Il presidente della Comunità Sant'Egidio Marco Impagliazzo con i "nuovi europei".
Salvare, Accogliere, Integrare. Questo chiedono i leader religiosi e politici riuniti a Berlino all’incontro internazionale “L’audacia della pace” (10-12 settembre). Migrazione e pace sono temi profondamente connessi: da un lato, per l’Unhcr erano 108 milioni nel 2022 i migranti forzati per la guerra (6 milioni e mezzo i siriani, 5 milioni e 700mila gli afghani), le violenze generalizzate, i disastri ambientali; dall’altro, accogliere i migranti significa tessere la pace.
Dalla tavola rotonda emerge un quadro paradossale: benché l’inverno demografico del Vecchio continente necessiti di migranti, le politiche europee trattano il tema solo come una questione di sicurezza e di muri. «I respingimenti alle frontiere in stile Frontex – dice il pastore riformato Christian Krieger, già presidente della Conferenza delle Chiese Europee (CEC) – sono un’illusione. Le religioni possono fare molto per orientare diversamente l’opinione pubblica, molto volatile su questi argomenti». Intanto l’invasione russa ha causato 11 milioni di profughi; la crisi del grano, prodotto per la metà del totale mondiale dai due Stati in guerra, affama paesi come Egitto, Tunisia e Marocco, che dipendono per il 75% dal frumento ucraino o russo. Non a caso, proprio i primi due costituiscono le nazionalità più numerose degli arrivi in Italia via mare negli ultimi due anni. Forte l’impatto anche dei cambiamenti climatici: in Pakistan, l’anno scorso, 33 inondazioni hanno sommerso un terzo del paese, causando 8 milioni di sfollati interni. Tra i 600 morti del naufragio di luglio davanti alle coste greche, 200 erano pakistani.
A dieci anni dalla strage del 3 ottobre 2013, che portò l’Europa a salvare 160mila persone con la missione Mare Nostrum, «nel Mediterraneo – dice Daniela Pompei, responsabile di Sant’Egidio per i servizi agli immigrati – non è attiva nessuna operazione europea di salvataggio, e le navi umanitarie delle ong sono oggetto di campagne di discredito, barcamenandosi tra ostacoli burocratici e altre difficoltà». Un applauso scrosciante arriva quando ribadisce che «in mare occorre innanzitutto soccorrere e salvare le persone ed è molto pericoloso attuare azioni di deterrenza».
In realtà la transizione demografica causa la diminuzione degli adulti in età lavorativa: in Italia entro il 2100 gli over 65 anni passeranno dal 24% al 38%, con una diminuzione della popolazione totale dagli attuali 59 milioni a 50. Stime diverse indicano che ci sarebbe bisogno di almeno 800mila ingressi in Italia, un milione e 200mila in Germania; anche i paesi dell’est hanno lo stesso bisogno: la Polonia nel 2022 ha rilasciato 500mila nuovi permessi di soggiorno per lavoro.
Questi numeri chiederebbero di aprire vie di ingresso regolari. «Con quelle considerate illegali (sbarchi e vie terrestri) – spiega la responsabile di Sant’Egidio – sono arrivate in Europa 158.000 persone dal gennaio 2023, non un grande numero». La maggioranza è entrata in Italia, ma poi molti transitano verso altri paesi; sono molti i minori non accompagnati, in Italia ne sono giunti poco meno di 35 mila dal 2021. Al contrario, vie di ingresso legali permetterebbero un sistema strutturato di programmazione, accoglienza e integrazione. Qui però i numeri sono impietosi: con il programma dei reinsediamenti, 27 paesi europei hanno permesso l’arrivo di soli 18mila rifugiati (da Libano, Pakistan, Turchia, Niger) nel 2022, 16 paesi non ne hanno accettato nemmeno uno (Austria, Ungheria, Portogallo…), l’Italia unicamente 62. Con i corridoi umanitari di Sant’Egidio, gestiti e sostenuti economicamente dalla società civile, sono arrivati ben 1163 profughi nello stesso anno.
«Certo – continua Pompei – la migrazione è un fenomeno complesso, va governato. Quando è accompagnato da percorsi di integrazione validi, rappresenta un potente motore di prosperità». La ascolta Ali, cittadino italiano di origine afghana, che ha percorso prima la via del mare e poi la rotta balcanica. Ha studiato alla scuola di lingua e cultura della Comunità e nel 2021, alla caduta di Kabul assaltata dai talebani, a Roma ha rappresentato un grande aiuto nell’individuazione e nell’accoglienza ai rifugiati afghani. Da Ali e i tanti nuovi cittadini europei arriva, per Sant’Egidio, «una grande occasione di rinascita e di ritrovamento di sé, della propria cultura, delle proprie radici umanistiche e solidali, della capacità inscritta nella storia europea di diventare europei perché molteplici, popoli, culture, lingue, cristiani, ebrei, musulmani, umanisti. Il Rinascimento europeo nasce da qui, dalla nostra capacità di salvare, accogliere e integrare». Per renderlo possibile, le proposte concrete ci sono: «Aumentare gli ingressi legali, investire sulla formazione, riconoscere i titoli di studio, alleggerire la burocrazia per ottenere i visti, costruire un vero partenariato con paesi africani ed asiatici sul tema della migrazione».
E ancora, modificare il Regolamento di Dublino, superato ormai dalla storia, che porta i singoli stati ad attuare politiche nazionali alla questione dei migranti e della protezione internazonale. «Desidero ribadire l’impegno del Belgio – annuncia alla tavola rotonda la ministra dell’Interno Annelies Verlinden – a favore di un sistema di asilo solido ed efficace nell’Unione europea; questa sarà una delle nostre principali priorità durante la nostra presidenza del Consiglio dell’Ue nel 2024».