Ancor oggi, in India, a Chennai (l'antica Madras), una croce con iscrizione in antico persiano del VII secolo, ricorda il luogo dove, si dice, venne ucciso. San Tommaso si sarebbe spinto molto lontano per annunciare la salvezza portata da Gesù. Discepolo tutt'altro che tiepido, avrebbe evangelizzato Siria e Persia (lo attesta una tradizione che risale almeno a Origene, e dunque collabile attorno al 255 circa). Per un'altra tradizione, più tarda, risalente a san Gregorio Nazianzeno (si aprla del 390), Tommaso avrebbe raggiunto l'alto corso del fiume Indo, nell'India occidentale, per poi trasferirsi nell'India meridionale, dove morì martire.
Lo incontriamo tra gli apostoli, senza nulla sapere della sua storia
precedente. Il suo nome, in aramaico, significa “gemello”. La cosa è rafforzata dal soprannome, Didimo, che significa la stessa cosa in greco. Ci sono
ignoti il luogo di nascita e il mestiere, anche se poteva essere pescatore. Il Vangelo di Giovanni, al capitolo
11, ci fa sentire subito la sua voce. Gesù ha
lasciato la Giudea, diventata pericolosa: ma all’improvviso decide di
ritornarci, andando a Betania, dove è morto il suo amico Lazzaro. I
discepoli trovano che è rischioso, ma Gesù ha deciso: si va. A questo punto interviene Tommaso: «Andiamo anche
noi a morire con lui». E’ sicuro che la cosa finirà male; tuttavia non
abbandona Gesù: preferisce condividere la sua disgrazia, anche
brontolando.
Si fa torto a Tommaso ricordando solo il suo momento
famoso di incredulità dopo la risurrezione. Lui è seguace appassionato. Ma credere non gli è facile, e non vuol fingere che lo
sia. Dice le sue difficoltà, si mostra com’è, ci somiglia, ci aiuta.
Eccolo all’ultima Cena (Giovanni 14): parla come uno un po’
disorientato. Gesù sta per andare al Getsemani e dice che va a preparare
per tutti un posto nella casa del Padre, soggiungendo: «E del luogo
dove io vado voi conoscete la via». Obietta subito Tommaso, candido e
confuso: «Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la
via?». Come un allievo un po’ duro di comprendonio, ma sempre schietto, quando non
capisce una cosa lo dice. E Gesù riassume per lui tutto l’insegnamento: «Io sono la via, la verità e la vita».
Quindi ecco Giovanni, capitolo 20: Gesù è risorto; è apparso ai
discepoli, tra i quali non c’è Tommaso. E lui, sentendo parlare da loro di
risurrezione, esige di toccare con mano. E’ agli altri apostoli e ai discpeoli che
parla, non a Gesù. Gesù comunque viene, otto giorni dopo, e lo invita a
“controllare”... Ed ecco che Tommaso, il pignolo, vola fulmineo ed
entusiasta alla conclusione, chiamando Gesù: «Mio Signore e mio Dio!»,
come nessuno finora aveva mai fatto. E Gesù, di rimando: «Perché mi hai
veduto, hai creduto: beati coloro che non videro e tuttavia
credettero! ». Tommaso è ancora citato da Giovanni al capitolo 21 durante l’apparizione
di Gesù al lago di Tiberiade. Gli Atti (capitolo 1) lo nominano dopo
l’Ascensione. Poi più nulla.