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lunedì 14 ottobre 2024
 
Santa Marta
 

«Giornalisti, aiutate le persone a non sentirsi sole»

01/04/2020  Nella Messa di oggi papa Francesco ha pregato per gli operatori dei media perché sappiano stare accanto alle persone senza seminare panico e sappiano «aiutare a sopportare questo tempo di chiusura».

Tutte le fotografie di questo servizio sono dell'agenzia di stampa Ansa.
Tutte le fotografie di questo servizio sono dell'agenzia di stampa Ansa.

«Oggi vorrei che pregassimo per tutti coloro che lavorano nei media, che lavorano per comunicare, oggi, perché la gente non si trovi tanto isolata; per l’educazione dei bambini, per l’informazione, per aiutare a sopportare questo tempo di chiusura».

La messa di Santa Marta il Papa la dedica a chi ha il compito delicato, in questi mesi, di non seminare panico, ma anzi di stare accanto alle persone costruendo comunità.

Nell’omelia, poi, commenta il capitolo ottavo del Vangelo di Giovanni. «C’è la discussione tanto forte tra Gesù e i dottori della Legge. E soprattutto, si cerca di far vedere la propria identità: Giovanni cerca di avvicinarci a quella lotta per chiarire la propria identità, sia di Gesù, come l’identità che hanno i dottori. Gesù li mette all’angolo facendo loro vedere le proprie contraddizioni. E loro, alla fine, non trovano altra uscita che l’insulto: è una delle pagine più tristi, è una bestemmia. Insultano la Madonna», sottolinea Francesco.

«Ma parlando dell’identità, Gesù disse ai giudei che avevano creduto, consiglia loro: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero i miei discepoli”. Torna quella parola tanto cara al Signore che la ripeterà tante volte, e poi nella cena: rimanere. “Rimanete in me”. Rimanere nel Signore. Non dice: “Studiate bene, imparate bene le argomentazioni”: questo lo dà per scontato. Ma va alla cosa più importante, quella che è più pericolosa per la vita, se non si fa: rimanere. “Rimanete nella mia parola”. E coloro che rimangono nella parola di Gesù hanno la propria identità cristiana. E qual è? “Siete davvero miei discepoli”. L’identità cristiana non è una carta che dice “io sono cristiano”, una carta d’identità: no. È il discepolato. Tu, se rimani nel Signore, nella Parola del Signore, nella vita del Signore, sarai discepolo. Se non rimani, sarai uno che simpatizza con la dottrina, che segue Gesù come un uomo che fa tanta beneficienza, è tanto buono, che ha dei valori giusti, ma il discepolato è proprio la vera identità del cristiano».

Ed essere discepoli «ci darà la libertà: il discepolo è un uomo libero perché rimane nel Signore. E “rimane nel Signore”, cosa significa? Lasciarsi guidare dallo Spirito Santo. Il discepolo si lascia guidare dallo Spirito, per questo il discepolo è sempre un uomo della tradizione e della novità, è un uomo libero. Libero. Mai soggetto a ideologie, a dottrine dentro la vita cristiana, dottrine che possono discutersi … rimane nel Signore, è lo Spirito che ispira. Quando cantiamo allo Spirito, gli diciamo che è un ospite dell’anima, che abita in noi. Ma questo, soltanto se noi rimaniamo nel Signore».

Al termine il Papa chiede «al Signore che ci faccia conoscere questa saggezza di rimanere in Lui e ci faccia conoscere quella familiarità con lo Spirito: lo Spirito Santo ci dà la libertà. E questa è l’unzione. Chi rimane nel Signore è discepolo, e il discepolo è un unto, un unto dallo Spirito, che ha ricevuto l’unzione dello Spirito e la porta avanti. Questa è la strada che Gesù ci fa vedere per la libertà e anche per la vita. E il discepolato è la unzione che ricevono coloro che rimangono nel Signore. Il Signore ci faccia capire questo che non è facile: perché i dottori non l’avevano capito, non si capisce soltanto con la testa; si capisce con la testa e con il cuore, questa saggezza dell’unzione dello Spirito Santo che ci fa discepoli».

E, come al solito, fa recitare la preghiera per la comunione spirituale che oggi ha queste parole:

«Ai Tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e Ti offro il pentimento del mio cuore che si abissa nel suo nulla nella Tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che Ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da Te. Possa il Tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, Ti amo».

 
 
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