Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 06 ottobre 2024
 
dossier
 

La vera diagnosi parte dall'ascolto del paziente: la grande lezione di Pierdante Piccioni, il medico di Doc

18/10/2020  Parla il medico del pronto soccorso di Lodi e Codogno che ha liberamente ispirato la serie tv Doc-Nelle Tue Mani, in onda su Rai 1. Una vicenda incredibile che lo ha arricchito nel suo lavoro in ospedale e in ambulatorio

Sono le seconde occasioni il fil rouge che lega gli episodi della seconda parte di “Doc – Nelle Tue Mani”, in onda su Rai1. La fiction è liberamente ispirata alla storia vera del professor Pierdante Piccioni, ex primario di pronto soccorso a Codogno e Lodi, che a causa di un incidente ha perso 12 anni della sua memoria.

L'incidente e l'amnesia. Era il 31 marzo 2013 quando Piccioni si schiantò sulla strada tra Pavia e Lodi e andò in coma. Al suo risveglio era convinto che fosse il 25 ottobre 2001 e i suoi ricordi vennero inghiottiti da un buco nero a causa di una lesione della corteccia cerebrale. Pierdante ignorava completamente gli accadimenti storici e sociali avvenuti in quegli anni, dalle dimissioni di Benedetto XVI e l'elezione di Francesco, fino all'avvento dei social e l'inizio della crisi economica. A stento riconobbe la moglie, i figli e sé stesso, convinto com'era di essere un quarantenne.  

Una vicenda che sembra uscita da un racconto fantastico di Stephen King (anch'egli, per ironia della sorte, vittima di un incidente stradale nel 1999) e dimostra che la realtà può superare di gran lunga la fantasia come lo stesso stesso Piccioni ha raccontato nei tre volumi “Meno dodici, perdere la memoria e riconquistarla”, “Pronto soccorso” e “Colpevole di amnesia” tutti editi dalla Mondadori e scritti a quattro mani con Pierangelo Sapegno. L'ultimo lavoro del duo creativo si intitola “In prima linea. Storia di medici e pazienti in lotta contro il virus” e racconta il coraggio dei medici che hanno abbandonato case e affetti per buttarsi dritti nell'occhio del ciclone. Tra loro anche Piccioni, che ha deciso di tornare nell'ospedale di Lodi per aiutare i contagiati dal Covid 19.   

L'importanza dell'ascolto. Una cosa è certa, ha dichiarato Piccioni durante la conferenza stampa di “Doc”, che da quando ha perso la memoria si è avvicinato alla medicina in maniera diversa, ha imparato ad ascoltare i silenzi di colleghi e pazienti e a essere più empatico nei confronti di questi ultimi, avendo vissuto in prima persona la loro stessa esperienza: «Parla un medico che prima dell'incidente dava molta più importanza all'aspetto tecnico della professione e molto meno all'ascolto» - commenta. «Sotto questo punto di vista ciascun medico ha imparato sul campo. All'università ci insegnano a fare l'anamnesi dei pazienti ma nessuno ci insegna a dare la giusta importanza al linguaggio non verbale e alle parole taciute».

Dopo aver sperimentato cosa si prova ad essere un paziente il professor Piccioni è tornato sui banchi di scuola e ha frequentato un master in pazientologia che, parafrasando le sue parole, ha cambiato radicalmente il suo approccio alla medicina: «Ormai abbiamo capito che un bravo medico deve saper ascoltare, perché una buona capacità d'ascolto conduce ad un'altrettanto buona diagnosi e ad una terapia efficace. Imparando ad ascoltare sarà il paziente stesso a condurre il medico verso la giusta cura».

I tempi della cura nel mondo. Quanto tempo viene dedicato in media all'ascolto del malato? I dati raccolti finora a livello mondiale dimostrano che, in generale, si tende ad ascoltare poco e le differenze variano con la latitudine. Secondo uno studio del British Medical Journal Open,  in Bangladesh la durata media delle visite è inferiore al minuto, tenendo conto dell'entrata e uscita dalla porta dello studio. Gli svedesi, invece, trascorrono in media ventidue minuti e mezzo dal dottore. Il gruppo di ricercatori ha preso in considerazione i tempi delle consultazioni in 67 Paesi, relativi complessivamente a 28 milioni e mezzo di visite. Quasi metà della popolazione mondiale entra ed esce in soli cinque minuti. In altri 25 Paesi, la visita dura tra i cinque e i dieci minuti. L’Italia non è compresa tra i Paesi della ricerca, ma secondo un’indagine della Società Italiana di Medicina Interna il tempo medio è al di sotto dei 9 minuti. Una curiosità: in Australia dopo un quarto d'ora i pazienti pagano un sovrapprezzo, per cui la maggior parte delle visite finisce prima del tempo per non incorrere in un prezzo maggiorato.


 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo