«Aleppo sta morendo, Palmira sarà distrutta», ha detto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Ad Aleppo, la città più popolosa della Siria, assediata dal luglio 2012, la guerra non fa distinzione tra civili e combattenti. Anzi, sempre più spesso, i gruppi armati si accaniscono con i primi per seminare il terrore. Raid su scuole, ospedali, moschee, chiese e mercati sono parte di questa folle strategia.
Lo dice l’ultimo rapporto di Amnesty International, significativamente intitolato “Morte ovunque: crimini di guerra e altre violazioni dei diritti umani ad Aleppo”. Siamo tornati al tempo delle catacombe. Il terrore allo stato puro costringe molti abitanti di questa “città martire” a vivere sottoterra per sfuggire agli incessanti bombardamenti aerei. «Non c’è sole, neppure aria fresca, non possiamo salire all’aperto. Ci sono sempre aerei ed elicotteri in cielo», ha raccontato un medico il cui ospedale da campo è tra quelli che hanno dovuto trasferirsi nei seminterrati. «Siamo nervosi, sempre spaventati, sempre con gli occhi al cielo», ha riferito l’insegnante di una scuola trasferita in un bunker.
Amnesty punta il dito contro i barili-bomba gettati su obiettivi civili dagli elicotteri del presidente Bashar al Assad; a loro volta, i governativi negano di utilizzarli. «Sono», spiegano dall’associazione, «barili di petrolio, taniche di benzina, o bombole del gas imbottiti di esplosivo, olio combustibile e frammenti metallici».
In una testimonianza, un chirurgo locale dice di non aver mai visto ferite come quelle causate dai barili-bomba: «Sono l’arma più tremenda e letale. Abbiamo a che fare con ferite plurime, tante amputazioni, intestini fuori dal corpo... è troppo orribile». E un operaio di una fabbrica, descrivendo le conseguenze di un attacco contro il quartiere al-Fardous nel 2014, ha detto: «Ho visto bambini senza testa e brandelli di corpi ovunque. Era proprio come avevo immaginato dovesse essere l’inferno».
Aleppo è la terza città “cristiana” del mondo arabo, dopo Il Cairo e Beirut: c’erano 300 mila cristiani. Oggi la comunità cristiana è sotto shock: molti fedeli sono hanno lasciato la città, l’8 maggio la cattedrale melchita della Dormizione di Nostra signora ha subito l’ennesimo attacco e ora non può più ospitare alcuna celebrazione liturgica. «Non avevamo mai avuto tanta paura e ormai siamo pronti al peggio. Pregate per noi», è il drammatico appello della suora armeno-cattolica Annie Demerjiaan.
Il summit di Bari del 29-30 aprile, in cui la Comunità di Sant’Egidio ha riunito i rappresentanti di tutte le Chiese del Medio Oriente, ha rilanciato l’appello “Salvare Aleppo” che Andrea Riccardi aveva proposto nel giugno 2014 raccogliendo le adesioni di uomini politici, esponenti della cultura e delle diverse religioni. Dice l’appello: «La popolazione soffre. L’aviazione di Assad colpisce con missili e bidoni esplosivi le zone in mano ai ribelli; questi bombardano gli altri quartieri con mortai e razzi artigianali. Si soffre la fame e la mancanza di medicinali. C’è l’orribile ricatto dell’acqua che i gruppi jihadisti tolgono alla città. È una guerra terribile e la morte viene da ogni parte. Passando per tunnel sotterranei, si fanno esplodere palazzi “nemici”».
La proposta di Riccardi è di predisporre un corridoio umanitario e rifornimenti per i civili, trattando a oltranza e valutando l’invio di una forza di interposizione Onu. Si è associato alla richiesta il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: «Quella di Sant’Egidio, mutuata dalle Nazioni Unite, è forse l’unica opzione sul tappeto, un obiettivo difficile da raggiungere ma necessario per ridurre il livello di violenza sul quale occorre coinvolgere la Russia».
Intanto la popolazione continua a morire nella città simbolo della millenaria convivenza fra religioni e culture diverse. Secondo Sant’Egidio «l’opinione pubblica europea e occidentale è troppo distratta». Si è dimenticata di Aleppo e di tutta la guerra in Siria, giunta al quinto anno e nel cui contesto, per la prima volta nella primavera 2013, è emerso l’Isis. Dall’inizio della rivolta del 2011 contro Assad, sono oltre 3,2 milioni i rifugiati che hanno abbandonato la Siria e altri 7,6 milioni gli sfollati interni. Almeno 200 mila le vittime del conflitto, mentre il 2014 è stato l’anno peggiore per i civili.
Per firmare l’appello della Comunità di Sant’Egidio “Salvare Aleppo”.