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venerdì 24 gennaio 2025
 
7 dicembre
 

«La gente è stanca della politica di battibecchi e della comunicazione che esalta la spazzatura della vita»

06/12/2024  Il Discorso alla Città dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, per la festa di Sant’Ambrogio: «C’è un sentimento diffuso di spossatezza, come di chi non ce la fa più e deve continuare ad andare avanti. I ricchi hanno un debito nei confronti di chi si è impoverito mentre le ricchezze maledette, frutto di usura, spaccio di droga e gioco d’azzardo, gridano vendetta davanti a Dio»

Evoca la stanchezza che si fa “spossatezza” di chi non ce la fa più ad andare avanti: la terra depredata e sfruttata, la città che esclude i poveri ed è sempre più costruita a misura dei ricchi, le persone sfiduciate e impoverite dalla crisi, la ricchezza “maledetta” frutto dell’usura, del gioco d’azzardo e dello spaccio di droga.

«La gente è stanca di una politica che si presenta come una successione irritante di battibecchi, di una gestione miope della cosa pubblica, di servizi pubblici che costringono a ricorrere al privato. La gente è stanca del pettegolezzo che squalifica le persone e di quella comunicazione che raccoglie la spazzatura della vita e l’esibisce come se fosse la vita, stanca della cronaca che ingigantisce il male e ignora il bene, stanca dei social che veicolano narcisismo, volgarità e odio».

Milano «è stanca delle case abbandonate al degrado, del consumo avido del suolo, delle aree inutilizzate, delle case che potrebbero ospitare persone e che sono invece vuote per calcoli meschini, per paura verso chi cerca un’abitazione, per evitare fastidi. La città è stanca delle case occupate e sottratte a chi ne ha diritto».

È lungo l’elenco delle “stanchezze” che l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, elenca nel tradizionale Discorso alla Città pronunciato durante la celebrazione dei Primi Vespri della festa di Sant’Ambrogio .

Il tema è legato al Giubileo del prossimo anno e il titolo del Discorso “Lasciate riposare la terra” allude alla pratica giubilare in uso nell’antichità quando per l'anno sabbatico, ogni cinquant’anni, si lasciava riposare la terra, per cui erano vietati semina e raccolto - con lo scopo pratico di rendere più forti le successive coltivazioni -, e tutti potevano goderne dei frutti spontanei, venivano liberati gli schiavi, la terra e le proprietà confiscate e di cui un ricco si fosse impossessato ritornavano ai proprietari originari e venivano condonati i debiti dei più poveri.

«Lasciare riposare la terra», dice Delpini, «non significa scegliere di assentarsi dalla storia o immaginare un periodo di semplice inerzia. Al contrario, si tratta di un esercizio fortemente attivo: chiede di raccogliere tutte le energie per evitare di continuare a fare quello che si è sempre fatto e riuscire a sospendere le abituali azioni per ascoltare e cogliere il grido di aiuto che si eleva dalla terra».

Nella Basilica di Sant’Ambrogio dove sono presenti i massimi rappresentanti istituzionali di Milano e della Lombardia, dal sindaco Giuseppe Sala al presidente della Regione Attilio Fontana, a numerosi primi cittadini del territorio, l’arcivescovo avverte che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della terra».

La stanchezza è un’ipoteca sul futuro e sulla speranza, tema scelto dal Papa per il prossimo Anno Santo: «Dagli incontri che mi è dato di vivere, dalle confidenze che raccolgo», spiega monsignor Delpini, «mi sono convinto che si può riconoscere come uno dei sentimenti diffusi una sorta di spossatezza, come di chi non ce la fa più e deve continuare ad andare avanti. Ecco: la stanchezza mi sembra un punto di vista per interpretare la situazione».

La terra, scandisce l’arcivescovo, «è stanca di quel modo di lavorare la terra, la sua veste e le sue viscere, quando si sfruttano con avidità insaziabile le risorse. La terra è stanca di quel modo di abitare la terra che la riduce a una discarica, di quel modo di vivere il presente che non si cura del futuro e delle minacce del deserto, del calore, dell’aria che respireranno le generazioni a venire».

L'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, durante il Discorso alla Città per la festa di Sant'Ambrogio (Ansa)

Delpini indica alcune pratiche concrete da attuare per il Giubileo: «I fenomeni del sovraindebitamento, del precipitare in condizioni di vita indegne della persona umana devono essere affrontati», scandisce, «il sistema del credito ha qualche cosa di malato, se invece di incoraggiare la buona volontà di chi cerca di uscire dalla povertà esclude con spietata indifferenza i poveri. Faccio appello a considerare con serietà le vie per il condono dei debiti, per forme di alleanza, di mutuo soccorso, di ripensamento del sistema bancario, perché troppa gente è disperata e troppe situazioni favoriscono l’immissione di denaro sporco e condannano a entrare negli ingranaggi perversi dell’usura».

Delpini ricorda che oltre a quello dei poveri e degli impoveriti a causa della crisi, c’è anche un “debito dei ricchi”: «Chi si è arricchito con la sua intraprendenza, grazie alle condizioni favorevoli, traendo vantaggio dalla collaborazione di molti o dalla vicenda familiare è in debito verso coloro che si sono impoveriti», avverte l’arcivescovo, «la ricchezza onesta è una responsabilità sociale. È sapiente quel modo di intendere il profitto, conseguito con la collaborazione e la fatica di tutti, come una risorsa per ognuno, non solo come un dividendo per arricchire gli investitori».

Delpini tuona contro le «ricchezze maledette, procurate con l’usura, lo spaccio di droga, la vendita della pornografia, la creazione di dipendenza dal gioco d’azzardo. Le ricchezze maledette gridano vendetta al cospetto di Dio. In questo anno giubilare», è l’auspicio, «deve risuonare l’invito alla conversione, a riparare il male compiuto, a restituire quanto è possibile. Alcuni danni provocati sono irreparabili. Ci sono però opere buone per prendersi cura delle persone danneggiate con traffici illeciti ed estorsioni violente».

Nel suo Discorso, Delpini parla anche delle sempre più frequenti aggressioni a medici, infermieri e operatori sanitari: «L’Anno Santo può essere l’occasione per ricostruire nell’opinione pubblica in modo realistico la stima e la gratitudine per coloro che lavorano nel “sanitario”: esaltati come eroi durante la pandemia, oggi si ritrovano sovraesposti, aggrediti e additati come i soli responsabili di un servizio indispensabile, di un diritto che non riesce a essere adeguato ai bisogni di tutti, tanto meno dei poveri». L’arcivescovo tocca altri temi come quello dei giovani: «I ragazzi e le ragazze», afferma, «guardano agli adulti, ascoltano i genitori, gli insegnanti, i preti, ricevono informazioni dai media, sono talora coinvolti nei comizi dei politici. Ho l’impressione che spesso si chiedano: ma vale la pena di diventare adulti, se gli adulti sono così spesso scontenti, arrabbiati, incapaci di dire una parola che benedica la vita?».

Sulla pace, altro tema giubilare e particolarmente drammatico in questo momento storico segnato da numerosi conflitti, dall'Ucraina al Medio Oriente, Delpini ricorda che «l’educazione alla pace chiede un impegno costante per estirpare le radici dell’odio e della violenza sparse dappertutto e che talora esplodono tragicamente tra le pareti domestiche, nelle vie della città, negli stadi. Non è insignificante», sottolinea, «l’educazione al gesto minimo di non buttare la carta per terra. Ma che cosa pensare di Paesi dove si sganciano bombe dappertutto, dove la guerra distrugge, avvelena, rovina la vita delle persone, l’ambiente e la storia di popoli oppressi da troppi anni di umiliazioni e violenze?».

La speranza, conclude l’arcivescovo, «nasce anche grazie alla (e in conseguenza della) assunzione di responsabilità individuali e collettive. Significa lasciarci guidare da Dio, nel leggere e accogliere tutte le grida e le domande di riparazione che la terra mal coltivata e sfruttata eleva ogni giorno, dentro le nostre vite».

Multimedia
Sant'Ambrogio, in diretta streaming il Discorso alla Città di Milano dell'arcivescovo Delpini
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