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lunedì 16 settembre 2024
 
L’intervista
 

Scanu: «Ridurremo le spese militari»

24/04/2014  Dimezzare l’acquisto degli F-35, tagliare sul programma Forza Nec, vendere una portaerei. Gian Piero Scanu, capogruppo Pd in Commissione Difesa, annuncia un cambio di rotta. Che dovrebbe avvenire in poche settimane.

Dimezzare gli acquisti di sistemi d'arma, tagliando sui cacciabombardieri F-35  e sul programma Forza Nec (quello del cosiddetto "soldato digitale" che potrebbe costarci 20 miliardi), vendere una delle due portaerei («la Cavour è più che sufficiente»), puntare su un modello europeo di difesa, evitare il circolo vizioso che permette il passaggio dai vertici militari a quelli dell'industria bellica, introdurre un organismo di controllo in grado di vigilare sull'intera filiera di produzione e acquisto degli armamenti.

È così che Gian Piero Scanu, capogruppo Pd in Commissione Difesa alla Camera, immagina di ridisegnare la fisionomia delle nostre forze armate«Sosterremo una riduzione sostanziale delle spese militari». Cominciando proprio dai sistemi d'arma, i cui investimenti attualmente superano di 2,1 miliardi di euro il tetto (25% del budget per la funzione Difesa) stabilito dalla legge.  Si parla di un intervento in tempi rapidi. Poche settimane fa il Parlamento ha portato a termine  un'indagine sui sistemi d'arma.

Proprio alla luce di questo studio il Pd ha tratto le sue conclusioni: «All'inizio di maggio le presenteremo in Commissione Difesa»,  chiarisce Scanu. «Quanto prima queste valutazioni si trasformeranno in una risoluzione, che ci auguriamo possa dettare la linea al Governo e all'intero Paese. E d'altra parte  i provvedimenti adottati con il Consiglio dei Ministri del 18 aprile (che prevedono un taglio di 390 milioni nel comparto difesa, ndr) già testimoniano il recepimento di questa linea politica da parte dell'Esecutivo. Non si tratta di un passo in avanti, ma di un vero salto in avanti, giacché si va a incidere su una materia per molto tempo considerata intoccabile».

Quello proposto dal Pd (o quantomeno da una forte componente al suo interno) è un programma ambizioso. Ci sono punti, però, che fanno discutere. A cominciare dai famigerati F-35. Perché secondo alcune fonti, in realtà, al momento non ci sarebbe alcuno stop all'acquisto dei velivoli. Insomma, siamo davanti all'ennesimo annuncio senza conseguenze? «No», risponde Scanu. «Posso confermare che gli ordini sono stati sospesi. È possibile che siano in via di conclusione alcuni contratti pregressi, ma si tratterebbe al massimo di sei aerei. Come richiesto dal Parlamento, ogni ulteriore acquisto è stato bloccato. E resterà fermo fin quando non si arriverà a una valutazione definitiva sull'entità del programma, visti anche i problemi tecnici evidenziati soprattutto dal Pentagono. Come abbiamo già ribadito in varie occasioni, l'Italia non ha nessun impegno definitivo con la Lockheed Martin (la multinazionale produttrice dei velivoli, ndr)».

L'argomento F-35 però non è stato minimamente toccato dal Consiglio Supremo di Difesa, riunitosi a fine marzo. Non solo: la discussione in Commissione Difesa alla Camera è già stata più volte posticipata e, a quanto pare, una decisione definitiva sul futuro dell'Italia nel programma F-35 non arriverà prima di fine anno, quando sarà pubblicato un Libro Bianco della Difesa. Insomma, il percorso sembra tutt'altro che lineare: «È evidente che ci sono resistenze e perplessità, come accade quando vengono trattate materie di questa importanza. Ma il Pd ed il Governo andranno avanti. Perché ormai il cambiamento è ineluttabile».

Due anni fa l'onorevole Scanu ci aveva raccontato i suoi timori per un Paese «con ambizioni da superpotenza». Oggi è più ottimista, «in primo luogo perché abbiamo ottenuto una legge nuova, che ridà centralità al Parlamento, scardinando la vecchia logica della Difesa come settore riservato ai Governi di turno, agli Stati Maggiori e alle industrie di armamenti. Abbiamo ricostituito la corretta fisiologia democratica, riportando equilibrio. Ed è anche in forza di questa legge che proseguiremo le nostre battaglie».

Ma è ottimista anche perché «il premier Renzi e la ministra della Difesa Pinotti condividono questi temi. Abbiamo insomma il conforto di un Governo orientato a contemperare gli obblighi internazionali del nostro Paese con il dovere di impiegare bene le sue risorse finanziarie. Insomma, un governo operatore di pace e di buona politica».

 
 
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