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mercoledì 19 marzo 2025
 
venerdì santo/1
 

Il linguaggio della croce e il coraggio del perdono: la pace si costruisce insieme

13/04/2022  La tredicesima stazione della Via Crucis del Papa al Colosseo, il Venerdì Santo, sarà guidata da una donna russa e da una ucraina: "Signore, perché hai abbandonato i nostri popoli?". La scelta è stata contestata dall'ambasciata di Kiev presso la Santa Sede e dall’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk. Dubbi anche dal nunzio in Ucraina. Una nostra riflessione sulla forza di un gesto che obbedisce all'imperativo evengelico dell'amore, segno profetico di riconciliazione

Una croce tra quel che rimane del villaggio di Byshiv, non lontano da Kiev. Foto Reuters. In alto e in copertina: un'immagine simnbolo della Via Crucis del Papa al Colosseo, foto Ansa.
Una croce tra quel che rimane del villaggio di Byshiv, non lontano da Kiev. Foto Reuters. In alto e in copertina: un'immagine simnbolo della Via Crucis del Papa al Colosseo, foto Ansa.

«O Signore, c'è una guerra e io non possiedo parole./ Tutto quello che posso fare è usare le parole di Francesco d'Assisi./ E mentre prego questa antica preghiera/ io so che, ancora una volta,/ tu trasformerai la guerra in pace/ e l'odio in amore. Dacci la pace,/ o Signore, e fa’ che le armi siano inutili/ in questo mondo meraviglioso». È la preghiera per la pace composta da madre Teresa di Calcutta. Il silenzio di fronte agli orrori di un conflitto evocato dalla santa dovrebbe farci riflettere. Perché invece si tende a parlare sin troppo e a formulare giudizi e arringhe politiche che non hanno senso in chi davvero abbraccia il Vangelo e opera per l’amore e la concordia. È il caso delle polemiche sulla scelta di Papa Francesco di affiancare nella Via Crucis al Colosseo,  ucraini e russi. Per qualcuno, non solo tra i diplomatici, ma perfino in seno alla Chiesa,-il popolo degli aggressori non dovrebbe essere “equiparato” a quello che ha subito l’attacco e le violenze successive. Ma il Calvario di Gesù che si celebra il Venerdì Santo insegna tutt’altra prospettiva d’amore e perdono incondizionato, di cancellazione dell’inimicizia.

Il Cristo che sale al Golgota chiede perdono per i suoi aguzzini che “non sanno quello che fanno”, e fino all’ultimo respiro rimette i peccati e annuncia la salvezza eterna al ladrone avendo colto in lui un barlume di autentico amore. Gli imperativi esigenti del Vangelo («amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male», Luca 6, 27-28) ci insegnano che il cristianesimo è perdono o non è; e che un traguardo simile lo si taglia solo con l’aiuto della Grazia. Una verità capace di farsi storia, capita e fatta propria da uomini e donne di Chiese, ma anche da personalità di altre culture, di altre religioni:« Il perdono è la qualità del coraggioso, non del codardo». ebbe a dire il Mahatma Gandhi che rese indipendente l’India attraverso la non violenza.

Una donna russa e una donna ucraina che insieme portano la Croce dimostrano che ci può ancora essere salvezza per questo mondo malato di guerra. Francesco non fa politica, non appartiene a questo o quello schieramento lui predica e pratica il Vangelo. Il dolore, per chi davvero è credente, non ha confini, non conosce classifiche. Le madri dei soldati russi morti per una guerra imposta dal potere versano le stesse lacrime delle madri ucraine, private di figli e mariti, stuprate, costrette a vivere angherie e pene indescrivibili. La forza della preghiera poi è proprio quella di abbattere ogni barriera, ogni odio, perché Dio è padre di tutti, perché Dio, ama allo stesso modo, ogni essere vivente.

La redazione d Famiglia Cristiana 

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