Quando si ha una voce pubblica, che molte persone ascoltano con fiducia, fare un uso spericolato delle parole non è solo pericoloso: è grave, è da irresponsabili.
Il ministro Salvini, titolo di studio un 48/60 al liceo classico di cui s’è vantato giusto in questi tempi di scritti di maturità, oggi a un comizio ha parlato spericolatamente di vaccini. Il signor Salvini fa il ministro dell’Interno: tra le sue funzioni c’è la responsabilità per la Pubblica sicurezza, dunque non solo parla senza averne titolo di temi che competono alla collega Giulia Grillo che si occupa di Salute, ma rischia di venire meno al proprio dovere servendosi delle parole pubbliche per diffondere informazioni che la comunità scientifica giudica false e in quanto tali capaci di minare la sicurezza delle persone che vi prestino credito.
Il ministro Salvini sa che le sue parole sono ascoltate, sa che ne porta la responsabilità. Sa anche che dovrà mettere in conto di essere considerato politicamente corresponsabile se anche una sola delle persone che l’applaudivano oggi in piazza domani rinuncerà a vaccinare i propri figli, dando credito in buonafede alle sue avventate parole, secondo cui sarebbero «troppi dieci vaccini, inutili, pericolosi se non dannosi», (affermazioni prontamente confutate con una mozione all’unanimità dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri Fnomceo, dalla ministra della Salute Giulia Grillo e da un assortito drappello di autorevoli scienziati), e, a maggior ragione, se, a causa di questo, qualche bambino correrà dei rischi (accade, è già accaduto) e, Dio non voglia, se anche uno solo di questi bambini dovesse rimetterci la salute o la vita.
E se l’eventualità infausta, come speriamo per i bambini, non si verificherà restando un rischio “sulla carta”, non sarà perché le parole non sono pietre (Salvini sa benissimo che lo sono e come tali ama abilmente adoperarle). Ma sarà perché le mamme e i papà, che il ministro Salvini dice di tenere in gran conto, conserveranno, con ogni probabilità, la ragionevolezza di continuare a mettere la salute dei propri bambini nelle mani di un medico, laureato, specializzato e abilitato. Sarà perché saggiamente in tema di vaccini si affideranno sempre al pediatra, chiedendo un secondo parere, se il primo non li dovesse convincere, a un altro pediatra, confrontando tra loro soltanto le argomentazioni di chi ha studiato anni e anni per curare i bambini, lasciando al vento, dove meritano di stare, le parole di chi non ha titolo adeguato per dare pareri in tema di salute delle persone e di sicurezza dei farmaci.
Ps. Preveniamo la replica secondo cui è solo di obbligo/non obbligo che si sta dibattendo. Se anche fosse così non sarebbe un metodo intellettualmente onesto servirsi di argomentazioni smentite dalla comunità scientifica («inutili, dannosi, pericolosi») per sostenere la propria opinione contraria all’obbligo di legge: in tempi di sfiducia nelle competenze è una deriva rischiosissima, comunque la si pensi politicamente. La salute, la scienza non dovrebbero mai essere un fatto di parte, uno strumento di propaganda.