I lettori di Famiglia Cristiana avrebbero voluto ascoltare Bella ciao sul palco di Sanremo nella serata dedicata ai 150 dell'Unità d'Italia. La canzone popolare ottocentesca diventata un inno della Resistenza è risultata la più votata nel sondaggio fra quelle che non sono state selezionate dagli organizzatori del Festival. In realtà, come si ricorderà, Gianni Morandi e soci ci avevano pensato, ma l'avevano abbinata all'inno fascista Giovinezza. Risultato: polemiche a non finire e conseguente decisione di escluderle entrambe, dal momento che la serata si chiamava “Nata per unire”. Alla fine Bella ciao è stata comunque cantata, solo che l'esibizione non è avvenuta dentro il Teatro Ariston, ma fuori, ad opera di una trentina di manifestanti del “popolo viola”, a cui si è unita anche Alba Parietti, al Festival per un programma radiofonico.
Patty Pravo, ironica interprete di "Mille lire al mese".
Per il resto, i nostri lettori avrebbero voluto ascoltare La canzone
del Piave, l'inno di Mameli (sono stati accontentati dalla
straordinaria esegesi che ne ha fatto Roberto Benigni, conclusa con una
commovente esecuzione “a cappella”), Nel blu dipinto di blu di
Domenico Modugno (in effetti, è stata l'esclusione più clamorosa) e,
infine, Italia del compianto Mino Reitano.
I lettori sono stati
chiamati a esprimersi anche sulle canzoni selezionate per il Festival.
La più votata, fra quelle da eliminare, è risultata La notte
dell'addio. Nulla da eccepire sulla qualità di questo raffinato brano
scritto da Alberto Testa e Memo Remigi e cantato a Sanremo nel 1966 da
Iva Zanicchi. Così come impeccabile è stata l'esecuzione di Luca
Madonia, impreziosita dalla direzione d'orchestra di Franco Battiato. Ma
si tratta di una gemma che non fa parte della memoria collettiva e che
per di più non ha alcun riferimento alla nostra storia.
Perplessità
hanno destato fra i lettori anche le scelte di
La ballata di Sacco e
Vanzetti, strapazzata sul palco da Emma e dai Modà,
Il cielo in una
stanza (stesso discorso per l'interpretazione che ne ha dato Giusy
Ferreri) e
L'italiano, cantata invece con stralunata delicatezza da
Tricarico con l'autore Toto Cutugno.
Più in generale, i 14 “Artisti”
hanno eseguito meglio le canzoni “storiche” rispetto ai loro brani in
gara, dall'ironica Patty Pravo di
Mille lire al mese ad Anna
Tatangelo, passata dalla rabbia del
Bastardo alla dolcezza della
Mamma. Alla fine, come ha cantato il Bob Dylan del lago di Como Davide
Van de Sfroos tanto amato dai leghisti,
Viva l'Italia.