Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 15 settembre 2024
 
campioni dello sport
 

Santa Lucia basket: la nostra sfida più grande è restare in serie A

01/03/2017  La celebre squadra, nata nel 1960, era destinata a scomparire quando la Fondazione romana specializzata in riabilitazione neuromotoria le ha tolto i finanziamenti. Ma i giocatori hanno preso in mano la società e, grazie all'aiuto di tanti volontari e alla raccolta fondi sul Web, lottano per continuare la loro storia.

(Foto tratte dal sito www.santaluciabasket.org)

 

Le ruote corrono velocissime, si urtano con forza, producendo rumori metallici di lotta, agonismo, fatica, grinta. «Se non hai mai visto una partita di basket in carrozzina dal vivo non percepisci le sensazioni del gioco, la fisicità. Altro che compassione. Tra cadute, scontri, astuzie, i giocatori se le danno di santa ragione». Fabio Castellucci allena il Santa Lucia basket: è arrivato all’inizio di questa stagione sulla panchina che fino a maggio 2016 era occupata dallo storico coach Carlo Di Giusto.

 

«Fino a maggio scorso ero sugli spalti a tifare per il Santa Lucia. Questa squadra per il basket in carrozzina è come la Juventus per il pallone». E Fabio è presente anche alla finale (persa per un punto) con il Cantù, quando arriva la notizia che sconvolge tutti: il direttore generale della Fondazione Santa Lucia, istituto romano ad alta specializzazione nel campo delle neuroscienze e della riabilitazione neuromotoria, dichiara che la Fondazione non riesce più a sostenere economicamente la società. Sembra la fine di una storia sportiva di oltre mezzo secolo, di una gloria dello sport italiano e internazionale la cui nascita si intreccia a quella del movimento paralimpico.

 

La fondazione del Gruppo sportivo Santa Lucia risale al 1960, in concomitanza con le prime Paralimpiadi di Roma. La squadra di basket esordisce in campionato nel 1978-79. Da allora è un percorso costellato di vittorie e successi, fra cui 21 scudetti, 12 Coppe Italia, 3 Coppe dei campioni. Nel ranking europeo del basket paralimpico è tra le prime quattro squadre più forti del continente. Con 24 finali consecutive disputate, è la squadra che conta il maggior numero di titoli nella storia dello sport romano. Molti dei suoi giocatori sono arrivati in Nazionale.

 

«Il Santa Lucia è una realtà particolare », spiega l’allenatore, «la squadra non solo è nata nell’ambito di un istituto di riabilitazione, ma è fisicamente presente al suo interno. Un riferimento costante per chi vive una situazione molto difficile: le persone, soprattutto i giovani, che hanno subìto un trauma grave, un incidente, un’amputazione, costretti su una sedia a rotelle, nei primi tempi non riescono a immaginare più un futuro. Vedere giocatori che corrono su una carrozzina, lottano e si divertono, ti risveglia dal torpore, facendoti riformulare i tuoi obiettivi, ti fa sentire di avere di nuovo una chance e cambiare marcia». La squadra è un punto di riferimento per i pazienti: «Durante le partite in casa, a bordo campo si radunano carrozzine dell’ospedale, ricoverati spesso accompagnati dai parenti. Anche durante gli allenamenti dai reparti ogni tanto qualcuno scende in palestra e si ferma a guardare».

 

Il Santa Lucia deve continuare a vivere. E a raccogliere la sfida sono due colonne della squadra: Mohamed Giulio Sanna Ali e Matteo Cavagnini, entrambi in Nazionale (Giulio fino al 2012). A luglio la società sportiva viene ceduta a titolo gratuito ai giocatori. Giulio diventa il nuovo presidente. E insieme a Matteo si rimbocca le maniche e riparte da zero: la sfida è rifondare una squadra di serie A con finanziamenti ridotti all’osso e nessuno stipendio. «I giocatori professionisti, non potendo più essere pagati, se ne sono andati in altre squadre», spiega Giulio, che è originario della Somalia e lavora negli uffici amministrativi della Fondazione. «Abbiamo passato un’estate di fuoco ed è stato un bagno di sangue. Siamo partiti con la piattaforma delle donazioni e con la ricerca degli sponsor. Abbiamo cercato un campo con i requisiti necessari ma i costi erano alti. Poi la Fondazione ci ha concesso di restare qui e continuare a usare questa palestra, ridimensionata, ma a titolo gratuito. Della vecchia guardia siamo rimasti in cinque, oggi siamo in 13. Abbiamo ricostruito il gruppo contattando ragazzi della serie B o altri che avevano giocato qui con noi in passato, disposti a giocare in serie A senza stipendio».

 

Come Domenico Beltrame, 26 anni, tornato nella squadra dove aveva giocato fra il 2003 e il 2012. «Ora qui sono titolare, non sono pagato, ma non fa niente», osserva Domenico. «È un anno di transizione, il resto arriverà. Io sono carico e positivo. Mi stimolava l’idea di essere protagonista di una rinascita. Le potenzialità ci sono e noi non ci arrendiamo». Intorno alla squadra si è creata una struttura societaria di persone e professionisti che, in modo volontario e gratuito, si mettono a disposizione per gestire la squadra, dalla segreteria all’assistenza medica, dalla fisioterapia alla comunicazione.

 

Matteo Cavagnini ora sorride, ma ammette i momenti di crisi la scorsa estate, le notti insonni, il peso della responsabilità per lui e Giulio. Bresciano, Matteo è il capitano del Santa Lucia, oltre che della Nazionale. «Pensare che da ragazzino volevo diventare un campione di calcio». Poi, a 14 anni, l’incidente in motorino che gli ha portato via una gamba e gli ha dato la nuova passione per il basket. «Come sono arrivato al Santa Lucia? Colpa di Giulio. In Nazionale siamo diventati amici. Avevo trovato un posto sicuro come tecnico elettronico a Brescia. Non volevo mollarlo per il basket. Poi l’amicizia e la grande ammirazione per questa società hanno avuto la meglio».

 

A 42 anni, Matteo ne vanta venti di maglia azzurra, due Paralimpiadi (Atene 2004 e Londra 2012), tre Mondiali. Il ricordo più vivido: «Il mio primo scudetto, vinto con il Santa Lucia». Anni intensi, appassionati. Una storia speciale che non doveva andare persa. «Non avevamo certezze, abbiamo rischiato. E ce l’abbiamo fatta grazie a tutti quelli che hanno avuto fiducia in noi e ci hanno aiutato. Siamo riusciti a partecipare al Campionato 2016- 17, a far crescere i giovani. Ora speriamo di trovare uno sponsor che ci permetta di guardare al futuro e restare a giocare in Fondazione. È la nostra sfida più grande».

 

La raccolta fondi è molto importante per la sopravvivenza della squadra. Per dare una mano a far sì che il Santa Lucia basket resti in serie A e continui la sua storia e il suo progetto sportivo e sociale si può fare una donazione attraverso la piattaforma on line www.retedeldono.it (cercando Santa Lucia basket). L’obiettivo è raggiungere 80 mila euro, che saranno investiti nella gestione della squadra e nella formazione del settore giovanile. Tutte le informazioni si trovano sul sito www.santaluciabasket.org, e-mail: santaluciaromabasket@gmail.com.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo