La preghiera di questa mattina è dedicata agli «uomini e le donne che lavorano nei mezzi di comunicazione. In questo tempo di pandemia rischiano tanto e il lavoro è tanto. Che il Signore li aiuti in questo lavoro di trasmissione, sempre, della verità».
Papa Francesco, poi ,nell’omelia della consueta messa mattutina a Santa Marta, spiega il Vangelo di Giovanni e indica la missione di Gesù che è quella di illuminare. «Lui è la luce del mondo». E anche la missione degli apostoli, e di tutti i cristiani, è quella di portare la luce nel mondo «perché il mondo è nelle tenebre». Ma spesso, dice il Pontefice, «la nostra superbia ci acceca e ci allontana dalla luce di Gesù». Invece «dobbiamo avere coraggio. Lasciati illuminare», insiste Francesco rileggendo il passo del Vangelo: «Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno». Gesù ci vuol dire di lasciarci illuminare, «lasciati vedere dentro, sono Io a portarti avanti» sottolinea il Papa, «sono io a salvarti. Io non ti condanno, Io ti salvo. Il Signore ci salva dalle tenebre che abbiamo dentro, dalle tenebre della vita quotidiana, della vita sociale, della vita politica, della vita nazionale e internazionale. Tante tenebre ci sono dentro. Il Signore ci salva, ma ci chiede prima di vederle: vedere le nostre tenebre perché la luce del Signore entri e ci salvi. Non abbiamo paura del Signore perché è buono, è mite, ci salva. Non abbiamo paura della luce di Gesù», invita il Pontefice. Ricordando ancora che questa esperienza del passaggio dalle tenebre alla luce siamo chiamati a portarla anche agli altri. A far vedere la verità al di là dei vizi, dello spirito mondano, della superbia, degli «occhi ammalati».
Ci sono quelle che il Papa chiama le «mafie spirituali» che ci fanno stare nelle tenebre, che respingono la parola del Signore. Ma, come San Paolo, tutti possiamo convertirci e passare dalla cecità alla luce. Non respingere la luce del Signore e la sua parola come ha fatto il suo popolo perché, come dice Gesù: «Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno».
Gesù, conclude il Papa, ci «chiede di vedere le nostre tenebre, di riconoscere il nostro peccato» per salvarci.
Infine l’invito alla Comunione spirituale con queste parole:
«Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te».