Torino: le Porte Palatine, che ricordano ciò che fu l'antica Julia Augusta Taurinorum.
Lo si ricorda, festeggiandolo, come primo vescovo di Torino semplicemente perché non c'è giunta traccia di (possibili) predecessorio. Di san Massimo non si sa con precisione quando nacque (sicuramente dopo il 350 dopo Cristo) nè quando morì (si ipotizza il 423 d.C. ma non è scluso che visse più a lungo). Di certo Massimo vide la luce nell’Italia settentrionale nella seconda metà del IV secolo e fu chiamato a reggere la nuova cattedra episcopale di Julia Augusta Taurinorum appena eretta dal suo maestro sant’Eusebio di Vercelli. E' altresì acclarato che fu discepolo di sant'Ambrogio.
Carattere mite, fede temprata, un'epoca storica difficile segnata dalle crescenti "invasioni barbariche" che sgretovalano l'impero romano (Goti, soprattutto), san Massimo scrisse molto. Sono giunti fino a mnoi 116 sermoni, 118 omelie e 6 trattati, oggetto di un attento esame di autenticità, in quanto alcuni di essi potrebbero essere in realtà attribuibili ad altri autori, anche se nessuno mette in dubbio che il corpus principale di tali opere sia innegabilmente di Massimo. Nel 397 fu testimone del martirio dei Santi Alessandro, Sisinnio e Martirio, vescovi missionari in Rezia. I suoi testi ci danno l’opportunità di scoprire i costumi e le condizioni di vita della popolazione piemontese e lombarda ai tempi delle invasioni gotiche, in un’omelia è contenuta la descrizione della distruzione di Milano operata da Attila.
Torino: il Duomo di San Giovanni Battista. Sullo sfondo la Cappella della Sindone.
Sembra che san Massimo abbia preso parte al Sinodo di Milano nel 451, comparendo tra i firmatari di una lettera inviata in tale occasione al papa San Leone Magno. E pare, inoltre, che abbia presenziato al Concilio di Roma nel 465. In un documento di quest’ultimo la firma di Massimo segue immediatamente la firma del papa Ilario ed essendo la precedenza determinata dall’età si può supporre che fosse già parecchio anziano e si morto non molto tempo dopo. Molti storici collocano però la sua morte assai prima, solitamente verso il 423. La fama di santità circondò il vescovo Massimo già in vita e la venerazione nei suoi confronti fu perpetuata dai fedeli dopo la sua morte. Il suo culto non incontrò però purtroppo particolare fortuna nei secoli successivi.
A Torino nel XIX secolo gli furono dedicati un edificio sacro e la strada ad esso adiacente. Solo dal 2004 nel Duomo di San Giovanni Battista, in occasione del rinnovo degli arredi liturgici del presbiterio voluto dall’allora arcivescovo, il cardinal Severino Poletto, san Massimo è stato raffigurato sulla nuova cattedra episcopale destinata ai suoi successori. Recentemente anche la nuova parrocchia ortodossa russa di Torino è stata a lui dedicata. Nel suo calendario liturgico l’intera Regione pastorale piemontese, comprendente le diocesi di Valle d’Aosta e Piemonte tranne Tortona, commemora il primo vescovo (protovescovo) di Torino il 25 giugno.