«La responsabilità che deve regolare il rapporto tra ognuno di noi e la comunità deve essere in continua crescita, tenendo conto che il Covid-19 è sempre in agguato e che altri virus come la violenza la camorra, la mancanza di lavoro e di futuro per i giovani infestano la vita quotidiana di Napoli e del suo territorio. Ma San Gennaro ci è vicino affinché noi possiamo sconfiggere questi mali e affrontare il domani più forti». Le parole dell’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe echeggiano in un Duomo semivuoto.
Ore 10.02, anno 2020, anno della pandemia. Sui registri dove si annotano tutti i dati dei miracoli compiuti da San Gennaro non si potrà omettere questa informazione. E nemmeno il fatto che San Gennaro ha “dovuto” compiere il miracolo della liquefazione del sangue davanti ad un ristretto numero di fedeli presenti fuori e dentro il Duomo. La pandemia da Covid-19 colpisce anche le celebrazioni del Santo Patrono di Napoli e così quest’anno non si è potuta onorare la reliquia del Santo con il tradizionale bacio da parte dei fedeli così come non si può entrare liberamente in chiesa per una preghiera: l’ingresso è stato consentito solo a 200 persone (compresi celebranti e coro). Limitate pure le “invocazioni” delle cosiddette parenti di San Gennaro che di solito trascorrevano le ore precedenti alla giornata del 19 settembre nella cappella chiedendo insistentemente al Patrono il miracolo. Cori di preghiere fatte ad alta voce in cui si potevano sentire espressioni dialettali. Come quelle recitate durante la terribile eruzione del Vesuvio del 1794, che provocò morti e distruzione: “Faccia ‘ngialluta, accurre e stuta ‘sta vampa de lo ‘nfierno. Ora pro nobis” cioè “Faccia gialla, (alludendo al busto di oro del Santo) accorri e spegni questa vampata che proviene dall’inferno. Prega per noi”.
«Ora si apre un capitolo tutto nuovo per Napoli»
La “vampata” questa volta è il fuoco della pandemia che non si è ancora spento e che in Europa fa ancora più paura di prima: «Prego San Gennaro affinché faccia guarire tutti i malati e perché finisca quanto prima questa pandemia che ci sta distruggendo psicologicamente, fisicamente e anche spiritualmente» le parole dell’arcivescovo che non nascondono la tristezza che caratterizza ormai questo periodo e come fanno sapere dalla Curia, «provocano sofferenza» per le limitazioni che, per forza di cose, impediranno a molti fedeli di essere presenti. Per il cardinale questa è l'ultima festa di San Gennaro, dopo aver raggiunto i limiti di età ha già trascorso a Napoli i due anni di proroga decisi dal Papa e si attende, tra fine settembre ed inizio ottobre, la nomina del suo successore.
Le sue parole nel giorno della festa del Patrono ribadiscono ancora una volta il suo profondo legame con la città: “La pandemia apre per Napoli un capitolo tutto nuovo e di prospettiva; oggi tocca a noi trovare insieme la via per uscire da questa crisi più forti e a testa alta», dice, «la lunga chiusura di aziende e negozi con il calo dei consumi dei mesi scorsi ha messo in ginocchio l’economia, anche a Napoli e in Campania. Abbiamo visto crescere, in una realtà già critica, nuove fasce di povertà, mentre i poveri sono diventati più poveri. Anche su questo versante San Gennaro non ha fatto mancare la sua protezione e intercessione per cui la Provvidenza ha mosso il cuore della solidarietà sia nel campo sanitario, sia in persone sensibili e generose che non hanno fatto mancare il loro concreto aiuto a tantissime famiglie indigenti”.
Intanto per la celebrazione di San Gennaro sono stati severamente vietati gli assembramenti e il tradizionale bacio dei fedeli alle reliquie del sangue del Patrono ma la Curia ha previsto un maxischermo nella basilica di Santa Restituta per altre 100 persone e due maxischermi sul sagrato del Duomo per altre 300 persone.
Nel giorno della celebrazione le porte del Duomo si sono aperte alle 9, più tardi, dunque, rispetto agli anni scorsi. Niente messa delle 8, al termine della quale sarebbero state necessarie le operazioni di sanificazione prima di consentire l'accesso dei fedeli per San Gennaro.
Alle 9.45 il cardinale si è recato nella Cappella del Santo, dove con l'aiuto dell'Abate, monsignor Vincenzo De Gregorio, il sindaco Luigi de Magistris, e il vicepresidente della Deputazione di San Gennaro, il duca Riccardo Carafa d'Andria, ha aperto la cassaforte che contiene il reliquiario con le ampolle del sangue. Il miracolo vuole essere il segno per una speranza futura, e non è un caso che quest’anno la raccolta dell’olio per la lampada votiva del Santo sia stato offerto dagli enti associativi che operano nel mondo socio-sanitaro, la raccolta, infatti, è stata coordinata dal dottor Aldo Bova, presidente del Forum Nazionale Socio-Sanitario. L’accensione della lampada votiva da parte dell’arcivescovo avverrà dopo aver venerato le reliquie del Santo Patrono, con una delle fiaccole portate da quattro tedofori del Centro Sportivo Italiano.