Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 23 marzo 2025
 
martiri
 

Paolo Miki e gli altri, i giapponesi crocifissi per la fede

06/02/2022  Fu ucciso nei pressi di Nagasaki insieme ad altri 25 compagni: 2 gesuiti, 6 francescani e 17 connazionali terziari dell’ordine francescano. La Chiesa li ricorda oggi.

È il primo giapponese accolto in un ordine religioso cattolico: il primo gesuita. Nato in una famiglia benestante e battezzato a cinque anni, Paolo Miki entra poi in un collegio della Compagnia di Gesù, e a ventidue anni è novizio. Riesce bene in tutto: solo lo studio del latino lo fa penare; troppo lontano dal suo modo nativo di parlare e di pensare. Diventa invece un esperto di religiosità orientale, cosicché viene destinato alla predicazione, che prevede il dialogo con dotti buddisti. Riesce bene, ottiene conversioni; però, dice un francescano spagnolo, più efficaci della parola sono i suoi sentimenti affettuosi verso il prossimo. Il cristianesimo è penetrato in Giappone nel 1549 con Francesco Saverio, che vi è rimasto due anni, aprendo poi la via ad altri missionari, bene accolti dalla gente. Li lascia in pace anche lo stato, in cui gli imperatori sopravvivono come simboli, mentre chi comanda è sempre il capo militare e politico: lo shogun. Paolo Miki vive anni fecondi di predicazione e di apostolato, percorrendo continuamente il paese. I cristiani diventano decine di migliaia.

Nel 1582-84 c’è la prima visita a Roma di una delegazione giapponese, autorizzata dallo shogun Hideyoshi, e lietamente accolta da papa Gregorio XIII. Ma proprio Hideyoshi capovolge poi la politica verso i cristiani, facendosi persecutore per vari motivi: il timore che il cristianesimo minacci l’unità nazionale, già indebolita dai feudatari; il comportamento offensivo e minaccioso di marinai cristiani (spagnoli) arrivati in Giappone; e anche i gravi dissidi tra gli stessi missionari dei vari Ordini in terra giapponese, tristi fattori di diffidenza. Ed ecco, al tempo di Hideyoshi, una prima persecuzione locale, che coinvolge Paolo Miki.

Arrestato nel dicembre 1596 a Osaka, trova in carcere due gesuiti e sei francescani missionari, con diciassette giapponesi terziari di san Francesco. E insieme a tutti loro egli viene crocifisso su un’altura presso Nagasaki. Prima di morire, tiene l’ultima predica, invitando tutti a seguire la fede in Cristo; e dà il suo perdono ai carnefici. Andando al supplizio, ripete le parole di Gesù in croce: “In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum”. Proprio così le dice: in quel latino che da giovane studiava con tanta fatica. Nel 1862, papa Pio IX lo proclamerà santo. Nell’anno 1846, a Verona, un seminarista quindicenne ha letto il racconto di questo supplizio e ne ha ricevuto la prima forte spinta alla vita missionaria: è Daniele Comboni, futuro apostolo della “nigrizia”, alla quale dedicherà vita e morte, tre secoli dopo Paolo Miki.

Neis, scopria la nuova ed elegante enciclopedia illustrata dei santi

Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
I vostri commenti
9

Stai visualizzando  dei 9 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo