Daniel
ha 9 anni, e va a scuola, come è normale per tutti i suoi coetanei.
È un rom, uno zingaro come si è sentito chiamare molte volte.
Chiara, 8 anni, è una bambina cinese, di via Paolo Sarpi, la famosa
Chinatown milanese. Alessia, sua coetanea italiana, frequenta la
scuola dello stesso quartiere. Preparano insieme degli animaletti di
pasta di sale che il giorno successivo regaleranno agli anziani della
casa di riposo che tutte le estati vanno a trovare.
Daniel,
Chiara, Alessia sono alcuni dei 38 bambini milanesi delle Scuole
della Pace della Comunità di Sant’Egidio in vacanza in Valle
Imagna, tra le montagne bergamasche. Per loro, questa settimana è
l’unica possibilità di vacanza per lasciare la città. Ma è anche
l’occasione per continuare le attività svolte durante l’anno:
l’aiuto scolastico, l’educazione alla solidarietà e alla
costruzione della società del vivere insieme. Le camere in cui si
dorme, i tavoli da pranzo, le squadre dei giochi, i gruppi delle
attività, composti da bambini rom e non rom, italiani e stranieri,
rappresentano un sogno per la città di Milano. Un sogno che con le
Scuole della Pace diventa un progetto di convivenza concreto e
realizzato.
Accanto
a giochi, gite, visite ad un’oasi del Wwf e spettacoli serali, il
tema della vacanza è l’amicizia tra persone che parlano lingue diverse, appartengono a culture differenti, sono nate in Paesi lontani. Il tema, in una parola, è il confronto con l'"altro". Anche per questo, un
momento centrale è la festa finale presso la vicina casa di riposo,
quando i bambini raccontano le attività fatte durante la settimana,
arrivando a commuovere gli anziani. Potrebbe sembrare strano chiedere
di aiutare gli anziani e di confrontarsi con la fragilità della
vecchiaia a bambini che spesso vivono quotidianamente veri e propri
drammi; eppure, la risposta è la naturalezza con cui Valeriu, rom
romeno di 10 anni, veterano delle vacanze in Valle Imagna, spiega che
anche quest’anno ha preparato una lettera e un regalo per Anna, 92
anni.
Si sono dati appuntamento la scorsa estate. «Nessuno è così
piccolo o così povero da non poter aiutare gli altri», spiegano
alla Comunità di Sant’Egidio. Aiutare gli altri dà dignità e
crea un sentimento inclusivo di appartenenza. È questa la risposta
della Scuola della Pace ai bambini rom, che spesso si sentono
cacciati dalla città in cui vivono, o ai cinesi, magari nati a
Milano, ma che vivono un forte conflitto tra l’identità dei
genitori e quella italiana.
In
ogni momento della giornata, i volontari della Comunità di
Sant’Egidio, soprattutto liceali e universitari, accompagnano i
loro amici più piccoli. Assieme a loro, ci sono anche Cristina e
Tereza, due ragazze rom che frequentano le superiori e che, dopo
essere cresciute alla Scuola della Pace, hanno chiesto a loro volta
di aiutare.
«I poveri nostri fratelli», «Essere familiari dei
poveri», sono espressioni che raccontano lo spirito con cui la
Comunità di Sant’Egidio vive la settimana di vacanza e l’amicizia
fedele durante l’anno. «Mi sono venuti a cercare dappertutto»,
spiega Vladut, rom romeno che negli ultimi anni ha subito più di 30
sgomberi, l’ultimo a febbraio. A giugno, ha tagliato un traguardo
importante: è stato promosso in seconda elementare. Era al terzo
tentativo: gli anni scorsi era stato bocciato per le troppe assenze.
A causa degli sgomberi. Il suo sogno è la casa, che vuol dire anche
alcuni “comfort” che per un bambino milanese dovrebbero essere
scontati. Come la doccia. In vacanza in Valle Imagna, alle 18.30,
scatta ogni giorno “la battaglia”: Vladut va sotto la doccia e
non vuole mai uscire, gioca con l’acqua, si lava con il
bagnoschiuma tre o quattro volte. Soltanto il menu della cena e lo
spettacolo serale riescono alla fine a convincerlo ad uscire dalla
doccia…
Stefano Pasta
«È stato bello vedere crescere
l’impegno civico dei bambini e ragazzi cinesi delle nostre Scuole
della pace a Milano in questi anni. Contrariamente a quello che si
pensa i cinesi qui da noi sono integrati». Elisa Giunipero, 38 anni,
ricercatrice di storia contemporanea e docente di Storia della Cina
contemporanea all’Università Cattolica di Milano, ci tiene a
smentire la favola della comunità cinese come un ghetto separato
dalla vita della città.
Un po’ di merito è certamente anche della
Comunità di Sant’Egidio e dell’intenso lavoro fatto in questi
oltre 20 anni di presenza della comunità fondata da Andrea Riccardi
nel capoluogo lombardo.
Elisa Giunipero è la responsabile delle
Scuole della Pace di Sant’Egidio a Milano, un’esperienza fatta di
incontri bisettimanali animati da giovani volontari liceali o
universitari della comunità. «Si tratta di un’iniziativa offerta
gratuitamente per educare i bambini e i ragazzi alla pace e alla
solidarietà oltre ad insegnare loro la lingua e la cultura italiane,
cerchiamo di trasmettere ai più piccoli anche una concreta
educazione alla pace anche con attività di volontariato, come ad
esempio la visita agli anziani», precisa la docente universitaria.
Organizzata nel pomeriggio come doposcuola,
i volontari di
Sant’Egidio fanno interagire i bambini – di varie nazionalità
oltre a quella cinese – con giochi, canti e lezioni interattive per far sì che il tempo trascorra in maniera divertente oltre che utile e costruttiva.
«Altre iniziative legate alla
scuola della pace sono il “Rigiocattolo”, la vendita di
giocattoli usati per finanziare il nostro progetto Dream in
Africa per la lotta contro l’Aids, e la settimana di vacanza estiva
aperta ai ragazzi della Scuola», precisa ancora Elisa Giunipero.
Oltre che nel quartiere cinese, la Scuola della pace è stata attivata anche a
Corvetto, un quartiere popolare della metropoli lombarda:
«Lì i veri protagonisti sono i bambini rom, quelli dei famosi
sgomberi di via Rubattino. Ma ci sono anche bambini marocchini e
italiani», dice la Giunipero. «L’idea è la stessa: promuovere
un’educazione alla convivenza e alla pace senza annullare le
differenze ma anche senza esasperarle». La terza Scuola è, per così
dire, itinerante: «È nata in seguito agli sgomberi degli ultimi
anni nei campi rom e si cerca di seguire personalmente una galassia
di bambini che sono in strada e che assistiamo, per così dire,
privatamente».
Tornando alla comunità cinese a
Milano, Sant’Egidio ha incominciato a lavorare con lei nel 1992, 20
anni fa esatti. I cinesi, comunità a sé stante? «Negli anni
abbiamo visto tante trasformazioni nella comunità cinese, che è
molto variegata al suo interno. Questa esperienza di conoscenza
diretta, incontro, amicizia e convivialità con le famiglie ci ha
permesso di entrare in sintonia con questa realtà, percepita dagli
italiani come omogenea e impenetrabile: invece è una realtà molto
varia e differenziata», risponde la docente.
Che poi precisa: «La
realtà cinese è molto stratificata. Da un lato esistono grandi
differenze socio-economiche tra le varie famiglie: ci sono cinesi
ricchi e cinesi poveri, e la differenza tende ad aumentare. Esiste
poi una stratificazione nel tempo a seconda della data di arrivo in
Italia: ormai parliamo di terze e quarte generazioni cinesi (il primo
cinese registrato all’anagrafe di Milano è del 1910) e quindi la
mentalità varia molto tra chi è qui da più tempo e chi è appena
arrivato. Infine esistono differenziazioni a seconda della
provenienza: da Nord a Sud la lingua e la cultura variano molto. Se
uno parla solo il dialetto locale, non si capisce con gli altri
connazionali provenienti dalle altre regioni e fa più fatica quindi
ad integrarsi».
Sta crescendo, infine, il problema
dell’identità nazionale dei cinesi nati a Milano e in bilico tra il sentirsi italiani e il sentirsi cinesi. «Molti dei bambini che
seguiamo sono nati a Milano e sono milanesi, si vivono tali.
Ciascuno di loro vive comunque un problema di identità nazionale,
visto che molti minori cinesi fanno la spola tra Italia e Cina anche
per anni interi a causa degli studi. Questo, e forse anche la
mancanza di una legge sul diritto di cittadinanza più generosa, non
li aiuta ad assumere una loro identità specifica», conclude la
donna.
Stefano Stimamiglio
A Milano, la Comunità di Sant’Egidio è nata nell’89 per opera di Milena Santerini, professoressa di
Pedagogia interculturale all’Università Cattolica di Milano. Fu
lei, con diversi studenti di alcuni licei milanesi, ad avviare la
prima Scuola della pace al quartiere popolare della Barona.
La vita della comunità è
caratterizzata dalla preghiera, dalla fraternità e dal servizio ai
poveri.
La preghiera è la prima opera, quello da cui tutto parte e
verso cui tutto torna: i membri si ritrovano nella chiesa di San
Bernardino di via Lanzone 13 il martedì, mercoledì, venerdì e,
quando non c’è la Messa, sabato sera per la preghiera comune. La
fraternità contempla, oltre a molti momenti comuni nel corso della
settimana, un vissuto intenso di amicizia e condivisione. Il servizio
ai poveri è quello che ogni membro vive quotidianamente, pur avendo
ciascuno la propria famiglia con cui abita: la scuola della Pace; le
scuole d’italiano con centinaia di studenti immigrati a Corvetto,
nel quartiere Paolo Sarpi e in via Timavo, vicino alla Stazione
centrale; l’assistenza alle persone senza fissa dimora, i
cosiddetti “amici di strada”: un servizio fatto di vicinanza
umana e materiale in zona Stazione Garibaldi, in centro nei pressi
della Galleria Vittorio Emanuele e vicino alla stazione Cadorna.
Molti membri di Sant’Egidio sono poi impegnati al servizio degli
anziani, forse il più impegnativo di tutti: viene garantita una
presenza fissa in un ospizio del quartiere Corvetto e, dall’anno
scorso, anche la gestione di una casa alloggio a Lambrate, dove
quattro anziani sono ospitati in un appartamento requisito alla
mafia. Lo scopo è stato quello di evitare che queste persone vadano
in un istituto.
Stefano Stimamiglio