Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 19 maggio 2025
 
dossier
 

Oscar Romero, gli ultimi tre anni di un prete scomodo

13/07/2016  Alla Festa del Teatro di San Miniato, organizzato dall’Istituto del Dramma Popolare, debutta per la prima volta in Europa un testo di Samuel Rovinski, "Il martirio del pastore", incentrato sugli ultimi tre anni di vita di monsignor Romero, arcivescovo di San Salvador, impegnato nella difesa dei diritti umani nel paese centroamericano.

Alla LXX Festa del Teatro di San Miniato, organizzato dall’Istituto del Dramma Popolare, debutta per la prima volta in Europa, un testo di Samuel Rovinski - drammaturgo della Costa Rica, scomparso nel 2013 - Il martirio del pastore, incentrato sugli ultimi tre anni di vita di Monsignor Romero, arcivescovo di San Salvador, impegnato nella difesa dei diritti umani nel paese centroamericano.

Romero, per le sue frequenti omelie contro la dittatura militare, viene ucciso il 24 marzo 1980 e viene beatificato nel 2015 da papa Francesco che, con proprio decreto del 3 febbraio 2015, ha riconosciuto il martirio in odium fidei. Per ricordare la sua figura e il suo impegno a favore dei contadini oppressi dai proprietari terrieri, il regista Maurizio Scaparro affida ad Antonio Salines (nella foto in alto), che aveva conosciuto personalmente Rovinski, il ruolo del protagonista.

Ricorda Antonio Salines: «Negli anni Novanta mi trovavo in Costa Rica con la mia compagnia e, al Teatro Nazionale, ho visto un allestimento del testo, rappresentato in tutta l’America latina, e ho conosciuto l’autore, una persona speciale. Sono rimasto sbalordito dalla bellezza con cui viene narrata la storia di Romero che, attraverso le sue denunce delle violenze e delle torture sui campesinos sudamericani, e delle sparizioni di persone, tra cui molti bambini sottratti alle famiglie, era diventato un prete “scomodo”. Per anni ho sognato di rappresentare Il martirio del pastore in Italia, così recentemente l’ho proposto al presidente della Fondazione Istituto del Dramma Popolare, Marzio Gabbanini, e, poiché gli è subito piaciuto, diretti da Maurizio Scaparro, stiamo per debuttare. Ho aspettato questo momento per anni, col desiderio di illustrare la situazione di allora, ma, purtroppo, oggi in America Latina non è cambiato molto; inoltre, contro la Chiesa Cristiana anche nel resto del mondo si verificano terribili massacri. Ho avuto la fortuna di incontrare per questa messinscena un regista come Scaparro, che conoscevo da tempo, e con il quale lavoro da tre anni con la tournée di Aspettando Godot».

Maurizio Scaparro prosegue a tratteggiare la peculiarità di Romero: «Abbiamo deciso di proporre la vicenda di Romero, per colmare il silenzio di anni e per far conoscere il martire della Chiesa, così io, da laico, che non ho il privilegio di credere, ho potuto capire a fondo la sua missione religiosa ed umana: infatti, attraverso Samuel Rovinski, si riesce a dare un’idea della vita quotidiana dei campesinos per cui si batteva Romero e del loro difficile rapporto di convivenza con i padroni. Romero utilizzava il mezzo radiofonico per sensibilizzare le persone in tutta l’America latina, considerando la sua non solo una lotta necessaria, ma una difesa di principi sacri per arrivare al riscatto dei poveri, con l’uso di parole semplici e pacate; infatti la sua è stata una vera rivoluzione pacifica, attraverso la via cristiana della conversione e della non-violenza».

Antonio Salines, che si è già esibito diverse volte a San Miniato, da quando ha conosciutoo la Festa del Teatro, grazie al suo maestro, il regista Orazio Costa, spiega quanto oggi la situazione in cui verte il teatro in Italia sia complicata: «Una volta c’era un’attenzione maggiore per il teatro, in tanti anni che lavoro ho visti molti cambiamenti, oggi la situazione è molto diversa rispetto a quando ho iniziato, allora, quando mi scritturavo con altre compagnie, partivo da Roma con un baule e tornavo dopo sei mesi di tournée, ora è già tanto se uno spettacolo gira per un paio di mesi. Se fossi un giovane attore, forse cambierei mestiere, invece bisogna resistere. Anche il Teatro Belli che gestisco a Roma, in cui posso sperimentare nuovi spettacoli, doveva essere trasformato in una birreria; ora, a causa della nuova legge, mi hanno tolto le piccole sovvenzioni che avevo, perché la mia sala ha meno di 200 posti, ma io resisto, anche se certe mattine mi sveglio e mi chiedo come farò ad andare avanti, e quando io non ci sarò più, diventerà davvero una birreria?….».

«È un momento non facile della vita non solo del teatro - prosegue Scaparro - ma in generale, d'altronde il teatro è specchio dei tempi e purtroppo i nostri tempi sono bui, mentre stiamo parlando sono appena accaduti terribili attentati, ma non bisogna farsi prendere dallo sconforto, né avere reazioni violente, è meglio essere molto fermi e credere che, nonostante il periodo che passiamo, il teatro oggi è più vivo che mai, infatti se il teatro ha tremila anni una ragione ci sarà». Il regista si sofferma anche a ricordare la recente scomparsa di Giorgio Albertazzi: «fare l’attore richiede anche una grande professionalità, non è un istinto: Albertazzi professionalmente era eccezionale, sapeva fare bene qualunque cosa e lo ha sempre dimostrato, ma sapeva anche ascoltare; infatti l’ho diretto in Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, spettacolo che gli ha dato la popolarità, ma quando doveva dire le ultime parole dell’imperatore, “cerchiamo di entrare nella morte ad occhi aperti”, io gli ho chiesto di dire questa frase sorridendo e non con tristezza: per fare un esempio semplice, la regia è anche questo, dare un segno profondo per come pronunciare le parole, anche se un attore come Giorgio le sapeva dire in tutte le maniere». 

IL MARTIRIO DEL PASTORE: DOVE & QUANDO

IL MARTIRIO DEL PASTORE, di Samuel Rovinski (adattamento di Eleonora Zacchi). Con Antonio Salines e Edoardo Siravo e con (in ordine di apparizione) Gianni De Feo, Riccardo De Francesca, Michele De Girolamo, Fabrizio Bordignon, Gabriella Casali, Eleonora Zacchi, Alessandro Scaretti, Marco De Francesca. Regia di Maurizio di Scaparro. Traduzione ed elaborazione del testo di Eleonora Zacchi. Canti popolari eseguiti da Gianni De Feo. Musiche originali di Eduardo Contizanetti. Impianto scenico di Maurizio Scaparro. Costumi di Giuliana Colzi. Luci di Marco Messeri. Produzione Fondazione Istituto Dramma Popolare – Compagnia Teatro Belli di Antonio Salines Srl e Associazione Culturale Arca Azzurra.

A
San Miniato, Piazza Duomo dal 14 al 20 luglio 2016, ore 21.30. Info: Fondazione Istituto Dramma Popolare San Miniato, Piazza della Repubblica, 13 - 56028 San Miniato PI, tel. 0571 400955, tel. e fax 0571 418289, segreteria@drammapopolare.it, http://www.drammapopolare.it/info.jsp

Multimedia
Romero è beato, festa a San Salvador. Il Papa: «Seppe ascoltare la sofferenza del suo popolo»
Correlati
WhatsApp logo
Segui il nostro canale WhatsApp
Notizie di valore, nessuno spam.
ISCRIVITI
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo