È successo ad Alex Britti nel 2001 con “Sono Contento”, nel 2015 a Gianna Nannini con “Sei nell’anima” e un Raf sottotono nella cover di “Rose Rosse”, nel 2016 a Gianluca Grignani con “Sogni infranti” e Neffa con "Sogni e nostalgia", fino alla stonatura di Fiorella Mannoia nella corsa edizione interpretando Che sia benedetta e al mitico Claudio Villa nel 1957 con la storica “eurostecca” sulle note di “Cancello tra le rose”. E poi ancora Manuel Agnelli, nella sua esibizione con gli Afterhours all'edizione del 2009; Francesco Tricarico con la sua bellissima Vita tranquilla nel 2008, Patty Pravo nel 2011 con Il vento e le rose, e persino spiace dirlo, problemi tecnici per una delle nostre voci più belle, quella di Albano, forse troppo emozionato lo scorso anno con Di rose e di spine.
Le “stecche” spesso frutto della forte emozione prima di un’esibizione preparata per lungo tempo al sono comprensibili al Festival di Sanremo. Possono colpire tutti: dalle giovani promesse agli artisti più navigati. Anche i veterani dell’Ariston soffrono di ansia da performance che cresce con l’approssimarsi dell’esibizione davanti a milioni di italiani e possono sbagliare.
Purtroppo quando capita sadicamente i milioni di telespettatori (come succede per il calcio), durante la settimana del Festival si trasformano in esperti di canto e musica e insieme ai colleghi giornalisti si dilettano a snocciolare i più severi giudizi tecnico-musicali sui cantanti, solitamente ottimi professionisti.
Marina Osnaghi, prima master certified coach in Italia (una professionalità che si occupa di formazione della persona in azienda o per i privati), ha stilato un decalogo rivolto agli artisti dell'Ariston per aiutarli a dare il meglio di sé e lasciare il segno con la propria esibizione. Decalogo, sotto forma di promemoria (remind), che può valere nelle prove della vita di tutti i giorni anche per chi non ha la fortuna di cantare a Sanremo.
Ecco i i 10 “promemoria” di Marina Osnaghi da ripetersi prima della performance,
1. Sono ciò che sono, non ciò che faccio: soprattutto non sono ciò che il mondo esterno mi dice che devo essere.
2. Sono un soggetto e non un oggetto, l’impegno a fare del mio meglio e cercare la vittoria è un must: eppure più del mio meglio non posso fare.
3. Le situazioni sono sempre sia bianche che nere con molte sfumature in mezzo: ricercare gli assoluti difficilmente corrisponde alla vita vera.
4. Nella più grande gioia può esserci tristezza e viceversa: è nella natura dell’esistere.
5. Le critiche e le lodi a volte sono affrettate e soggettive: dall’esterno il ‘fare’ di un altro sembra sempre più facile di quel che è.
6. Cosa posso perdonarmi oggi? Non posso essere perfetto e gli errori sono l’unico modo per apprendere: devo fare esperienza e rischiare l’errore, solo così posso sentirmi esperto.
7. Avere paura o provare emozione è normale, le emozioni mi spronano a fare, senza non sono in grado di agire: do il benvenuto a me, così come sono, alle persone che ho di fronte, alla sfida che ho davanti.
8. Il successo pesa quanto la sconfitta: il dovere di far bene è una voce che non si spegne mai nel nostro retro cranio. Specialmente in posizioni di responsabilità o di grande visibilità mediatica.
9. Cosa mi sta mettendo in crisi? Nei momenti di critica cerca di fare qualcosa, anche piccolo, che ti aiuti ad uscire dai guai: qual è il primo passo da fare?
10. Dopo ogni esperienza chiediti cosa ho imparato che mi può essere utile per il futuro? Cosa voglio rifare di quello che ho fatto? Cosa voglio smettere di fare perché non serve?