È Dottore della Chiesa, teologo, fu il
secondo vescovo patriarca di Costantinopoli (l’odierna Istanbul, in Turchia) e il
soprannome di Crisostomo, cioè, “bocca d'oro”, gli venne dato tre secoli dopo
dai bizantini per la sua straordinaria eloquenza. San Giovanni, unanimemente
considerato il maggiore oratore cristiano dei primi secoli, ha come emblema le
api e il Bastone pastorale. Anche la Chiesa ortodossa lo venera come santo. Dei
suoi numerosi scritti il volumetto “Sul sacerdozio” è diventato un classico
della spiritualità sacerdotale.
Giovanni Crisostomo, bassorilievo bizantino dell'XI secolo, Musée du Louvre, Parigi
Originario di Antiochia
Educato dalla madre, S. Antusa, Giovanni
(nato ad Antiochia, probabilmente nel 349) negli anni giovanili condusse vita
monastica in casa propria. Poi, mortagli la madre, si recò nel deserto e vi
rimase per sei anni, dei quali gli ultimi due li trascorse in solitario ritiro
dentro una caverna, a scapito della salute fisica. Chiamato in città e ordinato
diacono, dedicò cinque anni alla preparazione al sacerdozio e al ministero
della predicazione. Ordinato sacerdote dal vescovo Fabiano, ne diventò zelante
collaboratore nel governo della chiesa antiochena. La specializzazione
pastorale di Giovanni era la predicazione, in cui eccelleva per doti oratorie e
per la sua profonda cultura. Pastore e moralista, si mostrava ansioso di
trasformare il comportamento pratico dei suoi uditori, più che soffermarsi
sulla esposizione ragionata del messaggio cristiano.
L’arrivo a Costantinopoli
Nel 398 Giovanni di Antiochia - - fu chiamato a succedere al patriarca Nettario
sulla prestigiosa cattedra di Costantinopoli. Nella capitale dell'impero
d'Oriente Giovanni esplicò subito un'attività pastorale e organizzativa che
suscita ammirazione e perplessità: evangelizzazione delle campagne, creazione
di ospedali, processioni anti-ariane sotto la protezione della polizia
imperiale, sermoni di fuoco con cui fustigava vizi e tiepidezze, severi
richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili al richiamo
della ricchezza. I sermoni di Giovanni duravano oltre un paio d'ore, ma il
dotto patriarca sapeva usare con consumata perizia tutti i registri della
retorica, non certo per vellicare l'udito dei suoi ascoltatori, ma per
ammaestrare, correggere, redarguire. Predicatore insuperabile, Giovanni mancava
di diplomazia per cautelarsi contro gli intrighi della corte bizantina.
La traslazione delle reliquie Giovanni Crisostomo nella chiesa dei Santi Apostoli. Miniatura dal "Menologion" di Basilio II
La deposizione e l’esilio
Deposto illegalmente da un gruppo di vescovi
capeggiati da quello di Alessandria, Teofilo, ed esiliato con la complicità
dell'imperatrice Eudossia, venne richiamato quasi subito dall'imperatore
Arcadio, colpito da varie disgrazie avvenute a palazzo. Ma due mesi dopo
Giovanni era di nuovo esiliato, dapprima sulla frontiera dell'Armenia, poi più
lontano, sulle rive del Mar Nero.Durante quest'ultimo trasferimento, il 14
settembre 407, Giovanni morì. Dal sepolcro di Comana, il figlio di Arcadio,
Teodosio il Giovane, fece trasferire i resti mortali del santo a
Costantinopoli, dove giunsero la notte del 27 gennaio 438, tra una folla
osannante.
Gli scritti
La produzione scritta di Giovanni Crisostomo è copiosissima: comprende alcuni trattati e diverse centinaia di omelie dedicate in gran parte all'esegesi delle Scritture. Alcuni di questi trattati sono: "Contro coloro che si oppongono alla vita monastica", "Sul sacerdozio", "Istruzioni per i Catecumeni".
Fra le omelie esegetiche superstiti sessantasette sono dedicate alla Genesi, quarantanove ai Salmi, novanta al Vangelo di Matteo, ottantotto al Vangelo di Giovanni e cinquantacinque agli Atti degli Apostoli. Fra i discorsi non esegetici vi sono cinque omelie "Sull'incomprensibilità della Natura Divina", otto "Contro i Giudei", ventuno "Omelie per le Statue".