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sabato 22 marzo 2025
 
Viaggi e scoperte
 
Benessere

Sardegna, l’isola che nasconde i suoi mille tesori

30/08/2017  Un tour fuori stagione nella tiepida aria autunnale per assaporare le sue bellezze archeologiche e naturali tra i piatti tipici, il profumo del pecorino e soavi vini.

A settembre il mare di Sardegna comincia a riposarsi dalle fatiche estive. Torme scatenate di turisti  hanno sfiancato per due mesi le sue acque e spremute le sue coste. Motoscafi, panfili e gommoni hanno inferto ferite bianche sul suo dorso immenso e profondo.

Ora  - le giornate già più corte e il sole più obliquo - si può cominciare un grande viaggio tra la bellezza dei litorali e la magìa delle terre interne, antiche quanto il Mediterraneo, aspre e sconosciute, ricche e gentili.

Fin dalla preistoria i popoli sardi  hanno preferito abitare le regioni interne di Ichnusa,  il nome greco dell’isola a forma della pianta del piede. Fuggivano i luoghi marini. Perché dal mare il male. Il pericolo. Il nemico. Nonostante la globalizzazione che ha coinvolto anche il turismo, l’uomo sardo guarda sempre con una certa diffidenza il mare.                                 

Cagliari è il punto di partenza ideale di un itinerario che va a scoprire spiagge e montagne, terre coltivate e vestigia di antiche civiltà.

Città capoluogo della Sardegna, Casteddu (così in lingua sarda) vanta un incantevole centro storico, un’area portuale in piena attività e alcune tra le più belle spiagge dell’intera regione. Il Poetto è la spiaggia per eccellenza di Cagliari, dove si ritrovano famiglie e giovani, adulti e bambini. Qui, al pubblico delle vacanze sono offerte molte attività che rendono attraente anche la vita notturna durante l’estate. Il Museo Archeologico Nazionale è l’istituzione culturale cittadina più prestigiosa; ospita una collezione di manufatti di origine fenicia e romana provenienti dalla necropoli di Tuvixeddu e da altri centri della civiltà nuragica, tra cui Nora. Dell’antica città punica e romana il Museo custodisce  una preziosa stele del IX-VIII secolo avanti Cristo.

Dopo Nora, viaggiando verso ovest, la costa è un miracolo di sabbia, mare, lagune e macchia mediterranea. Una natura incontaminata e protetta, in un luogo di spiagge bianche e fenicotteri rosa. Ancora silenzio e tranquillità. Cieli profondi. Scorrono nomi come Pula,  Chia, Capo Teulada. Ancora più in su, ancora più a ovest si incontrano  San Pietro e Sant’Antioco,  due isole nell’isola, le cui origini sono strettamente legate a Genova con vincoli storici e culturali. Due isolette pulsanti di vita, di architetture, di colori e di tradizioni particolari. La pesca del tonno rosso è un vero e proprio rituale, una liturgia di sangue che si svolge da aprile a giugno nel tratto di mare che separa le due isole.

Superata Iglesias, la costa ovest della Sardegna porta irrimediabilmente verso il golfo di Aristanis, Oristano, una profonda insenatura di acque limpide e sabbie bianche dove gli dèi fenici disegnarono per sé coste celestiali e si costruirono città di antichissima possanza in porti imprendibili nemmeno dai terribili venti di maestrale. Tharros e Is Arutas. Muggini e fenicotteri. Cabras è la capitale degli stagnoni. Ad Oristano in concomitanza col Carnevale imperversa la Sartiglia, una corsa sfrenata di cavalieri mascherati per le vie cittadine. In tutte le cucine i profumi intensi della bottarga, venerata come un cibo del cielo, e la divina vernaccia, bevuta con gesti devozionali. Gli dèi hanno ancora qui la loro casa. Non se ne sono mai andati. Lungo la penisola del Sinis resiste una preziosa vestigia cristiana altomedievale, la chiesetta di san Giovanni, una delle più antiche della Sardegna. Bella e povera nei suoi blocchi di arenaria.

Una veduta di Bosa, in provincia di Oristano, l'unica città della Sardegna attraversata da un fiume navigabile, il Temo.
Una veduta di Bosa, in provincia di Oristano, l'unica città della Sardegna attraversata da un fiume navigabile, il Temo.

Bisogna abbandonare la costa ed entrare verso l’interno dell’isola per incontrare uno dei miracoli più sorprendenti e arcaici della Sardegna. Si chiama semplicemente Su Nuraxi, il nuraghe e basta. E’ il villaggio nuragico che sorge a Barumini, un complesso di strutture in pietra nera che da solo racconta una storia che inizia nel XIV secolo avanti Cristo e termina nel VII secolo dopo Cristo. Una stratificazione culturale di circa duemila anni. Per la sua unicità è diventato patrimonio dell’UNESCO.

Il viaggio si fa arduo. Si sale più in su, fino a sfiorare le pendici del Gennargentu, il gigante di pietra nel cuore dell’isola. Tre sentinelle vigilano sul sonno del massiccio: Aritzo, Tonara e Fonni, paesi di montagna, ricchi di sorgenti e di boschi, dove si vive di carni di porceddu, pecora e cinghiale. E i formaggi stordiscono per il profumo intenso. L’ospite è sacro. Il vino è rosso. I balli e i canti hanno flessioni che sembrano giungere dagli altipiani dell’Anatolia. Tonara ha il torrone più buono del mondo.

Poco più sopra, lungo la Diramazione della statale 131 Carlo Felice è arroccata Nùgoro, oggi Nuoro, capoluogo della Sardegna barbaricina,  profonda e arcaica, che custodisce le tradizioni più singolari nel suo Museo Etnografico. Poi tre nomi per tre luoghi poco noti ma di sottile fascino. Sedilo celebra ogni anno il 6 e il 7 luglio una gara di corsa di cavalli stupenda e spesso feroce: è l’Ardia di Sant’Antine (san Costantino). Ottana, antica sede vescovile, racconta la sua storia nella superba cattedrale di stile romanico-pisano, pietra bianca e nera, ed interni di spiritualità rarefatta. Un santuario mariano per tutti: quello della Madonna di Gonare, a mille metri sulla vetta di un  aguzzo picco montano, diviso e condiviso dalla gente di  Sarule e di Orani. 

Ma non si può abbandonare la Barbagia senza lasciarsi affascinare da un prodigio creato dalla natura e dalle mani dell’uomo. Tiscali è un villaggio nuragico costruito all’interno di una profonda dolina, creatasi in seguito allo sprofondamento del terreno nel cuore del monte omonimo, al confine tra Oliena e Dorgali. Il villaggio nuragico è invisibile fino a quando non si raggiunge, dopo un’ardita arrampicata, l’interno della cavità. Le acque fresche delle sorgenti di Su Cologone e il vicino ristorante ed hotel attenuano la fatica della salita su Tiscali. 

Il viaggio ritorna verso il litorale occidentale, per incontrare Bosa, città di mare somigliante a nessuna, di bellezza e di colori che sembrano stonare con il resto dell’isola. E’ sola ad avere tra le sue braccia un fiume navigabile per circa 6 chilometri, dalla foce alla chiesetta romanica di San Pietro. Battelli attrezzati percorrono le acque del Temo  e rendono possibili visioni della città da prospettive e scorci inconsueti. Il mare è formato famiglia: fondali bassi e sabbia dorata. 

Poi Alghero. Città da gustare in tutte le mille sfumature. La sua storia è ricca come i suoi menù di pesce.  Viti e oliveti danno sapori rigogliosi che permangono nella memoria. Alghero ha custodito tra le sue mura l’uso della lingua catalana, retaggio della dominazione spagnola su questa orgogliosa città, il cui mare è segnato da grotte e di isolotti, ma anche di spiagge dai nomi fantastici come Mariposa, Maria Pia e Coda di Balena.  Prima di giungere a Stintino, diventata celebre e chiassosa in tutto il Mediterraneo per la sua sabbia rosata, c’è un angolo di costa in ombra e silenziosa  nelle cui acque si specchiano i fantasmi  neri di una miniera abbandonata, da cui si estraeva in passato piombo e zinco e ferro. E’ l’Argentiera.

Le bellezze selvagge e intatte dell’Asinara, fino a ieri sigillate e proibite dalla presenza del carcere di massima sicurezza, sono state restituite alla gente. L'isolamento ha tuttavia permesso la preservazione di gran parte dell'ambiente naturale dell'isola, evitando lo sfruttamento selvaggio del suolo. L’Asinara è dal 1997 Parco Nazionale.

Sassari, Tàttari in lingua sarda, è città giovane per la presenza della prestigiosa Università. Ma le sue radici affondano  nella più lontana storia dell’uomo. Il suo territorio, da sempre fortemente antropizzato, offre numerose testimonianze della presenza di attività umane a partire dal Neolitico antico, sin verso l’età del rame, cui si data l’altare pre-nuragico di Monte d’Accoddi. Alla sua scoperta questo sito archeologico straordinario alimentò ipotesi fantasiose per la somiglianza della sua struttura a gradoni con le ziqqurat babilonesi. L’articolato centro storico della città, tra suggestivi archivolti e antichi selciati su cui viene voglia di camminare scalzi, racchiude, all’interno della cinta muraria medievale,  monumenti di grande pregio architettonico. Sassari è la città dove si svolge, ogni 14 agosto,  la festa dei Candelieri (Faradda di li candareri) riconosciuta dall’Unesco patrimonio dell’Umanità.

Nel territorio di Codrongianos, a pochi chilometri da Sassari, la basilica della Trinità di Saccargia è una zebra di pietra. Immobile nella vastità dell’orizzonte. Decorazioni esterne demoniache e favolose abbelliscono questo monumento basilicale in stile romanico-pisano, il più importante e prezioso del nord della Sardegna.

La costa nord della Sardegna è un susseguirsi di spiagge e cale non troppo affollate, da Platamona fin su a S. Teresa di Gallura,  che già respira i profumi della Costa Smeralda per le sue rocce di granito e il mare smeraldino. Dopo appaiono la isole mitiche dell’arcipelago della Maddalena, tra cui Caprera e Budelli. Troppo famosa e sognata per parlarne, la Costa Smeralda rappresenta per la Sardegna il suo più incisivo punto di forza nello sviluppo turistico e recettivo. E’ il mare più bello dei mari del mondo. Altrettanto folgorante è il mondo interno della Gallura, segnato da superbi resti archeologici nuragici e pre-nuragici come le tombe dei Giganti di Coddu Vecchiu e di Li Lolghi e la necropoli di Li Muri; e da nicchie ecologiche costituite da zone umide come quella del golfo di Arzachena, gli stagni di Saloni, una delle principali nel nord della Sardegna: un habitat ideale per molte specie di uccelli palustri. Orgoglio della Gallura è il Vermentino, vino DOCG, bianco secco, color giallo paglierino con leggeri riflessi verdognoli.

Non solo porto e aeroporto, Olbia ha nel suo comprensorio provinciale affascinanti spiagge per nulla inferiori a quelle “classiche” della Costa Smeralda. La città è dotata di infrastrutture che ne fanno un polo turistico molto importante per l'intera isola. Il centro spirituale della città è la basilica di San Simplicio, vescovo di Olbia. Il monumento, costruito quasi interamente in granito, risale alla seconda metà dell’anno Mille.

Se la Costa Smeralda ha il mare più bello del mondo, quello del Golfo di Orosei è il mare più bello di tutta la galassia. Inimmaginabili le colorazioni che le acque prendono. Sorprendenti i colori delle spiagge. Paurose le pareti di roccia che sprofondano  nel mare. Miracoloso l’equilibrio tra lo sfruttamento del suolo e la conservazione dell’ambiente naturale. Il golfo va da Capo Comino, il punto della Sardegna più vicino all’Italia, fino a Capo di Monte Santu, da cui si scopre Arbatax. Chilometri di coste dove si snodano spiagge lunghissime oppure si annidano cale e calette raggiungibili solo con le barche. Cala Luna e Cala Goloritzé, la prima e l’ultima, le due paradisiache. Costa e  territorio interno, diventati Parco Nazionale che abbraccia anche il Gennargentu, sono segnati da percorsi di trekking impegnativi ma di bellezza lunare. Si cammina su sentieri selvaggi, aspri e silenziosi, con improvvise discese a mare.

Scavata nella roccia a picco sul mare, come un nido di gufo reale, è l’incredibile Grotta del Fico, il cui ingresso è raggiungibile solo attraverso una scala di ferro. Il nome deriva da una pianta di fico che cresce con caparbietà vicino all’imboccatura della grotta. Ma la Grotta più famosa e visitata dell’intero Golfo di Orosei è quella del Bue Marino, percorribile per circa 900 metri con un tracciato attrezzato e illuminato. Una volta era abitata dalla foca monaca.  

Tra i territori di Orgosolo, Dorgali e Urzulei, lungo la statale Orientale sarda, una profonda e  impressionante voragine squarcia la terra. E’ il canyon di Gorropu, uno spettacolare monumento della natura creato delle acque del Flumineddu che scorre a quasi 500 metri di profondità.  È il canyon più spettacolare e profondo d’Europa, ricco per biodiversità e presenza di endemismi vegetali ed animali.

Altra grande invenzione della natura è  la  Grotta di Ispinigoli, una notevole cavità carsica in territorio di Dorgali, anch’essa sull’Orientale sarda. La grotta cela al suo interno una colonna stalagmitica alta circa 38 metri, che collega la volta con il pavimento della grotta stessa. La navata di una cattedrale capovolta.

Adagiato tra mare e montagna, Jerzu è uno dei paesi più emozionanti della Sardegna. La sua vita gira attorno al vino, il rosso Cannonau, un’uva che Dio stesso ha insegnato a coltivare al Noè sardo. Jerzu è uno scrigno di costumi antichi e sapori forti, venerati e conservati nelle case con l’onore di reliquie di santi. Qui il culurgione, raviolo sardo, è profumato alla menta. E’ un piatto di intenso nutrimento, ma anche di grande valore simbolico. Segno di prosperità della vita e dei raccolti. Il paese è incorniciato da altopiani calcarei, che assumono forme singolari. Un piccolo paradiso per arrampicate e percorsi di trekking.

Il territorio interno dell’Ogliastra è in parte scolpito dal Flumendosa, che scorre tra profonde valli scavate nella roccia e altipiani ruvidi come la carta-vetro. Il mare  è abbacinante. Le Rocce Rosse di Arbatax sembrano un angolo del pianeta Marte. Il mare di Tortolì  è un sussulto. Rocce levigate e sabbia. Somiglia a un approdo per extraterrestri. Poi la costa marina scende senza scossoni verso Muravera e la Costa Rei, Castiadas e Villasimìus. Qui il mare è dipinto con i colori di mille tavolozze e le estati sono infinite. A Capo Carbonara finisce il mondo. Da qui in avanti potrebbero cominciare altre bellezze della Sardegna.

Ma il viaggio fa una specie di capriola e torna verso il centro dell’isola, tra Campidano e Barbagia, per scoprire Laconi, ombelico verde della Sardegna,  circondato da boschi e da sorgenti d’acqua.  Un luogo tra i più vari e ricchi dal punto di vista naturalistico e geologico di tutta la Sardegna. Laconi si fregia della Bandiera Arancione del Touring Club per il fascino della sua ospitalità,  per il culto e la custodia dell’ambiente naturale e per la completezza della sua offerta archeologica, tra cui quaranta monoliti scolpiti nella bruna vulcanite locale. Il Museo conserva questi reperti  misteriosi, unici in tutto il bacino del Mediterraneo - alcuni giganteschi - che documentano gli sviluppi della statuaria antropomorfa preistorica sarda. A Laconi nacque sant’Ignazio, il grande santo sardo amato e venerato con una festa fuori dal comune, che raduna migliaia di pellegrini nell’ultima settimana di agosto. 

Lunamatrona, paesino piccino picciò del Medio Campidano, ha  il nome più affascinante e poetico della Sardegna. E’ posto alla fine di questo viaggio tra le bellezze dell’isola perché ricorda la stupenda canzone dei Tazenda, Spunta la luna dal monte e fa venire in mente la seada per la sua forma rotondeggiante. La seada è una luna gialla e ambrata, il colore del miele di corbezzolo che la ricopre. La seada, come la luna, è un simbolo in cui si ritrova tutta l’isola, da nord a sud, il dolce che mette insieme sopori e gusti contrastanti ma di sottile armonia. Tutta la Sardegna è contrasto e armonia.

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