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mercoledì 26 marzo 2025
 
il libro
 

Martino, il Santo della fratellanza che parla anche al nostro tempo

10/11/2022  Il salentino Giuseppe Cassini, saggista e appassionato di storia locale, dedica un volume al “Vescovo del mantello” ripercorrendone la biografia ed evidenziando l’attualità della sua figura. Con un accostamento suggestivo con don Tonino Bello, il “pastore degli ultimi” che si spogliò delle insegne del potere per servire i poveri

È uno dei Santi più amati e celebrati in Occidente. È patrono della Francia e in Italia, da Nord a Sud, di oltre centoventi comuni. La Conferenza episcopale italiana lo ha proclamato l’anno scorso patrono del volontariato. Agli inizi del Trecento, Simone Martini ha affrescato dieci episodi della sua vita nella Basilica inferiore di Assisi. Nel 2009, è stato inaugurato un itinerario europeo di pellegrinaggio che, sotto il nome di Via Sancti Martini, unisce, oltre ai luoghi di nascita e di morte del santo, anche varie località in Italia, Croazia e Germania.

San Martino di Tours è una delle figure dove storia, agiografia e leggenda più s’intrecciano fino a creare una vera e propria mitologia. Al Santo è dedicata anche il termine “cappella”, che oggi designa un luogo di culto e che anticamente era il nome del mantello corto portato anticamente dagli uomini d’arme, lo stesso che Martino, vescovo di Tours nel 371, indossava quando con la spada lo tagliò per donarne la metà a un mendicante. Come è noto, conservata tra le reliquie dai re merovingi, la cappa di Martino venne poi trasferita da Carlo Magno nell’oratorio Palatino di Aquisgrana che così prese il nome di Aix-la-Chapelle.

Taviano, piccolo centro del Salento a due passi da Gallipoli, è uno dei comuni italiani che ha per patrono San Martino. È anche per questo motivo che Giuseppe Cassini, docente e dirigente scolastico in pensione, saggista e appassionato di storia locale, ha voluto approfondire la figura del vescovo della carità nel bel volume San Martino di Tours - La sua opera, il suo pensiero, il suo tempo, edito da Congedo Editore nella Collana Biglioteca di cultura pugliese e con un ricco apparato iconografico che documenta l’importanza e la popolarità di questa figura anche per la storia dell’arte.

L'autore Giuseppe Cassini e la copertina del libro

Quella di Cassini non è una biografia cronologica, né tantomeno ingenuamente agiografica, ma è costruita e pensata per argomenti dove la vicenda del Santo viene riletta alla luce della contemporaneità con rigore scientifico e una critica, a tratti serrata, delle fonti storiche.

Il punto di partenza è la Vita Martini scritta da Sulpicio Severo, primo biografo del Santo oltre che suo discepolo, scritta quando san Martino era ancora in vita. Un testo che, al netto di alcuni eccessi agiografici, resta, spiega l’autore, «una pietra miliare della storia del Cristianesimo antico».

Nato da genitori pagani in Pannonia, l’attuale Ungheria, intorno al 316, Martino fu indirizzato dal padre alla carriera militare. Ancora adolescente, incontrò il Cristianesimo e, superando molte difficoltà, si iscrisse tra i catecumeni per prepararsi al Battesimo che ricevette intorno ai vent’anni, ma dovette ancora a lungo rimanere nell’esercito, dove diede testimonianza del suo nuovo genere di vita: rispettoso e comprensivo verso tutti, trattava il suo inserviente come un fratello, ed evitava i divertimenti volgari. Congedatosi dal servizio militare, si recò a Poitiers, in Francia, presso il vescovo Ilario. Da lui ordinato diacono e presbitero, scelse la vita monastica e diede origine, con alcuni discepoli, al più antico monastero conosciuto in Europa, a Ligugé. Circa dieci anni più tardi, i cristiani di Tours, rimasti senza pastore, lo acclamarono loro vescovo.

Da allora Martino si dedicò con ardente zelo all’evangelizzazione delle campagne e alla formazione del clero. Anche se a lui vengono attribuiti molti miracoli, san Martino è famoso soprattutto per un atto di carità fraterna. Ancora giovane soldato, incontrò per la strada un povero intirizzito e tremante per il freddo. Prese allora il proprio mantello e, tagliatolo in due con la spada, ne diede metà a quell’uomo. La notte gli apparve in sogno Gesù, sorridente, avvolto in quello stesso mantello. Un gesto che secondo Benedetto XVI, esprime pienamente quella «logica della condivisione, con cui si esprime in modo autentico l’amore per il prossimo e ci aiuta a comprendere che soltanto attraverso un comune impegno di condivisione, è possibile rispondere alla grande sfida del nostro tempo: quella cioè di costruire un mondo di pace e di giustizia, in cui ogni uomo possa vivere con dignità. Questo può avvenire se prevale un modello mondiale di autentica solidarietà, in grado di assicurare a tutti gli abitanti del pianeta il cibo, l’acqua, le cure mediche necessarie, ma anche il lavoro e le risorse energetiche, come pure i beni culturali, il sapere scientifico e tecnologico».

Giuseppe Cassini, che ha pubblicato il libro in collaborazione con la parrocchia di Taviano intitolata proprio a San Martino, esplora e approfondisce molto bene, tra gli altri, un aspetto fondamentale della figura del Santo: quella di aver saputo coniugare la vocazione ascetica, da monaco, con la gestione del potere, da vescovo, sempre avendo come riferimento gli ultimi, da difendere e proteggere, in un periodo dove la lotta alle eresie non lesinava anche il ricorso alla violenza.

Molto intrigante risulta l’accostamento che l’Autore fa tra San Martino e il venerabile don Tonino Bello, vescovo di Molfetta dal 1982 al ’93. Pur nella radicale differenza del contesto storico e delle urgenze che il Santo dovette affrontare, come quella di comporre gravi dissidi ecclesiali innescati da accese dispute ideologiche e dottrinali, resta un parallelo di grande suggestione perché l’attenzione agli ultimi e la carità fraterna furono alla base dell’agire di queste due figure, lontane cronologicamente ma vicine dal punto di vista della testimonianza evangelica.

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