Tutte le operazioni economiche della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, il suo patrimonio, ogni suoi investimento, ogni partecipazione in società a qualunque livello e in tutto il mondo, faranno capo da ora in avanti ad un superministero dell’economia.
Papa Francesco ha deciso la prima grande e in questo caso clamorosa riforma del suo pontificato con un Motu proprio che porta la data del 24 febbraio e che è stato immediatamente pubblicato dalla Sala Stampa vaticana e dall’Osservatore romano. Bergoglio ha istituito un Consiglio direttivo, formato da 8 vescovi e da sette laici, con il compito di decidere le politiche della Santa Sede. Poi ha nominato un cardinale prefetto che le attua.
La sede dello Ior.
Sarà il cardinale
George Pell, arcivescovo di Sidney, a capo di una “Segreteria”, che dovrà preparare ogni anno
il bilancio, preventivo e consultivo e la pianificazione di tutte le
attività economiche, investimenti e spese sia per il personale sia per i
beni necessari. Inoltre il Papa nominerà un Revisore generale con il
potere analizzare i conti di qualsiasi agenzia o istituzione della Santa
Sede. Ciò significa che avrà il potere di controllare non solo le
finanze vaticane in genere, ma anche l’amministrazione di tutte le
donazioni che vengono fatte al papa in beni mobili e immobili in tutto
il mondo. Avrà in pratica la stessa funzione che in Italia ricoprono la
Ragioneria generale dello Stato e la Corte dei Conti.
Resteranno per il
momento in vigore tutte le istituzioni finanziarie, compreso lo Ior, di
cui non si dice nulla né nel motu proprio del papa, né nella nota di
spiegazione del portavoce vaticano. Per la prima invece viene definita
l’Apsa, che è la struttura che amministra il patrimonio della sede
apostolica, “Banca centrale del Vaticano” con “tutti gli obblighi e le
responsabilità delle istituzioni analoghe in tutto il mondo”. Da queste
parole sembra evidente che ci si possa aspettare un ridimensionamento
dello Ior e sicuramente un superamento dell’idea che esso dovesse
diventare una banca a tutti gli effetti. Il fatto che non sia menzionato
conferma anche che il lavoro ispettivo e istruttorio sullo Ior non è
ancora finito. Con la decisione del Papa sparisce il Consiglio dei 15
cardinali voluto da Karol Wojtyla per esaminare i bilanci vaticani.