Il Papa alcuni giorni fa ha invocato il perdono per «chi non apre le porte ai migranti». E il leader della Lega Matteo Salvini ha subito polemizzato: «Ma quanti rifugiati ci sono in Vaticano?».
Ovviamente Salvini sa che sono tanti, tantissimi. Ma quanti, e dove vengono accolti? Ogni giorno, in ogni angolo del Paese, nelle strutture della Chiesa italiana si dà accoglienza e ristoro a migliaia di immigrati. Un “ostello diffuso della solidarietà”.
Al 10 maggio 2015 le 220 Caritas diocesane italiane hanno affrontato l’ultima l’emergenza ospitando 5.875 migranti (al primo posto è la Lombardia con oltre 1.500, seguita dalla Campania con più di mille e il Triveneto con 900). Negli ultimi cinque anni le Caritas hanno avviato, grazie ai fondi Cei dell’8 per mille, 164 progetti mirati a favore di immigrati, rifugiati, richiedenti asilo e vittime della tratta.
«A questi dati, però si devono aggiungere tutte quelle realtà d’accoglienza e di supporto, impossibili da censire, che in questi anni sono sorte all’interno delle 23 mila parrocchie italiane, nelle associazioni cattoliche, tra le comunità di fede disseminate in tutta la Penisola», dice Giuseppe Rusconi, autore del libro L’impegno (Rubbettino) che cerca di dare una dimensione all’opera di carità della Chiesa.
In diocesi di Torino, tra le pochissime in Italia a essersi dotata di un ufficio dedicato soltanto alla pastorale dei migranti, l’ultimo progetto riguarda la residenza temporanea della Madonna de La Salette, un istituto missionario occupato abusivamente da una novantina di immigrati. «Per regolarizzarli i missionari hanno messo a disposizione i locali che la diocesi sta ristrutturando. Un pool di associazioni e parrocchie gestiranno la struttura trasformandola in progetto di integrazione. La casa servirà anche per le accoglienze d’emergenza», spiega Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana di Torino. Altri 50 profughi dell’ultima ondata sono ospitati nella parrocchia di Nostra Signora della Speranza.
Nella diocesi di Cremona e Vicenza da mesi sono state messe a disposizione ex canoniche e case parrocchiali. Nella diocesi veneta il vescovo Beniamino Pizziol un mese fa ha aperto a quattro migranti del Mali due appartamenti dentro il palazzo vescovile.
Si chiama Casa della solidarietà e raccoglierà la gran parte dei richiedenti asilo accolti a Trento. Un edificio di proprietà della Chiesa trentina è stato dato in comodato gratuito alla Provincia dall’arcivescovo monsignor Luigi Bressan, per la gestione del centro d’accoglienza: oltre ai 70 posti letto, saranno aperte strutture professionali e servizi per il volontariato.
Ad accogliere l’appello di papa Francesco ad aprire le porte agli stranieri hanno risposto anche tantissime parrocchie. Don Doriano Carraro, parroco di Cristo Re e Maria Nascente a Castellina Scalo (Siena), oltre alle nove persone ospitate in casa, ha affittato un albergo per accogliere 16 profughi. Con l’associazione Migranti San Francesco Onlus gestirà un agriturismo per ospitare altri 35 richiedenti asilo, su richiesta della Prefettura.
Centinaia di migranti sono accolti, infine, in ex conventi e case gestite da ordini religiosi. Il progetto “Altro da dire” di Kaleidon, sostenuto dalla Cei, ha fatto un primo censimento di queste strutture. Ne emerge una diffusa realtà di solidarietà: dai Guanelliani a Como, Lecco, Nuova Olonio e Sormano, ai Francescani a Enna, Roma e Piglio; dalle suore Mercedarie a Valverde di Scicli, alle Orsoline di Caserta. A Gorizia le sole suore della Provvidenza ospitano nell’ex convento Nazareno 150 migranti provenienti da Pakistan e Afghanistan.