Vien voglia di dire che aveva ragione Mario Monti, quando nel 2012 da Presidente del Consiglio, davanti alle assurdità del calcio e del suo indotto di scommesse e violenza, ebbe a dire: “Fa rabbrividire quando un mondo che dovrebbe essere l’espressione dei valori più alti: lo sport, i giovani, la lealtà, la competizione si dimostra un concentrato di aspetti tra i più riprovevoli della vita umana. Fermerei tutto per due o tre anni".
E la voglia di fermare tutto viene ancora di più se ci si è occupati di sport per anni. Perché è irrecuperabile uno sport che ha un contorno di energumeni che sfasciano tutto quello che capita sulla loro strada, fosse anche la Barcaccia del Bernini, la fontana di Piazza di Spagna, un simbolo della città eterna, un valore inestimabile appena restaurato.
È l’anticultura per eccellenza questo mondo al limite dell’umano: decenni fa erano gli inglesi, tante volte sono stati gli italiani. Erano gli inglesi anche qualche giorno fa: ultras del Chelsea che volevano cacciare i neri dalla metropolitana di Parigi, al grido di noi “siamo razzisti”. Oggi sono gli olandesi del Feyenoord. E non c’è distinzione di civiltà di provenienza, in questo caso: verrebbe da chiamarla l’animalità del calcio, se non fosse offensivo verso gli animali che devastano per autodifesa, per fame, per paura mai per futilità.
È anche difficile parlare di umanità, perché l’umanità è cultura e ragione, mentre qui di cultura e di ragione non è rimasta neanche l’ombra: anzi se ne sfasciano le vestigia. E poi qualcuno verrà ancora a dire che la cultura e la scuola osteggiano il calcio e lo sport. Il calcio invece, maestro di vita, per rispetto della cultura che fa? Lascia che il suo popolo devasti i monumenti, senza alzare un sopracciglio. E invece è ora che il calcio si assuma le proprie responsabilità, che anche i club siano chiamati a farsi carico del risarcimento dei danni commessi dai propri impresentabili sostenitori.
Qualcuno domani dirà anche che non siamo stati bravi a gestire l’ordine pubblico e può darsi che sia vero, ma non è questo il punto. Il punto è che non è ammissibile che una partita di calcio sia una questione di ordine pubblico a tal punto, non ammissibile che una trasferta si trasformi ogni volta nell’invasione dei barbari e che i barbari calino impunenemente, quando si tratta di calcio, anche da Paesi che pretendono, nel resto, di dare lezioni di civiltà al resto del mondo.