Giuseppe Verdi ha scritto 27 opere. Ed alcuni sono capolavori fra i più grandi e più rappresentati della storia della musica. Eppure La traviata conserva un fascino particolare, unico. E l’attesa per ogni suo allestimento lo dimostra. Ancor più alla Scala, dove viene raramente messa in scena (l’ultima volta fu nel 1990 per la direzione di Riccardo Muti e la regia di Liliana Cavani, poi ripresa): ed ogni volta per i melomani è una sfida ed un confronto con le Traviate del passato, e soprattutto con quella storica che ebbe per protagonista Maria Callas per la regia di Luchino Visconti. Fu una regia rivoluzionaria per una interprete indimenticata.
Ma i confronti con il passato diventano un peso inutile. Ed ogni allestimento è e deve essere una storia a sé. Ne sono convinti Daniele Gatti, il direttore scelto per questa inaugurazione e Dmitri Tcherniakov, il regista russo che ha già dato prova di straordinarie capacità di allestimento. Gatti, come i nostri lettori possono leggere su Famiglia cristiana in edicola non ha dubbi: “è solo musica e Verdi non sarebbe contento per tutti questi confronti”, ci ha detto. “E noi dobbiamo essere sinceri e dare la nostra interpretazione”.
Aggiungendo una sintesi del dramma che illumina la figura della protagonista.
Ed anche il regista entra nel merito dell’attualità: “la sensibilità
cambia. Cambia il modo di vedere il dramma, cambiano gli ambienti. Quel
che nell’Ottocento scandalizzava oggi non scandalizza più. Io non metto
in scena per giudicare il comportamento dei personaggi, per dividerli in
buoni e cattivi. Ma per comprenderli. E mi muovo con la regia come
Bergman si muoveva nel cinema: con primi piani, con una recitazione
attenta ad ogni sfumatura del testo. Il tema della Traviata è l’amore”.
Eccola dunque la Traviata del 21° secolo. Ma ecco anche tutta l’opera
modera. Non più cantanti dalle espressioni stereotipate da “cinema
muto”, ormai ridicole. Non più esecuzioni che ne esaltano soltanto le
qualità ginniche. Oggi la lirica è uno spettacolo a 360 gradi. Che nulla
toglie alla storia di Traviata ed al suo mito.
Andata in scena nel 1853
al Teatro La Fenice di Venezia fu un fiasco clamoroso. Al di là del
cast non all’altezza e dell’orchestra modesta, fu la vicenda a
scandalizzare il pubblico. Non solo perché protagonista era una donna
dalla vita sentimentale molto movimentata, ma per la vicenda
contemporanea che interamente si svolgeva in interni. Del resto il
personaggio di Violetta, la protagonista, è ispirato alla figura di
Alphonsine Plessis, cortigiana ai tempi di Luigi Filippo ed amante di
Alexandre Dumas figlio, l’Autore de La signora della Camelie, dal quale
Francesco Maria Piave ricavò il libretto per Verdi: non per nulla
Violetta muore di tisi come la Plessis (nel 1847).
Corretta nella parte
musicale, Traviata tornò in scena l’anno successivo: e da quel momento
fu un trionfo. Anche se non mancarono in alcune città correzioni:
qualche spostamento di ambientazione indietro nei secoli, qualche scena
edulcorata. La libertà di allestimento nell’Ottocento era tanta, in
assenza della mentalità filologica dei nostri giorni ed in presenza
della censura locale.
Oggi la storia di Violetta che ama e mantiene
Alfredo Germont fino a quando il di lui padre la convince a rinunciare
al suo amore per non infangare il nome della famiglia e compromettere il
matrimonio della sorella di Alfredo è soprattutto amata per alcuni
numeri musicali di ineguagliabile presa sul pubblico: i Preludi, la
Scena del brindisi, l’Amami Alfredo e lo struggente Addio del passato.
Prove ardue per la protagonista Diana Damrau, dal punto di vista vocale
e della recitazione.
L’attesissima prima (che di fatto conclude le celebrazioni del
Bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi) viene trasmessa su
RadioTre ed in diretta televisiva su Rai 5 alle 18 di sabato 7 dicembre
(giorno di Sant’Ambrogio, patrono di Milano). In differita su RaiTre. Ma
saranno milioni gli spettatori che la seguiranno in collegamento
diretto televisivo in molti paesi del mondo. Senza dimenticare i cinema
che anche in Italia ospiteranno la proiezione (per informazioni:
www.microcinema.eu).
Milano vivrà come sempre un giorno speciale. La
diretta potrà essere seguita anche dall’Ottagono, dal Teatro Dal Verme e
perfino dai carcerati di San Vittore. Mentre le tante iniziative
collaterali comprendono mostre (Giuseppe Verdi e le arti alla Galleria
di Arte Moderna), e pubblicazioni (le 4 monografie dedicate a quattro
grandi artisti “Scaligeri” del passato – Georgiadis, Pomodoro, la Marzot
e Ponnelle - ed un libro dedicato ad Alessandro Sanquirico, il più
grande scenografo del Teatro nell’’800, il tutto curato da Vittoria
Crespi). Ma, alla fine di tutto, sarà come sempre Giuseppe Verdi a
rappresentare l’uomo nel suo amare, soffrire e morire.