complessa segnata da parole come profugo, rifugiato, guerra ma anche crescita, studio, avventura professionale”.
«Il bello e il brutto, il positivo e il negativo, la gioia e il dolore, la speranza e la paura si alternano e coesistono – si legge nella Prefazione del volume - in un cammino esistenziale che è intriso profondamente di cammini molteplici che avvengono in tempi e spazi diversi”. “L’uguaglianza davanti alla legge e la non discriminazione sono valori fondamentali dell’Unione europea”, ricorda la vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans e le commissarie Marianne Thyssen, Vĕra Jourová e Corina Creţu sottolineando che “nonostante ciò, l’antiziganismo è ancora molto diffuso a livello mondiale ed europeo. L’esclusione, la disuguaglianza e la discriminazione che molti rom continuano a incontrare sono in netto contrasto con i valori fondamentali dell’Unione”. “I rom – scrivono - non godono delle stesse condizioni di accesso all’occupazione, all’istruzione, all’alloggio e all’assistenza sanitaria. Gli sgomberi forzati dei rom continuano a destare preoccupazione. I bambini rom spesso non hanno accesso a un’istruzione della stessa qualità degli altri bambini, alimentando il circolo vizioso della povertà. Questo è il motivo per cui crediamo sia urgente facilitare l’accesso all’istruzione in particolare ai bambini rom”.