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lunedì 07 ottobre 2024
 
 

Campioni nelle guerre più belle

29/07/2012  Fioretto, arco, pistola: con le armi dello sport siamo i più feroci e vincenti. Dalla Vezzali a Galiazzo, dalla Di Francisca a Tesconi, non sbagliamo un colpo.

Circa sei secoli prima di Cristo, un generale cinese, Sun Tzu, scrisse su un rotolo di bambù "L'arte della guerra", un trattato di strategia militare e non solo a tutt'oggi ritenuto fondamentale, tanto da essere obbligatorio nella biblioteca delle unità militari americane.


Il trattato abbonda di massime e frasi memorabili. Sun Tzu scriveva, per esempio: "Combatti con metodi ortodossi, vinci con metodi straordinari". Come se avesse previsto che una schermitrice italiana di nome Vezzali potesse, al culmine di una carriera già irripetibile, prendersi una grande medaglia di bronzo recuperando quattro stoccate di svantaggio in 9 secondi. E che un piccolo Paese di grande tradizione, l'Italia, potesse spazzare il podio dal resto del mondo: prima Di Francisca, seconda Errigo, terza Vezzali, il fioretto femminile è roba nostra.


Allo stesso modo Sun Tzu ammoniva: "Quando ti muovi sii rapido come il vento, maestoso come la foresta, avido come il fuoco, incrollabile come la montagna". Descriveva i movimenti da cobra delle schermitrici ma anche la potenza controllata dei nostri tiratori con l'arco, giustizieri del dream team americano in una finale al cardiopalmo decisa da un solo punto di distacco.


Incrollabili e maestosi anche nel fisico, i nostri Galiazzo Nespoli e Fragilli, prodotti delle migliori trattorie italiche e capaci di infilzare i superpalestrati atleti americani. Ma quando ti resta una sola freccia, devi centrare un dieci per vincere e lo centri, come ha fatto Fragilli con il suo ultimo dardo, tornano alla mente le parole del più grande per definizione,Muhammad Alì: "I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel profondo: un desiderio, un sogno, una visione".

Nella più bella delle guerre, quella combattuta sui prati e nelle palestre e giocata secondo le regole, non ci batte nessuno. A confermarlo è arrivata un'altra arma, la pistola d'argento di Luca Tesconi, nella gara da dieci metri secondo solo al campione coreano Jin Jong-oh. Era dal 1996, dall'oro di Roberto Di Donna ad Atlanta, che l'Italia non prendeva medaglie in questa specialità. Tesconi ci è arrivato con una finale tutta in rimonta: un altro carattere tipico del guerriero vero.

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