Un uomo determinato, appassionato, dotto. Il ritratto che emerge dal documentario Luigi Gonzaga. Volti di un santo, in onda su Tv2000 il 21 giugno alle ore 9 e in replica sabato alle ore 23 e domenica alle ore 00.15, riporta alla luce la figura di un uomo innamorato della vita, la cui storia non poteva non ispirare intere generazioni: San Luigi Gonzaga (1568-1591). Mantovano, san Luigi è stato a lungo indicato come un modello da seguire per i giovani. A volte, purtroppo, con qualche semplificazione: c’è chi riduceva la sua vita alla scelta di castità o chi, addirittura, connotava in maniera troppo sentimentale tale figura. San Luigi era invece molto più di questo, come ha voluto ricordare la comunità gesuita di Sant’Ignazio a Roma, promotrice di questo documentario, realizzato in occasione dell’Anno Giubilare Aloisiano nei 450 anni dalla nascita del santo. Nel ricostruire la storia di San Luigi Gonzaga, il documentario si concentra su quattro temi: la scelta, la purezza, la vita comunitaria, lo studio. Ognuno viene ricostruito attraverso interviste, inserti animati e parti docu, interpretate da Giulio Forges Davanzati. La regia è di Alberto Di Giglio che firma anche la sceneggiatura insieme a Luigi Boneschi .
«L’attualità di questo santo risiede nella sua capacità di ricordare ai giovani che il futuro è nelle loro mani e nelle loro scelte: san Luigi è un uomo che ha rovesciato i paradigmi del suo tempo», commenta Paolo Ruffini, direttore di Tv2000. «Ai grandi temi del discernimento e della vocazione, si accompagna la grande sfida della libertà personale». Come si ricorderà, infatti, San Luigi nacque in una famiglia di nobili origini: apparteneva alla casata Gonzaga di Castiglione delle Stiviere e il suo destino era ereditare il titolo paterno, diventando un nobile cavaliere, a capo della sua corte. I genitori nutrivano grandi aspettative in lui, affascinati dalle innate doti da leader del proprio figlio. Il nostro, però, decise per tutt’altra strada: voleva entrare nei Gesuiti, la cui regola proibiva qualsiasi carica, sia nobiliare che ecclesiale. Con la famiglia fu scontro aperto ma san Luigi non scese mai a patti: rinunciò al marchesato per ricevere la formazione che il suo cuore desiderava.
«Credo che la determinazione e la capacità di scelta siano due aspetti decisivi di san Luigi, che mancano invece ai giovani occidentali», aggiunge Massimo Nevola, Superiore della comunità gesuita di Sant’Ignazio a Roma, che peraltro nel documentario interpreta il ruolo del superiore di san Luigi, «a 35 anni i ragazzi sono ancora attaccati al borsellino di mamma. C’è chi si atteggia a trasgressivo, o a hippy, ma dura poco: tutti, alla fine, tornano nei ranghi».
L’ambizione dei Gesuiti è proprio quella di promuovere la figura del santo tra i ragazzi: «Effettivamente l’impressione è che l’immagine di san Luigi come modello per i giovani si sia appannata nel tempo, nonostante la notorietà vantata in passato dal santo», ammette padre Federico Lombardi, presidente del Cda della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger- Benedetto XVI, «da un lato ha influito la lontananza temporale di questa storia, dall’altro l’approccio devozionale con il quale veniva proposta. Il documentario, invece, centra bene gli aspetti “parlanti” per la gioventù di oggi: la scelta, lo studio, la vita comunitaria e anche la purezza. Quest’ultima, in particolare, non va sottovalutata». San Luigi fece infatti precocemente voto di castità: non come forma di sacrificio, ma come espressione di una donazione totale di sé. Il che lo rende, agli occhi del mondo, ancora più trasgressivo…
Francesca D'Angelo