Dopo Lomdra e la Brexit del 23 giugno, ecco Budapest, il referendum sui migranti e un possibile (secondo gli ultimi sondaggi: certo) schiaffo all'Europa.Oltre che, ciò che più importa, ai poveri. Oggi l'Ungheria è chiamata a decidere se farsi carico o meno di 1.294 tra rifugiati e profughi dei 160.000 accolti in Grecia e Italia. L'esito della comsultazione potrebbe avere un forte impatto sulla politica dell'immigrazione
dell'Unione europea e rischia di provocare un altro terremoto
politico dopo quello causato dalla decisione degli inglesi di sganciarsi dal resto del Vecchio Continente.
Il premier ungherese Viktor Orban. Tutte le fotografie di questo servizio sono dell'agenzia Reuters.
Il premier nazionalconservatore
Viktor Orban, al potere dal 2010, ha deciso di consultare i cittadini
sulla scelta di Bruxelles di ripartire fra gli Stati membri i migranti
arrivati con le recenti ondate. Dure le dichiarazioni della vigilia. «Dovremmo radunarli tutti e deportarli,
non in Paesi Ue ma in territori esterni all'Unione», ha dichiarato Orban in
un'intervista a Tv2, «in campi finanziati dall'Ue e
sorvegliati da personale armato, può essere un'isola o qualche tratto
della costa nordafricana».
«Volete o no che la Ue decida quote di ripartizione di migranti tra
i suoi Stati membri, senza prima ascoltare governi e parlamenti a
sovranità nazionale?»: questo il quesito posto sulla scheda referendaria. I
seggi si chiuderanno alle 19 di oggi, ora locale, ma interessa
soprattutto capire se verrà raggiunto il quorum del 50% dei votati (gli
aventi diritto sono 8.270.000 circa) necessario per rendere
valido il voto, visto che la vittoria del no è data per scontata in un
Paese in cui l'80% è contrario all'accoglienza di migranti.