«Io mi sento un po’ come Francesco, anche io mi sono spogliato del male per rivestirmi del bene», così afferma Gianluca, uno dei giovani coinvolti nello spettacolo Francesco povero - che debutta in prima nazionale al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano - per indicare il percorso di rinascita dei ragazzi della comunità di San Patrignano, tesa al recupero dalla tossicodipendenza.
Da diversi anni infatti nella comunità, che ospita 1400 persone, si tengono corsi di recitazione, canto, danza, ma, con il nuovo spettacolo, nasce anche il Polo Artistico San Patrignano per unire i laboratori di teatro, danza, musica, e canto in un progetto comune. Spiega Patrizia Russi, che dopo aver concluso anni fa il suo percorso in comunità, lavora ora per l’affermazione del Polo: “Grazie all’esperienza al Piccolo Teatro con Amleto, due anni fa, abbiamo avuto l’opportunità di dimostrare pubblicamente che veicolare cultura, quando esiste il disagio dell’anima, diventa uno strumento efficace di recupero: il nostro non è solo teatro terapeutico, ma una opportunità per progettare la vita che verrà dopo la comunità, così che i ragazzi capiscano, attraverso una esperienza tangibile, che si può amare il teatro, la musica, la danza e poi trasformare una passione in un lavoro. Infatti è fondamentale offrire a un tossicodipendente, che ha ridotto a pezzi la propria vita, un obbiettivo, per chi si è creato una ferita è un modo di riprendere in mano la propria vita e sfruttare al meglio le proprie potenzialità. Per questo recitare in Francesco povero al Piccolo Teatro, con una così una grande visibilità, diviene un momento di arrivo di un percorso che coinvolge attori, cantanti, costumisti.»
La scelta del testo dedicato al santo di Assisi nasce dall’autore e regista Pietro Conversano che conduce a San Patrignano un laboratorio teatrale dal 2010. Conversano aveva già lavorato con il suo maestro Orazio Costa Giovangigli su Le Petit Pauvre di Jacques Copeau, ma ora porta in scena una sua riscrittura, mai rappresentata, in lingua di Jacopone da Todi, un dialetto umbro marchigiano: «il testo è più vicino a Francesco dal punto di vista spirituale – spiega l’autore - non si ritrova il Francesco che la storia della chiesa ci ha consegnato con la biografia di San Bonaventura, ma il racconto è più legato a Tommaso da Celano e alla Leggenda dei tre compagni. Si scopre così un Francesco molto popolare, pieno di senso mistico e spirituale; nel testo restano pochi episodi celebri, come la predica agli uccelli. Il mio lavoro si è concentrato sui contenuti del messaggio francescano e, nonostante la difficoltà linguistica, possiamo comprenderne bene il senso, come quando leggiamo Dante, anche se non capiamo ogni parola.»
Parte integrante dello spettacolo è il coro nato a San Patrignano nel 2003 con il nome di SanpaSingers e diretto dal maestro Marco Galli, che è molto legato ai suo coristi, tanto che uno di loro è stato il padrino di suo figlio: «il canto è molto diverso dal teatro, imbarazza molto soprattutto i maschi, quando si canta bisogna essere se stessi, non si può atteggiarsi; i cantanti, attraverso una serie di passaggi, imparano a stare in un gruppo poiché la dimensione del coro dà coraggio a chi non ne ha, mentre le persone esuberanti si controllano, rapportandosi con gli altri, poiché infatti non si deve cantare né troppo forte né troppo piano, ma cantare all’unisono, fidandosi degli altri. Io lo chiamo laboratorio di canto consapevole, poiché impari a sentirti veramente parte di un tutt’uno dato che in comunità si vive abitualmente una socialità permanente che non è sempre facile da accettare.»
Aggiunge infatti Conversano: «il gruppo nasce quando vai in scena, è il palcoscenico che unisce, per molti è difficile la convivenza che costringe a esprimere la propria individualità all’interno di un gruppo, cosa che in teatro impari naturalmente.»
Infatti vedendo i ragazzi in scena al Piccolo colpisce l’entusiasmo che mostrano mentre interpretano con serietà e dedizione le proprie parti, e si capisce che si sentono davvero parte di un gruppo, si aiutano, si cercano con lo sguardo in una recitazione che diviene corale: infatti alcuni brani del testo sono recitati da tutti insieme con una sincronia come proveniente da una sola voce.
Alle spalle degli attori i SanpaSinger, disposti in cerchio o a semicerchio, si inseriscono nella recitazione con canti liturgici o con parti cantate. Particolarmente toccanti sono le scene in cui Francesco si spoglia dei suoi abiti damascati e si mette in jeans con una corta tunica con il cappuccio, o recita la predica agli uccelli mentre alcuni ragazzi mimano il volo degli uccelli che li fa sentire liberi, o quando, seduti in terra, dividono il pane, mangiando tutti insieme attori e cantanti.
Tutti i ragazzi recitano con spontaneità e naturalezza, mantenendo la loro espressività anche con l’utilizzo di alcune forme dei loro dialetti d’origine, così da rendere facilmente comprensibile il pur complesso testo di Conversano. I cinquantadue spettacolari costumi di scena sono stati tutti realizzati dalle ragazze della comunità, guidate da una stilista, Ivana Pantaleo che ha insegnano loro a riciclare i materiali, ad assemblarli, lasciando anche spazio per l’iniziativa personale e facendo così scoprire una nuova dimensione di creatività.
Emozionante è il momento finale in cui tutta la compagnia, abbandonati i costumi, appare in scena con le magliette della comunità di San Patrignano, mentre una ragazza recita un monologo sulla fragilità del carattere. E appena le luci si spengono, a indicare che è tutto finito, eccoli pieni di gioia scatenarsi a salutare amici e parenti presenti in sala. E per diffondere le iniziative della comunità è nato anche un giornale, Sanpa, diretto da Carlo Forquet, frutto del Laboratorio semestrale di scrittura e giornalismo, coordinato da Gino Banterla.
Come racconta Ivan, uno dei partecipanti, «il corso è una opportunità per riscoprire passioni come scrivere e grazie alla scrittura ho riscoperto la mia dignità che avevo perso per strada; il nostro giornale serve per portare fuori dalla comunità le nostre conquiste quotidiane e nasce dalla collaborazione così, attraverso questa esperienza appagante, ho anche scoperto che lavorando insieme si rende molto di più.»