La prima buona notizia è che nella seconda serata Sanremo chiude mezz’ora prima dell’una e un quarto, come da fluviale scaletta distribuita in sala stampa. Ogni sera si accorcia un po’. Sempre meglio allungare gli ascolti che il brodo.
La seconda è che il politicamente scorretto va ancora di moda all’Ariston dove le uniche trasgressioni che ci si può permettere – Achille Lauro docet – sono quelle contro il cristianesimo. Arriva Checco Zalone e prende in giro intellettuali, virologi presenzialisti, omofobi, vallette e rapper poco ricchi.
Pronti, via e la standing ovation è per Monica Vitti, icona del cinema italiano, che se n’è andata a 90 anni a Roma. Apre le danze Sangiovanni con Farfalle, un tormentone che risentiremo spesso e pure volentieri. La presenza femminile della serata è l’attrice della serie Netflix Suburra Lorena Cesarini, d'origine senegalese ma vissuta a Roma. Emozionata, e va bene, ma anche impacciatissima quando deve presentare Giovanni Truppi che canta Tuo padre, mia madre, Lucia. Le presentatrici quest'anno a Sanremo sono come il rinoceronte bianco: estinte.
L’attrice racconta la sua vita dal palco dell'Ariston. A scuola e all'università non aveva mai subito razzismo: «E ora a 34 anni scopro che non è vero che sono un'italiana come tante, che resto una nera. Nessuno prima aveva sentito l'urgenza di dirmelo, da quando Amadeus mi ha chiamato ho scoperto che evidentemente il colore della pelle è ancora un problema», prosegue riferendosi ai messaggi di odio ricevuti sui social network dopo la notizia della sua partecipazione a Sanremo. Legge in diretta quelle frasi di odio: «Non se lo merita, l'hanno chiamata perché è nera», «Forse l'hanno chiamata per lavare le scale e piantare». Poi cita alcuni passi dal libro Il razzismo spiegato a mia figlia di Tahar Ben Jelloun. Il monologo è denso, struggente e sacrosanto ma forse un po' lungo e il fatto che lei sia emozionatissima smorza un po' l’efficacia.
Siamo tutti davanti alla Tv non per le canzoni, così così con alcune decisamente brutte, ma per vedere cosa fa Checco Zalone. Che alle 21.38 si palesa da par suo. «Parto da qui perché questa è la mia gente, la gente vera, e voglio partire da qui, umiltà, Amadeus, voglio partire con loro, perché amo il popolino», dice passeggiando in platea. Poi guadagna rapidamente il palco e inizia con l’ironia sulla commozione che sembra coinvolgere tutti quest’anno («Piangi? Ti sei emozionato?», gli chiede Amadeus. E lui facendo il verso a Damiano dei Maneskin: «Sì, vedo che lo fate tutti quest’anno»).
Amadeus viene messo alla berlina per il maschilismo, poi rilegge la favola di Cenerentola in chiave Lgbtq per condannare l’omofobia e l'ipocrisia. Irriverente, ma i social – dove il si scatena il tribunale del popolo – si dividono. Geniale, sempre spiazzante, dicono alcuni. Non fa ridere per niente, per altri. Tutto come da copione, in fondo.
Lui va avanti: «Vengo da un piccolo paese, da Capurso. Mi merito tutto questo? Poi vedo te e dico “sì, me lo merito”. Grazie, perché ci fai sentire tutti geni. Pensavo che Amadeus fosse incapace, invece c’ha ritmo, anche nelle scelte delle canzoni, e poi ha avuto la bellissima idea di invitare Ornella Muti doppiata dalla De Filippi. Tra le conduttrici manca però una scema, l’italiano medio ci è rimasto male».
Quello di Zalone, in effetti, è un crescendo. Poco dopo lancia la sua canzone - tra rap e trash - dal titolo Poco ricco, perché in effetti il protagonista del brano non era povero e neanche disagiato, semmai “poco agiato”. «Con questo brano, vincerò io il Festival», assicura ad Amadeus, pronto a «soccorrerlo» durante i suoi ripetuti e sofferti piegamenti. Zalone interpreta e ironizza il disagio di chi «ha la Playstation 2 quando già c’era la 3», o «vede le insegne di Prada, ma sente una voce amara che dice Zara», «compra i croccantini per il cane Bracco da Cracco», ha «la madre devastata perché in casa ha una sola filippina», e pensa «il Duomo lo compro io, si può sfrattare Dio». Efficace, convincente e devastante nella sua critica alla città dove le disuguaglianze aumentano in maniera spaventosa e stanno scavando un abisso tra super ricchi e poveri sempre più ai margini.
Il terzo round è una staffilata ai virologi presenzialisti in Tv. Zalone è il dottor Oronzo Carrisi, cugino di Al Bano, fa il virologo a Cellino San Marco e per cinquant’anni è stata una figura professionale che «a Natale conta meno di un estetista». «Stavo per cambiare mestiere poi è arrivato questo: il primo tampone positivo di Cellino», racconta mostrando il medesimo tampone appeso al collo a mo’ di amuleto portafortuna, «Al Bano mi ha chiamato ma non ho risposto. Chiamasse a Burioni», tuona ancora Zalone aggiungendo che «i virologi devono stare in disaccordo tra loro sennò veniamo tutti radiati dall’albo. È la prima regola del giuramento di Ippocrate». Poi canta Pandemia vai via: «La curva è andata giù, sta per finire il sogno. Nessuno si spaventa più manco a Codogno. Il bollettino non fa più notizia. Pandemia ora che vai via che ci faccio con la rosolia? Se te ne vai via, lavo i piatti in pizzeria», canta ancora il comico-virologo nel ritornello che esplode con le voci, ovviamente montate artificialmente, dei virologi più popolari della Tv, da Bassetti a Galli, da Locatelli a Burioni.
Tutto il resto è noia, direbbe Califano. L’Ariston riserva una standing ovation (meritata) a Iva Zanicchi, 82 primavere e veterana di questo palcoscenico ma la canzone non convince. Quella che spacca è O forse tu di Elisa che, non a caso, dopo il voto della sala stampa è la prima in classifica. Al secondo posto si piazzano Mahmood e Blanco e al terzo la frizzante Rappresentante di lista.
Mai come quest’anno il Sanremone è in versione rigorosamente autarchica. Laura Pausini non manca di soccorrere lo spettacolo patrio tornando come ospite poi Ama annuncia che saranno lei, Mika e Cattelan a condurre l'Eurovision 2022 che si terrà a metà maggio a Torino. Il filone promozione annovera le protagoniste della fiction L’amica geniale Margherita Mazzucco e Gaia Girace che presentano Fabrizio Moro. Poi arrivano Arisa e Malika Ayane per cantare i brani finalisti del contest musicale che porterà alla scelta dell'Inno di Milano Cortina 2026.
Gli ascolti boom della prima serata (i più alti dal 2005, in Tv e sulle piattaforme digitali) e quelli ancora migliori della seconda (11 milioni 320 mila telespettatori pari al 55,8% di share) dicono che Sanremo è l’autentica madeleine nazionale.