Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 07 ottobre 2024
 
 

Sandro Veronesi e il caos della vita

07/03/2012  La raccolta di racconti "Baci scagliati altrove" è un serrato confronto con le insensatezze della nostra vita, alla ricerca di un ordine impossibile. Esemplare la scrittura.

Sandro Veronesi continua a confrontarsi con quel grande mistero che è la vita. A ben guardare, il caos – parola che ha fatto capolino nel titolo del suo libro più noto, Caos calmo, premiato con lo Strega e trasposto cinematograficamente da Antonello Grimaldi – il caos dell’esistenza è l’autentica cifra del suo narrare, sempre teso a cercare un ordine nella trama confusa dei sentimenti e dei fatti che ogni uomo sperimenta; o, è forse più esatto dire, impegnato a verificarne l’impossibilità.

Tema centrale dell’ultimo romanzo XY, una serrata interrogazione sul male, lo sforzo di ricomporre in un quadro unitario le ondate del mare della vita segna profondamente i quattordici racconti di Baci scagliati altrove edito da Fandango (a cui si aggiunge, in coda, Amore di David Foster Wallace). I protagonisti di queste storie brevi sembrano continuamente sorpresi da piccoli-grandi imprevisti, totalmente incontrollabili, che mandano all’aria certezze e convinzioni, costringendoli a cavarsela come meglio possono, contando poco su una qualche superiore razionalità, e molto sulle proprie forze (e, casomai, un briciolo di ironia). Non c’è nulla da fare: per quanto l’uomo rifugga e si sforzi di eliminare paradossi, contraddizioni, sorprese, insomma le tante smagliature che incrinano la superficie piatta, ne esce travolto e vinto. Perché, forse, sono l’essenza, il dato irriducibile e quasi trascendente dell’esistenza.

Spesso è il rapporto fra padre e figlio – ricorrente nei primi tre racconti, “Profezia”, “Morto per qualcosa”, “Quel che è stato sarà” – a scoperchiare sicurezze e portare a galla sensi di colpa e fragilità. Di certo, come in “Sorella”, condividiamo tutti lo stesso destino, quello di essere in balia della sorte. La questione del male, della perdita dell’innocenza, trova una rilettura esemplare e drammatica in “La furia dell’agnello”, una sorta di Genesi laica (non l’unico richiamo biblico di questi testi).

“La scarpa” mostra come un dettaglio possa diventare il viatico a rivelazioni improvvise di desideri profondi (“Una voce dal cielo”), favorendo la “schiusa” dell’inconscio e delle sue verità. E se il nostro percorso è costellato di occasioni perdute (“Elemosina per me stesso”), la coscienza della morte (l’ironico e persino divertente “La voce vecchia”) non dovrebbe mai lasciarci e spingerci a non sottovalutare il valore dell’amore (“Il ventre della macchina”)...

Con una scrittura di impressionante limpidezza, Veronesi ha composto una sinfonia perfetta in quattordici movimenti, che indaga «questo mistero di una vita tanto più grande di tutti i suoi pezzi messi insieme». Resta quell’“ansia metafisica” centrale in XY: meno esplicita, ma presente sottotraccia in ogni storia.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo