Il cuore del potere russo torna a stringersi intorno alla società civile, e questa volta il bersaglio è la libertà di culto. La Duma, il parlamento russo, si prepara nelle prossime settimane a discutere un disegno di legge controverso, che potrebbe cambiare radicalmente la vita religiosa del Paese. L’iniziativa, promossa dal partito Nuova Gente – saldamente sostenuto dalla maggioranza presidenziale – mira a vietare le attività religiose svolte in case private o condomini, obbligando ogni forma di celebrazione al rispetto delle sedi ufficiali di culto. Le motivazioni ufficiali sembrano uscite da un manuale di regolamentazione urbana: prevenire «disturbi dell’ordine pubblico», «conflitti tra vicini» e persino ridurre il rischio di incendi. Tuttavia, dietro le parole si legge la consueta strategia di centralizzazione: tutto ciò che non può essere facilmente monitorato deve essere neutralizzato.
Religioni sotto sorveglianza
La Russia è un mosaico di fedi, ma con un ordine ben preciso. L’ortodossia è la religione dominante e simbolo dell’identità nazionale; islam, buddismo ed ebraismo godono di uno status ufficiale, mentre le altre confessioni vivono nell’ombra di un rigido controllo statale. La proposta legislativa si inserisce perfettamente in questa logica di sorveglianza: uno Stato che non tollera spazi liberi, nemmeno spirituali. «Si tratta di una mossa che rafforza il controllo su tutta la società», spiega Antoine Nivière, professore all’Università della Lorena e studioso di storia religiosa russa. Le minoranze religiose sono le prime a tremare. Tra di loro, i protestanti, che rappresentano appena l’1% della popolazione, si ritrovano in una posizione vulnerabile, minacciati di perdere i luoghi dove coltivano la loro fede al di fuori dei canali ufficiali.
Una ribellione inaspettata
Questa volta, però, il dissenso non arriva solo dalle minoranze. Anche voci interne al Patriarcato di Mosca, tradizionalmente allineato con il Cremlino, hanno espresso preoccupazione. «L’adozione di questa norma porterà alla chiusura delle chiese domestiche ortodosse», ha dichiarato l’abadessa Xenia Chernega, a capo del dipartimento legale della Chiesa ortodossa russa. Ha aggiunto che sacramenti fondamentali come la comunione e l’unzione per i malati e i morenti rischiano di essere vietati se celebrati in abitazioni private. Dall’altro lato, il pastore battista Vitaly Vlasenko, leader dell’Alleanza Evangelica Russa, ha condannato apertamente l’iniziativa, definendola un attacco diretto alla libertà di culto. «Le organizzazioni religiose sono pilastri morali della società. Le loro attività vanno sostenute, non ostacolate», ha dichiarato, esortando il governo a cercare soluzioni condivise con le comunità religiose.
Un futuro incerto
L’approvazione del disegno di legge nella sua forma attuale non è affatto scontata. Non è la prima volta che il Cremlino tenta di inasprire i controlli sulle pratiche religiose. Già nel 2019, una proposta simile fu bloccata dalla Corte Costituzionale, che la dichiarò incostituzionale. Ma oggi, con il partito Nuova Gente saldamente appoggiato dalla maggioranza parlamentare, il clima appare diverso. Ciononostante, l’insolita opposizione della Chiesa ortodossa russa potrebbe rappresentare un ostacolo importante. «Non si tratta solo di religione, ma di un ulteriore tentativo di disciplinare ogni aspetto della vita dei cittadini», osserva un cristiano moscovita. Il dibattito alla Duma si preannuncia come un test cruciale per misurare la capacità della società civile di resistere all’ennesima stretta autoritaria.
In una Russia dove le libertà individuali si restringono a vista d’occhio, anche la fede rischia di diventare un privilegio concesso e revocabile dallo Stato.