Vengo da una terra di cavatori. Vicino al Po. Il fiume si allarga ordinato e scivola parallelo al paese, quieto e insincero, dell’acqua bisogna sempre avere paura. Ma le rive basse sono il posto giusto per giocare e anche per estrarre ghiaia e sabbia. Sabbia di fiume, dai granelli tondi e morbidi, che rende ricchi.
Mio padre non era un cavatore. Faceva il maestro. Cavatori erano i padri dei suoi alunni. Raccontavano, i bambini a scuola. Raccontavano che il lavoro cresceva, le richieste aumentavano. La sabbia era una grazia. Quella grigia era adatta all’edilizia, per la malta, gli spiegavano. Si poteva fare la malta fina per gli intonaci interni, o la malta grossa per gli esterni. C’era il boom, tutti costruivano case, dicevano bum con le guance gonfie i bambini, come i criceti che portavano a scuola nell’ora di osservazioni scientifiche, come si dice di una bomba che esplode...