Marco Masini: secondo noi, il più originale (foto Ansa)
FABRIZIO MORO. Portami via. Intenso ritratto di un uomo che chiede aiuto alla donna che ama perché non sa più reagire ai «rimorsi e agli errori che continuo a fare». VOTO 6,5
RON. L’ottava meraviglia. Fa quel che ci si aspetta da lui: una classica canzone d’amore, ben confezionata specie nel testo, ma senza guizzi. VOTO 6,5
GIUSY FERRERI. Fa talmente male. Da manuale della canzone pop, pronta a invadere le radio con il suo ritmo trascinante e suo testo furbo: «Il tuo silenzio è già fatale. Ogni istante fa talmente male». VOTO 6,5
BIANCA ATZEI. Ora esisti solo tu. Scritta da Kekko dei Modà, sembra uscita da un Sanremo degli anni ’60. È un bene o un male? La voce, comunque, c’è. VOTO 6
LODOVICA COMELLO. Il cielo non mi basta. L’attrice e conduttrice lanciata dalla serie per ragazzi Violetta si impegna in un brano appesantito dagli arrangiamenti elettronici. VOTO 5,5
MARCO MASINI. Spostato in un secondo. L’opera di rinnovamento è compiuta. È sua la canzone più originale del Festival. Bravo. VOTO 7
PAOLA TURCI. Fatti bella per te. Un trascinante pop rock per invitare le donne a riscoprire l’autostima. VOTO 6,5
SAMUEL. Vedrai. Il cantante dei Subsonica replica senza sussulti il sound della band. VOTO 6
Fiorella Mannoia: la superfavorita (foto Ansa)
FIORELLA MANNOIA. Che sia benedetta. Un inno alla vita («dobbiamo imparare a tenercela stretta») cantata con trasporto da Fiorella, che torna a Sanremo dopo 29 anni. Non un capolavoro, ma perfetto per vincere. VOTO 7
CLEMENTINO. Ragazzi fuori. Nobili intenzioni per il rapper, raccontare la vita dei giovani napoletani a cui «la vita ha servito pane con il veleno» e che però non vogliono tornare in galera o ricascare nel tunnel della droga. Ma a Sanremo si può dare di più. VOTO 6
RAIGE E GIORGIA LUZI. Togliamoci la voglia. La coppia più improbabile del Festival, lui rapper, lei attrice, è anche la sorpresa: - finalmente un po’ di ritmo e un arrangiamento non banale. VOTO 7
MICHELE BRAVI. Il diario degli errori. Sembrava sparito dopo la vittoria a X Factor. La voce è sempre molto particolare, la canzone meno. VOTO 6
Ermal Meta: la nostra preferita (foto Ansa)
ERMAL META. Vietato morire. L’unica canzone da brividi del Festival. Il cantautore italo-albanese scrive una lettera alla madre sulle violenze subìte quando era un bambino e lei «ha smesso di sognare per farmi sognare». Denuncia e speranza sorrette da una musica incalzante. VOTO 7,5
SERGIO SYLVESTRE. Con te. Il vincitore di Amici 2016 porta una canzone firmata per il testo da Giorgia che non esalta appieno la sua voce soul così ricca di sfumature, ma che è costruita con abilità. VOTO 6,5
MICHELE ZARRILLO. Mani nelle mani. È proprio vero che l’amore non ha età se alla soglia dei 60 anni si può cantare: «Mani nelle mani, siamo due ragazzi ingenui». Un altro gradito ritorno all’insegna del più puro romanticismo. VOTO 6,5
ELODIE. Tutta colpa mia. Una canzone che più sanremese non si può da un’altra “figlia” di Maria De Filippi, con un testo firmato da Emma, pure lei lanciata da Amici. Come Sylvestre, ha una voce molto particolare che merita di essere valorizzata da brani più articolati. VOTO 6
FRANCESCO GABBANI. Occidentali’s Karma. Prova a replicare il successo di Amen dell’anno scorso ironizzando sui rapporti virtuali e su mode come «le lezioni di Nirvana e Buddha in fila indiana». La parte musicale, però, è meno accattivante. VOTO 6,5
NESLI E ALICE PABA. Do retta a te. L’ex rapper e la vincitrice di The Voice of Italy non lasciano traccia con una canzone dove “tu” fa rima con “più” e “blu”. Ma dai? VOTO 5
ALESSIO BERNABEI. Nel mezzo di un applauso. Una brutta copia di Noi siamo infinito. E pure pretenziosa con “versi” come: «Non c’è vento che può spostare l’epicentro dei miei occhi su di te». VOTO 5
CHIARA. Nessun posto è casa mia. Una voce limpida e potente al servizio di una ballata di grande suggestione su due “cervelli in fuga” che non si arrendono: «Non era la vita che stavamo aspettando, ma va bene lo stesso ». VOTO 7
AL BANO. Di rose e di spine. Una romanza dai sapori pucciniani che evita la struttura strofa/ritornello per dar modo ad Al Bano di misurarsi con tutto il registro della sua incredibile voce. L’acuto finale però c’è, eccome. VOTO 6,5
GIGI D'ALESSIO. La prima stella.. Canzone dedicata alla madre che non c’è più. Testo non troppo enfatico e una melodia tradizionale, ma costruita con indubbio mestiere. Porta insomma a casa la pagnotta con onestà. VOTO 6,5