La prima volta di Luca Ronconi alla regia di un testo di Bertolt Brecht, autore che grazie a Giorgio Strehler aveva trovato la sua casa italiana proprio al Piccolo Teatro di Milano, non poteva che essere dedicata a un argomento che oggi interessa il regista: la crisi finanziaria. Ronconi sceglie quindi Santa Giovanna dei macelli, composto dall’autore tedesco durante la crisi economica del 1929 causata dal crollo della borsa di Wall Street, senza bisogno di attualizzarlo poiché, come sottolinea Ronconi, sembra scritto oggi.
A Chicago, Mauler (Paolo Pierobon), proprietario dei macelli che riforniscono le industrie di carne in scatola, per salvare i suoi profitti, con l’appoggio del suo spregiudicato collaboratore Slift (Fausto Russo Alesi), commette speculazioni ai danni di altri azionisti, ditte concorrenti, allevatori di bestiame, piccoli risparmiatori, provocando la chiusura di molte fabbriche e licenziamenti in massa. A lui si oppone Giovanna Dark (Maria Paiato), una sorta di moderna Giovanna D’Arco, alla guida dell’esercito della salvezza, organizzazione religiosa detta i Cappelli Neri dal loro copricapo, tesa apparentemente a difendere i diritti dei lavoratori licenziati, ma che in realtà si schiera poi con i potenti. Giovanna quindi lascia i Cappelli Neri e resta sola nella sua lotta a fianco degli operai che stazionano, ridotti in miseria, davanti alle fabbriche in cerca di un pasto e in attesa di un nuovo lavoro, e tratta con Mauler perché sia mosso da carità cristiana e li aiuti.
Egli finge di ascoltarla e si atteggia a filantropo solo per ottenere
finanziamenti e danneggiare i concorrenti, collocati nello spettacolo in
grandi latte proprio perché diventano anche loro carne in scatola
nelle mani dello spietato Mauler. Giovanna, stremata dal freddo e dalla
fame, muore di polmonite, dopo aver condiviso la povertà dei disoccupati
e viene così “santificata” come simbolo della lotta operaia.
Numerosi i temi di stretta attualità trattati in modo veritiero e
oggettivo: le condizioni della classe operaia, le trattative dei
sindacati per i licenziamenti, le repressioni poliziesche degli
scioperi.
Maria Paiato, attrice teatrale e cinematografica, sotto la guida del
regista, evidenzia aspetti differenti del carattere di Giovanna,
alternando intonazioni ieratiche nei discorsi religiosi, drammatiche, e,
a volte in modo inaspettato, ironiche accompagnate da gesti enfatici
volutamente in contrasto con il contesto in cui sono inseriti, così da
suscitare le risate del pubblico.
Spietato Paolo Pierobon nel costruire l’esempio evidente del capitalista
senza scrupoli e risoluto nel far ricadere sugli altri il peso maggiore
della crisi. Russo Alesi ricopre con sarcasmo il ruolo di aiutante di
Mauler, affiancandolo nella morale finale in cui entrambi esprimono il
pensiero di Brecht: in tutti convivono due anime «una alta e una bassa
ed è inevitabile tenersele tutte e due».
Infatti spesso tutti i personaggi sono mossi da comportamenti ambigui
che li fanno oscillare tra il bene e il male.
Brecht impiega lo straniamento: i fatti quotidiani vengono proposti in
modo non consueto, così da spiazzare lo spettatore, farlo riflettere,
senza creare però immedesimazione, per esempio alcuni personaggi parlano
di sé in terza persona, oppure alcune frasi salienti dell’azione
vengono scritte su cartelli esposti in scena.
Ronconi ricrea l’effetto di straniamento avvalendosi della preziosa
collaborazione della sua scenografa Margherita Palli: trasforma il
palcoscenico in un set cinematografico, con l’inserto di filmati
(realizzati da due neodiplomati cineasti del Centro Sperimentale di
Cinematografia): su un grande schermo vengono proiettate frasi, articoli
di giornali dell’epoca, filmati che ricreano le scene di folla degli
operai con la moltiplicazione dello stesso personaggio, l’operaio in
marcia (Gianluigi Fogacci), per suggerire l’idea dell’omologazione.
Inoltre, la Paiato dialoga con i personaggi che recitano in scena, ma
si rivolgono a lei attraverso la loro immagine ripresa dalla telecamera e
riprodotta nello schermo alle loro spalle per sottolineare la
difficoltà di comunicazione fra gli uomini.
Inoltre il regista ha mantenuto gli inserti musicali, come è tipico del
teatro di Brecht, ma ha sostituito la musica originale di Paul Dessau
con la riconoscibile melodia della Giovanna D’Arco di Giuseppe Verdi,
così da avvicinare ancora di più la sua messinscena alla tradizione
italiana e attribuirle un tono melodrammatico.
Ronconi si è concentrato sul nucleo principale della vicenda sfrondando
alcune parti dei dodici quadri di Brecht: gli attori sono i dodici
protagonisti a cui si aggiungono sedici allievi della scuola del Piccolo
Teatro, contro gli ottantacinque attori impiegati da Strehler nel
memorabile allestimento della stagione 1970-71.
E chi ricorda lo spettacolo strehleriano sappia che Ronconi non lo ha
visto e non si è documentato a riguardo, quindi se ci sono delle
coincidenze o delle differenze è solo frutto del caso.
Dove e quando
SANTA GIOVANNA DEI MACELLI di Bertolt Brecht
Traduzione di Ruth Leiser e Franco Fortini. Regia di Luca Ronconi. Scene di Margherita Palli. Costumi di Gianluca Sbicca. Luci di A. J. Weissbard. Musiche a cura di Paolo Terni, interventi filmici Emanuele Di Bacco, Nicolangelo Gelormini. Con Maria Paiato, Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Francesca Ciocchetti, Roberto Ciufoli, Gianluigi Fogacci, Giovanni Ludeno, Michele Maccagno, Alberto Mancioppi, Francesco Migliaccio, Massimo Odierna, Elisabetta Scarano. Produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, The State Academic Maly Theatre of Russia, Mosca. Al Piccolo Teatro Grassi dal 28 febbraio al 5 aprile 2012, al Maly Theatre di Mosca il 21 e 22 aprile 2012.
Info: www.piccoloteatro.org, tel. 848800304.