È festa nel Salvador. Il popolo ha aspettato 15 anni per vedere beatificato il «vescovo del popolo», il martire Romero ucciso il 24 marzo 1980 mentre celebrava messa. Ucciso dagli squadroni della morte perché difendeva i poveri, perché difendava i piccoli. Un vescovo, come ha scritto il Papa nel messaggio inviato all'attuale arcivescovo José Luis Escobar Alas, che «ha costruito la pace con la forza dell'amore, ha testimoniato la fede con la sua vita donata fino all'estremo».
Oltre 250 mila fedeli erano presenti alla messa per monsignor Oscar Arnulfo Romero. A presiedere la celebrazione il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi che, in nome del Papa, alle 18.26, ha pronunciato in latino la formula di beatificazione.
E anche il presidente degli Stati Uniti, Obama, ha voluto aggiungersi alle congratulazioni definendo Romero «un esempio per tutto il Continente».
Ma le parole più toccanti, lungamente applaudite dai presenti, sono state quelle di papa Francesco che ha sottolinetao che «il Signore non abbandona mai il suo popolo in difficoltà, e si mostra sempre sollecito sui suoi bisogni. Vede l'oppressione, sente il grido dei suoi figli e viene in loro aiuto per condurli verso una nuova terra, fertile e spaziosa, dove scorre “latte e miele"».
«In tempi di difficile convivenza», prosegue il messaggio del Papa, «monsignor Romero ha saputo guidare, difendere e proteggere il suo gregge, restando fedele al Vangelo e in comunione con tutta la Chiesa. Il suo ministero si è distinto per una particolare attenzione ai più poveri e agli emarginati. E al momento della sua morte, mentre celebrava il Santo Sacrificio dell’amore e della riconciliazione, ha ricevuto la grazia d’identificarsi pienamente con Colui che diede la vita per le sue pecore».
E ancora Bergoglio ha aggiunto: «In questo giorno di festa per la Nazione salvadoregna, e anche per i Paesi fratelli latinoamericani, rendiamo grazie a Dio perché ha concesso al Vescovo martire la capacità di vedere e di udire la sofferenza del suo popolo ed ha plasmato il suo cuore affinché, in suo nome, lo orientasse e lo illuminasse, fino a fare del suo agire un esercizio pieno di carità cristiana. La voce del nuovo Beato continua a risuonare oggi per ricordarci che la Chiesa, convocazione di fratelli attorno al loro Signore, è famiglia di Dio, dove non ci può essere alcuna divisione. La fede in Gesù Cristo, correttamente intesa e assunta fino alle sue ultime conseguenze, genera comunità artefici di pace e di solidarietà. A questo è chiamata oggi la Chiesa a El Salvador, in America e nel mondo intero: a essere ricca di misericordia, a divenire lievito di riconciliazione per la società».
La festa di Romero sarà celebrata in tutto il mondo il 24 marzo, giorno del suo martirio, della sua "nascita al cielo"