Non sono le differenze di carattere («non esiste la moglie perfetta o il marito perfetto, per non parlare della suocera»), le difficoltà materiali, l’impossibilità di fare una festa sontuosa o altre preoccupazioni del genere l’ostacolo maggiore sulla via del matrimonio e di un progetto di vita insieme che duri per sempre. È la «cultura del provvisorio», la tentazione, umanissima e sempre in agguato, di fuggire dal compiere scelte definitive e da tutte le bellezze e le fatiche che tale scelta comporta.
È questo il messaggio che papa Francesco ha affidato alle oltre 20 mila coppie di fidanzati presenti venerdì mattina in una piazza San Pietro dal tepore primaverile per l’incontro di San Valentino dal titolo: “La gioia del sì per sempre”. Tutte coppie che si sposeranno nei prossimi mesi e che per l’occasione hanno ricevuto in dono un cuscinetto con l’autografo “Francesco” sul quale poseranno le fedi nuziali.
Il Papa ha detto che amarsi è quasi un «lavoro artigianale» che va compiuto con pazienza, giorno per giorno, con obiettivi precisi: «Il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito. Crescere anche in umanità. Questo si chiama crescere insieme. Ma questo non viene dall'aria, il Signore benedice, ma viene dalle vostre mani, dai vostri atteggiamenti, procurare che l'altro cresca, lavorare per questo»
Il Pontefice ha ascoltato le testimonianze di tre giovani coppie – due italiane e una straniera – e ha risposto alle loro domande. Poi più volte, come suo solito, ha improvvisato parlando a braccio e offrendo consigli anche pratici.
Per prima cosa ha detto che un progetto di vita insieme che sia per sempre non può fondarsi sull’amore inteso come sentimento perché esso «non è solo un sentimento, uno stato psicofisico», ma è «una relazione», allora è ancora possibile, anche oggi amarsi senza aver paura del «per sempre». Il sentimento «va e viene», è come la «sabbia» di cui parla il Vangelo, mentre l’amore di Cristo, che è «stabile e solido», è la roccia alla quale ancorarsi per non avere paura.
La prima domanda, infatti, era proprio incentrata sulla paura dell’impegno per sempre. «Oggi tante persone hanno paura di fare scelte definitive, per tutta la vita, sembra impossibile… E questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: “stiamo insieme finché dura l’amore”». L’amore, ha detto Francesco, «è una relazione, una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da soli!».
Ma come si cura questa paura del “per sempre”? Il Papa ha dato indicazioni precise: «Si cura giorno per giorno affidandosi al Signore Gesù in una vita che diventa un cammino spirituale quotidiano, fatto di passi, di crescita comune». E il «per sempre», ha precisato Francesco, non è solo «una questione di durata! Un matrimonio non è riuscito solo se dura, ma è importante la sua qualità. Stare insieme e sapersi amare per sempre è la sfida degli sposi cristiani. Chiedete a Gesù di moltiplicare il vostro amore». Poi ha invitato i fidanzati e gli sposi a pregare gli uni per gli altri: «"Signore dacci oggi il nostro amore quotidiano", perché l'amore degli sposi è il pane quotidiano dell'anima». Una preghiera che il Papa ha fatto ripetere per due volte ai presenti in piazza San Pietro.
La seconda domanda da parte di Stefano e
Valentina dalla provincia di Frosinone (leggi qui la loro storia) era una
richiesta di consigli per la vita quotidiana. Il Papa ha risposto con una
piccola catechesi su tre parole che lui considera fondamentali per amarsi e
stare insieme: permesso, grazie, scusa.
«“Permesso?”. È la richiesta gentile di poter
entrare nella vita di qualcun altro», ha detto, «con rispetto e
attenzione. Bisogna imparare a chiedere: posso fare questo? Ti piace che
facciamo così? Che prendiamo questa iniziativa, che educhiamo così i figli?
Vuoi che questa sera usciamo?... Insomma, chiedere permesso significa saper
entrare con cortesia nella vita degli altri. A volte invece si usano maniere un
po’ pesanti, come certi scarponi da montagna! L’amore vero non si impone con
durezza e aggressività... E oggi nelle nostre famiglie, nel nostro mondo, spesso
violento e arrogante, c’è bisogno di molta più cortesia».
«“Grazie”. Sembra facile pronunciare questa
parola - ha spiegato Francesco - ma sappiamo che non è così… Però è importante!
La insegniamo ai bambini, ma poi la dimentichiamo! sappiamo ringraziare? Nella
vostra relazione, e domani nella vita matrimoniale, è importante tenere viva la
coscienza che l’altra persona è un dono di Dio, e bisogna rendere grazie sempre a Dio dei suoi doni. E
in questo atteggiamento interiore dirsi grazie a vicenda, per ogni cosa. Non è
una parola gentile da usare con gli estranei, per essere educati. Bisogna
sapersi dire grazie, per andare avanti bene insieme».
E infine«scusa»: «Nella vita facciamo
tanti errori, tanti sbagli. Li facciamo tutti. Forse non c’è giorno in cui non
facciamo qualche sbaglio. Ecco allora la necessità di usare questa semplice
parola», ha osservato Francesco. «Impariamo a riconoscere i nostri errori e a
chiedere scusa. “Scusa se ho alzato la voce”; “scusa se sono passato senza
salutare”; “scusa se ho fatto tardi”, “se questa settimana sono stato così
silenzioso”, “se ho parlato troppo senza ascoltare mai”; “scusa se mi sono
dimenticato”… Anche così cresce una famiglia cristiana. Sappiamo tutti che non
esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie
perfetta. Non parliamo della suocera perfetta. Esistiamo noi, peccatori. Gesù,
che ci conosce bene, ci insegna un segreto: non finire mai una giornata senza
chiedersi perdono... È abituale litigare tra gli sposi, ma mai finire la
giornata senza fare la pace!». Se non finisci la giornata facendo la pace,
«quello che hai dentro, il giorno dopo è più freddo, è più duro...».
Marco e Miriam, da Massa, hanno raccontato la
loro scelta di sobrietà («non faremo nessuna festa di addio al celibato o
nubilato, le partecipazioni sono scritte a mano, pochi fiori») e hanno chiesto al
Papa alcuni “consigli” sulla festa di nozze. «Fate in modo che sia una vera
festa, una festa cristiana, non una festa mondana!», ha detto, indicando nella
presenza di Gesù - come avvenne alle nozze di Cana - «il segreto della gioia
piena, quella che scalda il cuore veramente».
Francesco ha fatto una battuta: «Immaginate
una festa di nozze dove si finisce bevendo il tè. Non va bene eh. Ci vuole il
vino della gioia», riferendosi al celebre episodio delle nozze di Cana dove «a
un certo punto il vino viene a mancare e la festa sembra rovinata». Ma il vino
della gioia, dice il Papa, lo può dare solo Gesù. Al tempo stesso, ha aggiunto
il Papa, «è bene che il vostro matrimonio sia sobrio e faccia risaltare ciò che
è veramente importante. Alcuni sono più preoccupati dei segni esteriori, del
banchetto, delle fotografie, dei vestiti e dei fiori... Sono cose importanti in
una festa, ma solo se sono capaci di indicare il vero motivo della vostra gioia:
la benedizione del Signore sul vostro amore».