Padre Domenico Calcara, religioso domenicano, 61 anni.
Un legame forte e speciale unisce da sempre la Vergine Maria con san Domenico e con l'ordine da lui fondato. A 800 anni dalla scomparsa (ma sarebbe più corretto dire, “nascita al cielo") di questo immenso uomo di Dio, ripercorriamo (almeno nelle tappe più importanti) la storia di costante affidamento alla Vergine che da sempre caratterizza la famiglia domenica. Una storia fatta di incessante preghiera e di tanti segni concreti.
La memoria liturgica celebra, attualmente, la morte di san Domenico l’8 agosto anche se in realtà tornò alla casa del Padre il giorno 6 dello stesso mese nel 1221 a Bologna. Per questo ottavo centenario, la famiglia domenicana celebra uno speciale giubileo e in tale occasione padre Giovanni Calcara, domenicano, 61 anni, del santuario di San Domenico a Soriano Calabro (Vibo Valentia) ha scritto un inno, Domenico Uomo tutto di Dio, con Claudio Misuraca, musicista 35 anni.
Per comprendere quanto sia forte il legame tra Domenico di Guzmàn (nato in Spagna nel 1170) e la Vergine, basti pensare che è definito il “santo del Rosario”, preghiera da intendersi come meditazione del Vangelo e capace di afratellare tutti, teologi e gente del popolo.
Gli episodi più importanti della vita di san Domenico sono connotati dal rapporto con la Vergine. «Possiamo cominciare dalla conversione delle catare, eresia diffusa nel Sud della Francia», spiega padre Calcara. «Domenico chiede pregando intensamente la Madonna: cosa posso fare per loro? La risposta non tarda a venire: la Vergine gli indica un luogo, Pruille, e una chiesa dove realizzare una comunità. Di fatto questo è il primo “atto costitutivo” della fondazione dell’Ordine Domenicano (1206) che vede prima la fondazione delle monache poi dei frati.
Non solo. Domenico vedeva la Vergine intenta a benedire i frati, a proteggerli sotto il suo manto, a suggerire loro ciò che dovevano dire. «Maria è sempre con noi: è persino la stilista del nostro abito avendolo mostrato per la prima volta al Beato Reginaldo d’Orleans, la cui cinta ha la corona», dice padre Calcara. Sarà il domenicano beato Alain de la Roche a codificare dopo la metà del 1400 il rosario come lo conosciamo e a fondare le prime confraternite che, poi, si diffusero in tutta Europa. I domenicani, su suggerimento di Maria, non sono solo i frati della preghiera: San Pietro da Verona nella seconda metà del duecento affianca alle confraternite mariane quelle delle opere della Misericordia che esistono ancora oggi.
Il Magistero della Chiesa riconosce i domenicani come «custodi, propagatori, e diffusori di questa salutare preghiera» che tuttora la Famiglia Domenicana continua a diffondere. Oggi il nostro Ordine ha il compito specifico di richiamare la necessità che il Rosario sia valutato per la sua essenza contemplativa più che recitativa», aggiunge padre Calcara. Non dimentichiamolo: questa preghiera è il Vangelo e il Vangelo è il Rosario. Senza la contemplazione l’orazione rischia di diventare ripetitiva.
Infine, secondo l’affermazione di Jannsen Cornelius (1634), il corpo di san Domenico riposa a Bologna, ma il suo spirito è a Soriano. E il frate cooperatore nella notte fra il 14 e il 15 settembre 1530 ha ricevuto dalla Madonna, accompagnata da Santa Maria Maddalena e Santa Caterina d’Alessandria una tela che rappresenta san Domenico con un libro in mano. È l’unica apparizione al mondo in cui la Vergine porta un’immagine di un Santo.