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domenica 18 maggio 2025
 
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Santa Luisa di Marillac, la nobildonna che trovò nei poveri l’unica ragione di vita

15/03/2022  Bella, ricca ma illegittima. Voleva farsi suora ma i parenti la danno in sposa al segretario di Maria de’ Medici. Nel 1624 incontra san Vincenzo de’ Paoli e diventa cofondatrice dell’Istituto delle Figlie della Carità dedicandosi agli ultimi con un’energia e un passione che sorprese tutti: «Solo Dio conosce quale forza d’animo possiede»

Bella e ricca, ma illegittima. Suo padre era l’autorevole Louis de Marillac, signore di Ferrières, e sua madre chissà chi. Luisa ebbe una crisi quando glielo dissero, verso i vent’anni, e pensò immediatamente di farsi monaca, ma la persuasero a accettare una proposta matrimoniale lusinghiera: con Antoine Le Gras, segretario della regina di Francia Maria de’ Medici, vedova di Enrico IV. Luisa e Antonio si sposarono nel 1613 e ci fu presto un figlio, ma poi una lunga malattia del marito la ripiombò nell’abbattimento.

L'aiuto spirituale di San Vincenzo de' Paoli

Luisa superò la nuova crisi grazie a un prete che incontrò alla fine del 1624: Vincent de Paul, Vincenzo de’ Paoli per noi italiani. Fu questo straordinario sacerdote a orientarla. Era in corso la Guerra dei Trent’anni, che affamò l’Europa con crudeltà mai vista: vi furono addirittura casi di cannibalismo in Germania, e rivolte di affamati in Francia. Monsieur Vincent, come lo chiamavano, aveva creato le “compagnie di Carità”: gruppi di pronto intervento, contro le emergenze da miseria; e vi coinvolse Luisa che, dopo la morte del marito (1625), prese a ispezionare le “compagnie femminili” nelle zone rurali. Ce n’erano di efficientissime e di scadenti, e lei correggeva e riorganizzava, stimolava, con una capacità di persuasione e di orientamento che spinse Vincenzo de’ Paoli a portarle in casa alcune ragazze di campagna, già un po’ pratiche di assistenza. Lei doveva completare la loro preparazione per renderle autonome, protagoniste. Cominciò subito: e quel giorno (29 novembre 1633) presero vita le Figlie della Carità, serve dei poveri, monache senza chiostro e senza abito proprio, una novità rivoluzionaria che Vincenzo riassumeva così: “Esse avranno per monastero le case dei malati, per cella una stanza d’affitto, per cappella la chiesa parrocchiale, per chiostro le vie della città”. E per maestra ed esempio avevano Luisa, che si buttò nell’impresa con un dispendio di energia che inquietava Vincenzo: “Al vederla si direbbe che esca dalla tomba. Solo Dio conosce quale forza d’animo possiede”.

"Non ha più vita se non quella che riceve dalla Grazia"

  

La crescita delle Figlie, richieste da ogni parte (una cinquantina di case già nel 1660) corrispondeva all’eroico sfinimento di lei che non rinunciava a un’incombenza, non delegava uno sforzo: “Non ha più vita se non quella che riceve dalla Grazia”, notava ancora Vincenzo nel 1647. E non immaginava che quella creatura sfinita sarebbe andata avanti ancora per tredici anni, sempre a quel ritmo. Morì il 15 marzo 1660, pochi mesi prima di Vincenzo, raccomandando alle Figlie: “Abbiate grande cura del servizio dei poveri”. Luisa fu canonizzata da Pio XI l’11 marzo 1934.

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