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venerdì 11 ottobre 2024
 
 

San Paolo della Croce

20/01/2012 

Il Fondatore dei Passionisti, uno dei grandi mistici del ‘700 italiano, nacque a Ovada, in provincia di Alessandria, il 3 gennaio 1694 da una famiglia agiata che però, a causa dei torbidi politici dell’ultimo ‘600 e di varie disgrazie (la morte di nove dei quindici figli di Luca e Anna Maria Massari) si trovò ad un certo punto in gravi difficoltà economiche e fu costretta a trasferirsi prima a Castellazzo Bormida, poi a Cremolino e a Campo Ligure per esercitarvi il commercio. Paolo si dava da fare per aiutare i genitori in questa attività e nei lavori di casa. Tra il 1713 e il 1714, dopo avere ascoltato la predica di un parroco, sperimentò quella che in seguito avrebbe definito la sua prima «conversione a penitenza» affermando che solo allora «aveva cominciato a conoscere veramente il suo Dio». Più tardi si sentì spinto a ritirarsi alla Madonna del Monte Gazzo, in Liguria, a portare «una povera tonaca nera» e ad «andare scalzo, vivere con altissima povertà; insomma, con la grazia del Signore, fare vita penitente». Purtroppo, essendo obbligato ad aiutare i familiari, dovette rinunciare a questo genere di vita.

Il 23 aprile 1719 il vescovo di Alessandria gli conferì il sacramento della Cresima e nell’estate del 1720, a Castellazzo, egli fu «elevato in Dio con altissimo raccoglimento, con scordamento di tutto e grandissima soavità interiore. In questo tempo», racconterà, «mi vidi in spirito vestito di nero sino a terra, con una croce bianca in petto e sotto la croce avevo scritto il none santissimo di Gesù in lettere bianche». Seguirono altre visioni, nell’ultima delle quali la Vergine lo liberò da ogni dubbio circa la sua vocazione.

Due anni prima lo zio don Cristoforo Danei, morendo, lo aveva lasciato erede dei suoi beni purché si facesse una famiglia, ma lui aveva rinunciato al matrimonio e, vivendo in povertà, raggiunse alti gradi di unione mistica, imponendosi rigide penitenze e dedicandosi al servizio dei poveri e degli infermi. Presto a lui si unirono alcuni amici, suoi primi discepoli: il vescovo lo rivestì di una tunica nera da eremita ed egli cominciò a tracciare una prima stesura delle Regole dell’Istituto che aveva in mente di fondare e per ottenerne l’approvazione dal papa si recò a Roma, ma ne fu respinto. Ritiratosi all’eremo dell’Annunziata sull’Argentario, tornò in patria e dopo vari trasferimenti fu chiamato nella diocesi di Troia, nel Foggiano, dal vescovo mons. Cavalieri, il quale, dopo avergli suggerito alcune modifiche alle Regole, lo incoraggiò à a tornare a Roma con sue lettere commendatizie. Là Paolo fu ricevuto da Benedetto XIII che gli accordò la facoltà di riunire dei compagni. Nella primavera del 1726 il cardinale Corradini lo invitò ad occuparsi degli infermi presso l’ospedale di San Gallicano, dove il santo diede prova di una dedizione eroica e, sollecitato poi dagli amici romani, accondiscese a ricevere gli Ordini sacri. Dopo aver frequentato lo studio teologico dei Frati Minori, il 7 giugno 1727 fu ordinato sacerdote dal papa nella basilica di San Pietro, stabilendosi poi nuovamente sull’Argentario nel romitorio di Sant’Antonio.

Nel giro di pochi mesi l’Istituto prese consistenza e i suoi membri iniziarono il loro fecondo apostolato nelle diocesi della Maremma. Successivamente, tra molte difficoltà non esclusa una certa ostilità del clero, la penuria di mezzi e le operazioni belliche contro l’allora Stato dei Presidi, sorsero i “ritiri” (così egli chiamava i suoi conventi) nel Viterbese (a Vetralla, Soriano nel Cimino e Tuscania) e in altre località laziali presso Frosinone (a Ceccano, Favaterra e Paliano), a Terracina, a Montecavo, Tarquinia e a Roma. Nel 1761 a Monte Argentario aveva preso il via il noviziato, mentre dieci anni dopo, dopo molti anni di penosa gestazione, si realizzò a Tarquinia anche il primo monastero di monache Passioniste, che nell’intenzione del Fondatore doveva essere una scuola di orazione per le donne, ammettendole anche in clausura per gli esercizi spirituali. Da questo monastero nel 1811 si svilupparono, per opera della marchesa Maddalena Frescobaldi Capponi, le suore Passioniste di S. Paolo della Croce dedite all’educazione delle giovani cadute nella prostituzione o in pericolo di cadervi.

Seri ostacoli il santo incontrò per quanto riguarda le Regole, giudicate troppo austere, ma poi sempre approvate da Benedetto XIV, Clemente XIII, Clemente XIV e Pio VI, e rimaste essenzialmente inalterate. La professione del santo risale all’11 giugno 1741 e da allora egli assunse il cognome «della Croce» cominciando ad esibire sul petto il “segno” della Passione. Il servizio apostolico che trasmise ai suoi figli si esplicò nella predicazione e nella direzione spirituale ad un gran numero di persone. Egli di distinse per l’impegno a convincere la gente, anche la meno colta, a dedicarsi all’orazione e ne fece speciale obbligo ai suoi religiosi. La sua innata soavità si fuse con l’esemplare inflessibilità con cui seppe sostenere parti anche dure per imprimere nella vita della Congregazione quel forte indirizzo ascetico che le meritò la venerazione del clero e dei fedeli di ogni classe sociale.

Nei sei capitoli generali tenuti dal 1747 al 1775 egli fu sempre confermato nella suprema carica di preposito. Il suo zelo convinse a seguirlo il futuro san Vincenzo Strambi, poi vescovo di Macerata e Tolentino, il quale ne scriverà la prima biografia, rivelando anche aspetti meno conosciuti della terribile “notte oscura” che procurò al santo una desolazione spirituale durata oltre quarant’anni e da lui accettata come partecipazione alla passione interiore di Gesù per cooperare alla conversione dei peccatori.

Stremato dagli strapazzi, dalle penitenze e dalle malattie, assai più che dagli anni, Paolo Danei spirava serenamente tra i suoi figli a Roma il 18 ottobre 1775. Circa un anno prima, Clemente XIV si era recato a visitarlo, seguito poi nel marzo del 1775 da Pio VI, entrambi suoi fedeli amici. I processi di canonizzazione si aprirono a Roma il 7 gennaio 1777 e si chiusero il 9 luglio 1779, mentre il processo apostolico si svolse dal novembre 1792 al dicembre 1803. A causa dei torbidi politici, tuttavia, la beatificazione di Paolo della Croce si ebbe soltanto nel 1852 e la canonizzazione il 29 giugno 1867. La Chiesa ha tributato gli onori del culto, oltre che al fondatore, a san Vincenzo Strambi e al beato Domenico della Madre di Dio, anche a san Gabriele dell’Addolorata e a santa Gemma Galgani, vissuta spiritualmente unita ai Passionisti.

 
 
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