Una croce tra quel che rimane del villaggio di Byshiv, non lontano da Kiev. Foto Reuters. In alto e in copertina: un'immagine simnbolo della Via Crucis del Papa al Colosseo, foto Ansa.
«O Signore, c'è una guerra e io non possiedo parole./ Tutto quello che posso fare è usare le parole di Francesco d'Assisi./ E mentre prego questa antica preghiera/ io so che, ancora una volta,/ tu trasformerai la guerra in pace/ e l'odio in amore. Dacci la pace,/ o Signore, e fa’ che le armi siano inutili/ in questo mondo meraviglioso». È la preghiera per la pace composta da madre Teresa di Calcutta. Il silenzio di fronte agli orrori di un conflitto evocato dalla santa dovrebbe farci riflettere. Perché invece si tende a parlare sin troppo e a formulare giudizi e arringhe politiche che non hanno senso in chi davvero abbraccia il Vangelo e opera per l’amore e la concordia. È il caso delle polemiche sulla scelta di Papa Francesco di affiancare nella Via Crucis al Colosseo, ucraini e russi. Per qualcuno, non solo tra i diplomatici, ma perfino in seno alla Chiesa,-il popolo degli aggressori non dovrebbe essere “equiparato” a quello che ha subito l’attacco e le violenze successive. Ma il Calvario di Gesù che si celebra il Venerdì Santo insegna tutt’altra prospettiva d’amore e perdono incondizionato, di cancellazione dell’inimicizia.
Il Cristo che sale al Golgota chiede perdono per i suoi aguzzini che “non sanno quello che fanno”, e fino all’ultimo respiro rimette i peccati e annuncia la salvezza eterna al ladrone avendo colto in lui un barlume di autentico amore. Gli imperativi esigenti del Vangelo («amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male», Luca 6, 27-28) ci insegnano che il cristianesimo è perdono o non è; e che un traguardo simile lo si taglia solo con l’aiuto della Grazia. Una verità capace di farsi storia, capita e fatta propria da uomini e donne di Chiese, ma anche da personalità di altre culture, di altre religioni:« Il perdono è la qualità del coraggioso, non del codardo». ebbe a dire il Mahatma Gandhi che rese indipendente l’India attraverso la non violenza.
Una donna russa e una donna ucraina che insieme portano la Croce dimostrano che ci può ancora essere salvezza per questo mondo malato di guerra. Francesco non fa politica, non appartiene a questo o quello schieramento lui predica e pratica il Vangelo. Il dolore, per chi davvero è credente, non ha confini, non conosce classifiche. Le madri dei soldati russi morti per una guerra imposta dal potere versano le stesse lacrime delle madri ucraine, private di figli e mariti, stuprate, costrette a vivere angherie e pene indescrivibili. La forza della preghiera poi è proprio quella di abbattere ogni barriera, ogni odio, perché Dio è padre di tutti, perché Dio, ama allo stesso modo, ogni essere vivente.
La redazione d Famiglia Cristiana