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venerdì 04 ottobre 2024
 
il papa
 

«La Chiesa ha bisogno di annunciare Cristo come dell’ossigeno per respirare»

29/06/2023  Francesco presiede la celebrazione eucaristica nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo durante la quale ha benedetto i Palli per gli arcivescovi metropoliti: «Dobbiamo portare ovunque, con umiltà e gioia, il Signore Gesù: nella nostra città di Roma, nelle nostre famiglie, nelle relazioni, nella società civile, nella Chiesa, nella politica, nel mondo intero, specialmente là dove si annidano povertà, degrado, emarginazione»

All’Angelus per la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, papa Francesco prende spunto dall’infiorata sul tema della pace, realizzata in via della Conciliazione per festeggiare i Patroni di Roma, e torna con il pensiero alla guerra in Ucraina: «Sono stati allestiti bellissimi tappetti floreali ispirati alla pace. Questo ci dice di non stancarci di pregare per la pace specialmente per il popolo ucraino che ogni giorno è nel mio cuore».

Poi invia il suo saluto alla delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che, come ogni anno il 29 giugno, ha partecipato nella Basilica Vaticana alla celebrazione per la solennità di San Pietro e Paolo. Prima della preghiera mariana, il Pontefice ricorda che il mondo oggi non ha bisogno di superuomini, ma di “persone vere”, come lo sono state gli apostoli Pietro e Paolo, di cui sottolinea l’”umanità vera”. Francesco parla di Pietro, colui sul quale Gesù ha edificato la sua Chiesa, il cui nome «può voler dire roccia, pietra o semplicemente sasso».

Tre aspetti che l’Apostolo, con la sua vita, ha rappresentato: «la forza della roccia, l’affidabilità della pietra e la piccolezza di un semplice sasso. Ma proprio così in Lui – come in Paolo e in tutti i santi – appare che è Dio a renderci forti con la sua grazia, a unirci con la sua carità e a perdonarci con la sua misericordia», dice il Papa, «ed è con questa umanità vera che lo Spirito forma la Chiesa. Pietro e Paolo sono state persone vere, e noi, oggi più che mai, abbiamo bisogno di persone vere».

Papa Francesco invita a riflettere partendo dalla roccia, dalla pietra e dal sasso: «C’è in noi l’ardore, lo zelo, la passione per il Signore e per il Vangelo, o è qualcosa che si sgretola facilmente? E poi, siamo pietre, non d’inciampo ma di costruzione per la Chiesa? Lavoriamo per l’unità, ci interessiamo degli altri, specialmente dei più deboli? Infine, pensando al sasso: siamo consapevoli della nostra piccolezza? E soprattutto: nelle debolezze ci affidiamo al Signore, che compie grandi cose con chi è umile e sincero?».

Pietro, ricorda ancora il Papa, con la sua vita è stato roccia, in molti momenti «forte e saldo, genuino e generoso», arrivando fino al martirio per seguire Gesù. È stato anche pietra, che offre «appoggio agli altri, fa da sostegno ai fratelli per la costruzione della Chiesa», che è «punto di riferimento affidabile per tutta la comunità». Ed è stato sasso, quando «emerge spesso la sua piccolezza», uomo che si fa «prendere dalla paura», che rinnega Cristo, che «poi si pente e piange amaramente, non trova il coraggio di stare sotto la croce», ma che infine, nel tentativo di «fuggire di fronte al martirio», incontrando Gesù «ritrova il coraggio di tornare indietro».

In mattinata, Bergoglio ha presieduto nella Basilica Vaticana la solenne celebrazione eucaristica durante la quale ha benedetto i Palli (il Pallio è un paramento liturgico: una stola di lana bianca, simbolo del compito pastorale) destinati ai trentadue arcivescovi metropoliti nominati nel corso dell'anno e simbolo della comunione con la Chiesa di Roma. La delegazione del Patriarcato di Costantinopoli era guidata da Job, arcivescovo metropolita di Pissidia. L'arcivescovo Job era accompagnato da Athenagoras, segretario del Santo Sinodo Eparchiale dell'arcidiocesi di America, e dal rev. Kallinikos Chasapis, diacono.

Nell’omelia, il Papa ha ripercorso la vita di Pietro e Paolo evidenziato i diversi tratti dei “due apostoli innamorati del Signore” che definisce “due colonne della fede della Chiesa”: «Quando quel giorno, a Cesarea di Filippo, Gesù interrogò i discepoli, Pietro rispose con una bella professione di fede: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Una risposta impeccabile, precisa, puntuale, potremmo dire una perfetta risposta “da catechismo”. Ma quella risposta è frutto di un cammino: solo dopo aver vissuto l’affascinante avventura di seguire il Signore, dopo aver camminato con Lui e dietro a Lui per tanto tempo, Pietro arriva a quella maturità spirituale che lo porta, per grazia, per pura grazia, a una professione di fede così limpida».

Francesco ha descritto le differenti risposte dei due grandi apostoli a Cristo. Quella di Pietro è la sequela, quella di Paolo l’annuncio. Simone, pescatore della Galilea, è intento a sistemare le sue reti quando un giorno Gesù lo invita a seguirlo, le abbandona senza esitazione: «Ha lasciato tutto, Pietro, per mettersi alla sequela del Signore. E il Vangelo sottolinea “subito”: Pietro non disse a Gesù che ci avrebbe pensato, non fece calcoli per vedere se gli convenisse, non accampò alibi per rimandare la decisione, ma lasciò le reti e lo seguì, senza chiedere in anticipo nessuna sicurezza. Avrebbe scoperto tutto di giorno in giorno, nella sequela, seguendo Gesù e camminando dietro a Lui».

Poi il Papa si è soffermato sull’Apostolo delle genti, Paolo: «Se la risposta di Pietro consisteva nella sequela, quella di Paolo è l’annuncio, l’annuncio del Vangelo. Anche per lui tutto iniziò per grazia, con l’iniziativa del Signore. Sulla via di Damasco, mentre portava avanti con fierezza la persecuzione dei cristiani, barricato nelle sue convinzioni religiose, gli venne incontro Gesù risorto e lo accecò con la sua luce, o meglio, grazie a quella luce Saulo si rese conto di quanto fosse cieco: chiuso nell’orgoglio della sua rigida osservanza, scopre in Gesù il compimento del mistero della salvezza». Il Papa ha invitato a mettere al centro della nostra vita l’annuncio del Vangelo e a «portare ovunque, con umiltà e gioia, il Signore Gesù: nella nostra città di Roma, nelle nostre famiglie, nelle relazioni e nei quartieri, nella società civile, nella Chiesa, nella politica, nel mondo intero, specialmente là dove si annidano povertà, degrado, emarginazione».

Poi ha esortato a «distaccarci dalle nostre sicurezze terrene, subito, e seguire Gesù ogni giorno: ecco la consegna che Pietro ci fa oggi, invitandoci a essere Chiesa-in-sequela. Chiesa che desidera essere discepola del Signore e umile ancella del Vangelo. Solo così sarà capace di dialogare con tutti e diventare luogo di accompagnamento, di vicinanza e di speranza per le donne e gli uomini del nostro tempo». Guardando invece all'esempio di Paolo, il Papa ha invitato a ad essere «una Chiesa che ha bisogno di annunciare come dell'ossigeno per respirare, che non può vivere senza trasmettere l'abbraccio dell'amore di Dio e la gioia del Vangelo.

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Santi Pietro e Paolo, le più belle immagini delle celebrazioni del Papa
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