“Da oratorio” a chi? Basta guardare i nomi, da Antonio Rossi ad Andrea Zorzi, passando per Dino Meneghin e Cesare Prandelli, fino ai due “Beppe”, Bergomi e Baresi, per capire che se “da oratorio” si nasce, per ragioni di educazione, di voglia di giocare, di valori, campioni si può diventare nello sport o nella vita, senza che tra le due cose ci sia contraddizione.
Basta questo, per dimostrare che la locuzione che definisce “da oratorio” una squadra per sottolinearne il dilettantismo in senso deteriore è quanto meno ingenerosa. Se infatti agli esordi un lancio alla “viva il parroco” è capitato a tutti, campioni si può diventare magari crescendo, e comuque vincere piace a tutti, ma non è indispensabile per crescere e divertirsi. Il motto olimpico per primo del resto – anche se abbiamo ancora negli occhi Parigi 2024, olimpica e paralimpica, dove si è andati per vincere con i risultati azzurri a dimostrarlo - ci ricorda che i più anche ad alto livello partecipano soltanto: solo tre arrivano al podio, gli altri semplicemente ci mettono l’anima portandosi dentro un’esperienza da raccontare, talvolta qualche rimpianto, altre volte la certezza di aver dato il meglio di sé: ricevendone in cambio un’esperienza unica di condivisione, all’insegna dei valori dello sport, che per chi si impegna in questa direzione resta una grande agenzia educativa, nella quale il dilettantismo nel suo senso migliore non è affatto una brutta parola.
Non per caso Il Centro Sportivo Italiano (CSI) è un ente di promozione sportiva basato sul volontariato e volto a promuovere lo sport come strumento di educazione, crescita personale, impegno e inclusione sociale. Si ispira alla visione cristiana dell'uomo e della storia ponendosi al servizio delle persone e del territorio. Fondato nel 1944, ha una lunga storia di impegno nel rendere lo sport accessibile a tutti. Tra i più antichi enti di promozione sportiva in Italia, risponde ad una domanda di sport che va oltre i numeri, puntando sulla qualità educativa, umana e sociale.
Ed è sempre da lì che si comincia. Tutti i campioni sono stati bambini, nessuno ha saputo da subito che sarebbe arrivato ai vertici, la storia insegna che i più hanno iniziato sotto casa, chi mandato dai genitori a sfogare un eccesso di vivacità, chi incuriosito dalla passione di un fratello maggiore o di un amico, chi cercando un luogo di amicizia e di aggregazione, trovandovi un’opportunità di imparare divertendosi le regole del gioco della vita stando a quelle di uno sport.
Questo e molto altro che si celebra sabato 14 a Milano in piazza del Duomo: il CSI DAY è una lunga festa, aperta al pubblico dalle 9.00 alle 20.00, per soffiare 80 candeline sulla torta del Centro Sportivo Italiano e delle sue società sportive, che portano avanti quotidianamente e su tutto il territorio la missione di accompagnare migliaia giovanissimi, ma non solo, in percorsi educativi di valore, svelando il volto più bello dello sport: Il presidente del Csi Milano Massimo Achini spiega che la festa è vuole essere «Un'opportunità per accendere i riflettori sul servizio educativo di tutte quelle ‘piccole’ società sportive che si basano sul volontariato e accompagnano generazioni di atlete e atleti a crescere come uomini e donne. Non sono solo società sportive, sono agenzie educative delle quali l’Italia intera dovrebbe essere orgogliosa. In aggiunta, desideriamo che questa iniziativa possa ribadire che lo sport in oratorio non è qualcosa da guardare con nostalgia, ma è una realtà viva più che mai del panorama sportivo ed educativo del Paese».
CHE C'ENTRANO PEPPONE E DON CAMILLO?
«In quanto cresciuto in oratorio», racconta il presidente del CONI Lombardia, Marco Riva – conosco bene il lavoro quotidiano che viene portato avanti con tanta passione e che riflette pienamente anche i principi legati ai Giochi Olimpici: il rispetto per l’avversario, l’impegno costante e la capacità di affrontare le sfide con spirito di squadra. Ottant'anni sono un traguardo importante, ma anche un punto di partenza che spinge a volgere lo sguardo oltre nuovi orizzonti, nella convinzione e consapevolezza che, contrariamente al sentore di molti, il mondo dell’oratorio continuerà a essere riferimento destinato a proseguire nel solco tracciato con amore e dedizione da chi ha iniziato questa attività”.
Mentre Pierangelo Santelli, presidente Comitato italiano paralimpico Lombardia, osserva l’importanza della giornata per dimostrare il ruolo del Csi nell’inclusione nello sport. Sono tante infatti le iniziative non solo paralimpiche ma anche integrate, che permettono ad atleti con disabilità e non di cimentarsi insieme. Il calcio integrato e il sitting volley sono realtà significative come la Nazionale Italiana Pallavolo Sordi e i giovani dei reparti di oncologia pediatrica di numerosi ospedali europei impegnati nella Winners Cup.
Con i tanti ospiti, tra loro i campioni citati sopra tutti invitati e i referenti istituzionali di Regione Lombardia e Comune di Milano che hanno reso possibile questa grande festa, ci sarà l’Arcivescovo Monsignor Mario Delpini, che presenterà il primo Editto dedicato alle società sportive CSI. Portabandiera della manifestazione Antonio Rossi, simbolo della canoa azzurra. Avrebbe dovuto affiancarlo Giusy Versace, atleta paralimpica, da sempre amica del Csi che ci sarà solo idealmente tenuta lontana da impegni precedentemente presi. «Sono stato portabandiera della Nazionale Italiana alle Olimpiadi di Pechino 2008», racconta Antonio Rossi, «Credo che potrò rivivere la stessa sensazione portando la bandiera del CSI sabato, in Piazza Duomo. ‘Oratorio’ e ‘CSI’, infatti, rappresentano qualcosa che appartiene alla mia vita. Ho provato emozioni uniche nel corso della mia carriera sportiva; ma ho provato emozioni altrettanto straordinarie anche in oratorio, quando ero ragazzo».
La giornata sarà occasione di assistere a eventi speciali, esibizioni, incontri e anche di sperimentare tante attività sportive gratuite e aperte a tutti, dagli sport di squadra sino alle bocce, la ginnastica artistica, la scherma, l’atletica e l’arrampicata. Nei venti gazebo interattivi ci saranno anche simulatori sportivi, per sperimentare che cosa si prova guidando una Formula 1 e per pagaiergometri in grado di replicare la canoa, oltre a visori multimediali per vivere esperienze inedite e molti altri intrattenimenti da scoprire e magari far sbocciare una nuova passione sportiva. A fine giornata, all’ombra delle guglie del Duomo, partita di calcio e campanile: la rappresentativa della Curia Milanese contro la Nazionale Sindaci, ispirata alla disfida senza esclusione di colpi tra la Dynamos di Peppone e la Gagliarda di don Camillo. Liberamente ispirata si intende, perché il sindaco Sala e l’Arcivescovo Delpini, in discorsi motivazionali così, proprio non ce li immagineremmo.